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Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione
Stanza videoconferenza:
Dopo 45 anni di assenza, con la Legge N. 92 del 2019, l’Educazione Civica è di nuovo una materia d’insegnamento nella Scuola italiana, ma la Scuola ora è in difficoltà perché 45 anni hanno creato un vuoto per troppe generazioni, i genitori non hanno nozioni base per educare i figli in merito e gli stessi insegnanti necessiterebbero un punto di riferimento al di là di quanto apprezzabilmente prodotto dal ministero, perché manca una verifica del fruitore: il popolo. Da cose semplici, come i metodi per gestire riunioni di gruppi e associazioni e parlare in pubblico, in aiuto alla PARTECIPAZIONE, il BULLISMO e l’uso del WEB, il gioco di SQUADRA per vincere INSIEME, a temi universali per essere anche CITTADINI DEL MONDO: la cura dell’AMBIENTE sia sotto casa che per il pianeta e la sua natura, conoscere ALTRE CULTURE e popolazioni e le lingue per comunicare, a partire dai concittadini e le istituzioni d’Europa, ecc. Tutto sperimentato con azioni pratiche e non solo teoriche, una formazione permanente e continuativa.
I grandi cambiamenti non avvengono con la sola iniziativa di una minoranza di fortunati intellettuali, ma con un Popolo intero, purché esso conosca diritti, doveri e strumenti del proprio ruolo.
In una vera democrazia l’Educazione Civica è uno strumento STRATEGICO, lo si deduce chiaramente agli art. della Costituzione Italiana: art. 1, 3, 34 e 49: senza una adeguata conoscenza non si esercita alcuna sovranità. Occorre inserire nel programma di studi la Costituzione Italiana.Esempi in Giappone, Svizzera, Germania e altri paesi europei sono un riferimento. In diverse città italiane il mondo dell’associazionismo volontario ha costruito progetti educativi in collaborazione con gli istituti scolastici, esempi virtuosi di ciò che si può ricostruire insieme.
Si parte fin dai giochi di ruolo nelle scuole materne, primo mattone di una costruzione complessa DA EDIFICARE TUTTI INSIEME perché RIGUARDA TUTTI, a partire da chi ha più RESPONSABILITÀ SOCIALI (dal genitore in su) e ancor più se RESPONSABILITÀ PUBBLICHE, dal singolo dipendente (insegnante, poliziotto, usciere, medico) all’eletto, dal militare in ferma breve a quello di carriera.
Da ciò si profila la nascita di una “piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini”, dove raccogliere tutti i contributi e dare risposte specifiche a tutti. Un’iniziativa strategica condivisa dal Popolo, un Quarto Stato che faccia dell’Educazione Civica lo strumento popolare che previene l’autoreferenzialità della macchina statale e ponga rimedio a eventuali tendenze oligarchiche.
Senza un DEMÒS non c’è DEMOcrazia, senza la conoscenza non c’è un Popolo Sovrano.
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All’interno del progetto Milano Fuoriclasse (purtroppo ora fermo causa lockdown) , in stretta collaborazione con il portale PartecipaMi, ho portato nelle scuole la voce dell’importanza del rispetto dei Beni Comuni , anche attraverso una partecipazione attiva con gli attuali strumenti web che ogni cittadino, anche i più piccoli, hanno a disposizione.Le classi visitate, con le loro insegnanti, sono state in grado di segnalare al Comune di Milano situazioni di degrado e vandalismo che, in seguito, sono state riparate e riqualificate, in alcuni casi in sinergia operativa con i ragazzi.Ritengo importante ed essenziale per il futuro, sui temi a noi cari, lavorare sulle nuove generazioni di modo che le conoscano in autonomia visto l’atteggiamento contrario di chi ha il potere, a qualsiasi livello.Se ritenete opportuno ho ovviamente parecchio materiale a disposizione..
Proposto da Luca Vinti
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MI pare che si era deciso che i due punti, :
Questo:
– Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazionee l’altro presentato da Guido e Diego:
– Strumenti di formazione alla democrazia per i cittadini
( Dove si parlerebbe per esempio del “libretto delle votazioni”)
avessero entrambi senso e ragione d’essere, separatamente.Andrebbe fatta la “descrizione breve” per l’altro punto:
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Purtroppo, nonostante il contributo di Luca Vinti, che ringrazio, non mi pare di vedere ancora una “descrizione sintetica” per questo punto.
(“descrizione sintetica” = in cosa consiste la proposta + il beneficio, + se e dove esiste altrove nel mondo. Possibilmente in 1000 caratteri circa).Mi ci provo io a redigerla (dato che vivo in un paese, la Svizzera, dove qualcosa di questo tipo la si fa anche a livello scolastico).
= = =
EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE.Si propone che gli strumenti di democrazia e di partecipazione, come anche il loro uso, vengano insegnati già a partire dalle scuole e che poi questi insegnamenti / suggerimenti restino disponibili a tutti i cittadini.
Gli strumenti di democrazia e di partecipazione sono numerosi e possono essere anche complessi. I cittadini li devono poter conoscere e devono anche sapere quali sono gli accorgimenti e le attenzioni più importanti per il loro uso più efficiente per la collettività.La materia “Educazione civica” esisteva anche in Italia. Esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) . Oltre ai corsi secifici sul tema, in diversi paesi (quelli citati prima) anche altri corsi mirano a preparare i futuri cittadini alle attività associative e di partecipazione. Per esempio durante i corsi di lingua si insegna a gestire riunioni e la vita associativa .
Esiste una associazione mondiale per sostenere questo insegnamento: Civitas International.
Qui un panorama in Italiano:- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 11 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 11 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Su tema si possono aggiungere anche molti aneddoti e dettagli.
Per esempio:
= = =- in altri paesi del mondo invece di scrivere per decenni e nelle lingue locali l’equivalente del ” tema d’italiano” ( genere letterario inesistente, fuor che nelle scuole), si esercitano a scrivere COSE REALI e TESTI VERI e poi ESITENTI NELLA VITA REALE.Constato che questo modo di fare e’ UTILISSIMO per la vita associativa delle associazioni in questi paesi.
Esempio:
– se qualcuno organizzasse una riunione di una qualsiasi associazioncina, come quella del condominio o di una bocciofila, senza:1– fare avere l’ Ordine del Giorno con un certo anticipo ai partecipanti ( in modo da permettere loro di riflettere).
e poi magari senza:
2– redigere un verbale o, almeno, un resoconto, dopo la riunione.Oppure anche se qualcuno intervenisse durante la riunione:
3 – – parlando di altro e non del punto all’ ODG, in discussione in quel momento.Allora la gente penserebbe che “i partecipanti di quella associazione erano asini a scuola” … dei poveri “ripetenti” incalliti … .
Confesso che in questi paesi (come sapete vivo in uno di questi, e sono membro di diverse associazioni locali) la vita associativa è resa molto efficiente, perche’ la si IMPARA A SCUOLA !
Avrei molti aneddoti anche curiosi in proposito.
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Grazie al’intervento di Walter ( Walter Pellegrini) in FB, che mi/ ci trasmette questo testo e questa informazione ( vedere al link) occorre aggiornare il testo della “descrizione breve” per questo punto.
Fai clic per accedere a ALL.+Linee_guida_educazione_civica_dopoCSPI.pdf
Esiste una legge (20 agosto 2019, n. 92 :“Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”), che prevede l’istruzine all’edcazione civica.
Il testo della “descrizione breve” di questo punto deve tenerne conto.
Il punto – di – cambiamento mantiene del significato se lo orientiamo nel senso di integrare l’applicazione della legge con le indicazioni all’educazione alla vita associativa ( vedi il mio messaggio precedente a questo).Penso quindi che la “descrizione sintetica” potrebbe configurarsi nel modo seguente:
= ==
Bozza “TESTO SINTETICO” n-2
= = =EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE.
Gli strumenti di democrazia e di partecipazione, come anche il loro uso, e’ opportuno che vengano insegnati già nelle scuole e che poi questi insegnamenti / suggerimenti restino disponibili a tutti i cittadini. La legge del 92 -2019 lo prevede.
Proponiamo che, nello strutturare questo insegnamento (come previsto a partire dal 2023), si introduca nelle scuole anche l’ educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni collettive ed associazioni.
Piuttosto o accanto al “tema di italiano” e la “interrogazione” e’ opportuno introdurre l’educazione al dibattito collettivo, ed all’uso dei suoi strumenti specifici, come: la redazione dell’ Ordine del Giorno, di verbali e di resoconti delle riunioni.Questo tipo di insegnamento ed educazione esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) . Im questi casi i corsi mirano a preparare i futuri cittadini alle attività associative e di partecipazione. Per esempio durante i corsi di lingua si insegna a gestire e arteciapre alle riunioni ed alla vita associativa con grande beneficio per l’efficienza della vita associativa del paese.
Esiste una associazione mondiale per sostenere questi insegnamenti: Civitas International.
Qui un panorama in Italiano:https://www.orizzontescuola.it/educazione-civica-per-la-democrazia-per-organizzare-la-pace-e-la-tutela-dellambiente-nel-mondo/
Qui una descrizione della legge del 92-2019:Fai clic per accedere a ALL.+Linee_guida_educazione_civica_dopoCSPI.pdf
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Altro contributo imortante alla discussione,
In FB , Pj Dik scrive:
= = =-
Nella dimensione della Costituzione nella scuola come ambito disciplinare l’Italia ha dedicato a questo tema la legge n.169/2008 che prevede nel primo e secondo circolo d’istruzione, e iniziativa analoga nel campo dell’infanzia, di conoscenze e competenze relative alla formazione dell’uomo del cittadino in “Cittadinanza e Costituzione”, inserite nel percorso curricolare storico geografico e storico sociale.È da considerare a questo proposito la trasversalità di queste conoscenze e competenze in una dimensione integrata con tutte le discipline, costituzionalmente sensibili di educare la persona prima e il cittadino poi.Etica della responsabilità, costruzione del senso di legalità, diritti e doveri espressi e agiti in modo consapevole finalizzati al miglioramento continuo del proprio contesto di vita, sono da considerare gli assi portanti delle aree di formazione di Cittadinanza e Costituzione.Il lungo e travagliato percorso della Costituzione a scuola ha avvio programmi di insegnamento di educazione civica nel lontano 1958 con il DPR. 13 giugno 1958 del compianto on. Aldo Moro, dove si sottolineava l’importanza dell’insegnamento come esperienza di vita democratica in un clima culturale ispirato alla Costituzione.Principi valori che sono state poi confermati sia dei programmi del 1979 della scuola media sia in quelli del 1985 della scuola elementare, inserite sempre nell’ambito di Educazione Civica (due ore mensili) e studi sociali.Tutto ciò indirizzato a fornire le basi di conoscenza dell’organizzazione della società secondo I principi costituzionali dei suoi aspetti sociali, politici e istituzionali.Occorre poi arrivare alla seconda metà degli anni 90 con la direttiva n.58/1996 per veder fiorire in linea con l’iniziale decreto Moro del 1958, le Educazione (alla cultura, alla pace, all’ambiente, alla sicurezza eccetera) che possono essere interpretate come risposta alle emergenze sociali che stavano facendo capolino la vita sociale e civile del paese. Proposte confermate dalla riforma Moratti della legge di delega numero 53 del 2003.Oltre ad anticipare in modo originale i contenuti della fondamentale Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) e la successiva Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Nizza 2000 e Lisbona 2007), la nostra Carta limita la sovranità dello Stato verso l’interno, con l’autonomia, e verso l’esterno, in particolare verso l’Europa, «in condizioni di parità con gli altri stati», in nome della cooperazione internazionale e della pace.All’Amministrazione scolastica quindi, compete la mediazione fra la legge e l’autonomia, attraverso chiarimenti e azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale che aiutino la scuola stessa a promuovere, in modo non alternativo ma integrato, l’educazione alla cittadinanza e l’insegnamento della Costituzione, nella prospettiva del raggiungimento delle conoscenze e competenze di cui parla la legge.Diviene determinante perciò la collegialità progettuale attraverso gli atti di indirizzo del dirigente scolastico al collegio docenti per la redazione del POFT. Attività collegiale e collettiva che ha da essere promossa come valore-comportamento attraverso modalità di concertazione sui binari della legalità, trasparenza, efficacia ed efficienza per la costruzione dell’identità dell’istituto. In questa prospettiva un aspetto peculiare è indirizzato alla gestione dei gruppi e all’ individuazione delle figure di collaboratore che andranno a confluire nello staff di dirigenza che diviene un elemento portante di una organizzazione complessa e articolata come l’istituzione scolastica.
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Il sistema scolastico giapponese è talmente rivoluzionario che attualmente forma i bambini come ′′Cittadini del mondo” e non come soli giapponesi.In Giappone è in corso un rivoluzionario progetto-pilota chiamato “Cambiamento Coraggioso” (Futoji no henko) basato sui programmi educativi Erasmus, Grundtvig, Monnet, Ashoka e Comenius.È una rivoluzione concettuale. Gli studenti capiranno e accetteranno culture diverse e i loro orizzonti saranno globali, non nazionali.Il programma si basa su:– Zero indicazioni ministeriali (ex programmi)– Zero compiti– Solo 5 materie, che sono:1. Educazione finanziaria2. Lettura3. Educazione civica4. Informatica5. Lingue (4 o 5 alfabeti, culture, religioni, tra giapponese, latina, inglese, tedesca, cinese, araba; con scambi culturali in ogni paese studiato durante l’estate)Quale sarà il “risultato” di questa istruzione?Giovani che a 18 anni parleranno 4 lingue, conosceranno 4 culture e 4 alfabeti e saranno competenti nell’uso dei PC e smartphone come strumenti di lavoro.
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In aggiunta alla discussione volevo evidenziare come questa esigenza di “educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione” sia assolutamente da estendere a TUTTA la cittadinanza, non solo a ragazzi in ambito scolastico.
Anni fa, a Milano, con l’Associazione di Cittadinanza Attiva di cui sono presidente, ho fatto una serie di incontri itineranti con esperti della tematica nelle 7 Case delle Associazioni dislocate nei diversi Municipi parlando ai cittadini che hanno partecipato sia degli strumenti già normati nel Regolamento Comunale (a mio parere di buon livello) che di esempi virtuosi in altri comuni italiani ed in altre nazioni dove sono ormai di uso costante.
Ho verificato che pochissimi cittadini hanno conoscenze in materia e , unite al mancato utilizzo dagli amministratori sia di maggioranza che di opposizione per precise strategie politiche, da condannare ed evidenziare (utilizzo scarso ed edulcorato), rendono inutili i progressi normativi conservando lo status quo del potere di chi governa, anche contro la volontà della maggioranza dei cittadini.
Un cittadino informato, chiamato ad esprimersi con parere deliberativo diventa responsabile, così come il politico che mette in opera la decisione della maggioranza dei cittadini legittima il suo ruolo di eletto per il bene della comunità.
Il mix perfetto tra democrazia partecipativa e democrazia elettiva
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Bozza “TESTO SINTETICO” n-3
= = =EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE.
Proponiamo che, nello strutturare l’ insegnamento dell’educazione civica e degli strumenti di democrazia. ( come previsto dalla legge N° 92 -2019, a partire dal 2023), si introduca nelle scuole anche la conoscenza di culture di popoli diversi e dei problemi del pianeta, come anche l’ educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni collettive ed associazioni.
Piuttosto o accanto al “tema di italiano” e la “interrogazione” e’ opportuno introdurre l’educazione al dibattito collettivo, ed all’uso dei suoi strumenti specifici, come: la redazione dell’ Ordine del Giorno, di verbali e di resoconti delle riunioni.Questo tipo di insegnamento ed educazione per la vita associativa esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) . In questi casi i corsi mirano a preparare i futuri cittadini alle attività associative e di partecipazione. Per esempio durante i corsi di lingua si insegna a gestire e parteciapre alle riunioni ed alla vita associativa con grande beneficio per l’efficienza della vita associativa del paese.
In Giappone gli studenti vengono educati anche alla comprensione ed alla collaborazione con altri popoli ed ai problemi attuali del pianeta intero. Ricevono quindi educazione sui temi che consentono di capire i dibattiti moderni sui temi dell’ecologia, della economia e della finanza, oltre che la conoscenza di lingue e cuture di popoli diversi.
Esiste una associazione mondiale per sostenere questi insegnamenti: Civitas International.
Qui un panorama in Italiano:https://www.orizzontescuola.it/educazione-civica-per-la-democrazia-per-organizzare-la-pace-e-la-tutela-dellambiente-nel-mondo/
Qui una descrizione della legge del 92-2019:
https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/ALL.+Linee_guida_educazione_civica_dopoCSPI.pdf= = =
NOTA:attenzione, Pj Dik che ci ha passato ll’informazine sul caso del giappone non e0 sicoro dell’informazione stessa e la verifichera’.
Per questo proponiamo una versione 4.
Vedere qui sotto, ai messaggi successivi.- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 11 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 11 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 11 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Qui il link ad un testo che fa il panorama dell’insegnamento dell’educazione civica in diversi paesi europei:
Grazie Pj Dik, per avercelo fornito. via FB:
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Io aggiungerei anche Educazione alla Comunità Europea ed alla Finanza…
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Bozza “TESTO SINTETICO” n-4
= = =EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE.
Proponiamo che, nello strutturare l’ insegnamento dell’educazione civica e degli strumenti di democrazia. ( come previsto dalla legge N° 92 -2019, a partire dal 2023), si introduca nelle scuole anche la conoscenza di culture di popoli diversi e dei problemi del pianeta, come anche l’ educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni in gruppi, collettività ed associazioni.
Piuttosto o accanto al “tema di italiano” e la “interrogazione” e’ opportuno introdurre l’educazione al dibattito ed all’uso degli strumenti specifici per gestire efficemente le riunioni, come: la redazione dell’ Ordine del Giorno, di verbali e di resoconti.Questo tipo di insegnamento ed educazione per la vita associativa esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) . In questi casi i corsi mirano a preparare i futuri cittadini alle attività associative e di partecipazione. Per esempio durante i corsi di lingua si insegna a gestire e partecipare alle riunioni ed alla vita associativa con grande beneficio per l’efficienza della vita associativa del paese.
E’ opportuno che gli studenti vengono educati alla comprensione ed alla collaborazione tra di loro e con altri popoli per decidere sui problemi attuali del pianeta intero.
Ricevono quindi educazione sui temi che consentono di capire i dibattiti moderni sui temi dell’ecologia, della economia e della finanza, oltre che la conoscenza di lingue e cuture di popoli diversi.
Esiste una associazione mondiale per sostenere questi insegnamenti: Civitas International.
Qui un panorama in Italiano:https://www.orizzontescuola.it/educazione-civica-per-la-democrazia-per-organizzare-la-pace-e-la-tutela-dellambiente-nel-mondo/
Qui una descrizione della legge del 92-2019:
https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/ALL.+Linee_guida_educazione_civica_dopoCSPI.pdf= = =
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 11 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Grazie all’intervento di Luca Vinti, mi pare opportuno introdurre una modifica migliorativa, piccola ma anche importante: all’inizio specificare che , oltre alle scuole, l’educazione civica potrebbe/ dovrebbe esercitarsi anche nella societa’ civile.
Grazie Luca per il suggerimento , mi pare fosse sfuggito.
Ecco quindi la versione 5
= = =
Bozza “TESTO SINTETICO” n-5
= = =EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE.
Proponiamo che, nello strutturare l’ insegnamento dell’educazione civica ( come previsto dalla legge N° 92 -2019, a partire dal 2023), si introduca nelle scuole, e per quanto possibile nell’intera società civile, la conoscenza degli strumenti di democrazia, l’ educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni in gruppi ed associazioni, come anche la conoscenza di culture di popoli diversi e dei problemi del pianeta.
Ad esempio, nelle scuole, piuttosto o accanto al “tema di italiano” e la “interrogazione” e’ opportuno introdurre l’educazione al dibattito ed all’uso degli strumenti specifici per gestire efficemente le riunioni, come: la redazione dell’ Ordine del Giorno, di verbali e di resoconti.Questo tipo di insegnamento ed educazione per la vita associativa esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) . In questi casi i corsi mirano a preparare i futuri cittadini alle attività associative e di partecipazione. Per esempio durante i corsi di lingua si insegna a gestire e partecipare alle riunioni ed alla vita associativa con grande beneficio per l’efficienza della vita associativa del paese.
E’ opportuno che i cittadini siano educati alla comprensione ed alla collaborazione tra di loro ed anche con altri popoli per decidere sui problemi attuali del pianeta intero.
E’ opportuno che ricevano quindi educazione ed informazioni sui temi che consentono di capire i dibattiti moderni sui temi dell’ecologia, della economia e della finanza, oltre che la conoscenza di lingue e cuture di popoli diversi.
Esiste una associazione mondiale per sostenere questi insegnamenti: Civitas International.
Qui un panorama in Italiano:https://www.orizzontescuola.it/educazione-civica-per-la-democrazia-per-organizzare-la-pace-e-la-tutela-dellambiente-nel-mondo/
Qui una descrizione della legge del 92-2019:
https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/ALL.+Linee_guida_educazione_civica_dopoCSPI.pdf= = =
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Grazie al suggerimento di Marco Montecchi, ho introdotto l’idea di estendere l’ educazione civica in tutte le occasioni della vita sociale (oltre che ovviamente a scuola) per esempio anche drante il servizio militare e civile per chi lo fa e se tornasse ad essere obbligatorio.
Ho anche riarangiato il ltesto in modo che ho potuto sintetizzarlo meglio di prima ( siamo tornati sotto i 1500 caratteri, non stante l’aggiunta dei contributi.= = =
Bozza “TESTO SINTETICO” n-6
= = =EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE.
Proponiamo che, nello strutturare l’ insegnamento dell’educazione civica ( come previsto dalla legge N° 92 -2019, a partire dal 2023), si introduca nelle scuole, e per quanto possibile nell’intera società civile, la conoscenza degli strumenti di democrazia, l’ educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni in gruppi ed associazioni, come anche la conoscenza di lingue e di popoli diversi e dei problemi del pianeta : ecologia, economia e finanza.
Ad esempio, nelle scuole, piuttosto o accanto al “tema di italiano” e la “interrogazione” è opportuno introdurre l’educazione al dibattito ed all’uso degli strumenti specifici per gestire efficemente le riunioni, come: la redazione dell’ Ordine del Giorno, di verbali e di resoconti.Questo tipo di insegnamento ed educazione per la vita associativa esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) . In questi casi i corsi mirano a preparare i futuri cittadini alle attività associative e di partecipazione, con grande beneficio per l’efficienza della vita associativa nel paese.
E’ opportuno che i cittadini siano educati alla comprensione ed alla collaborazione tra di loro ed anche con altri popoli. Questo in ogni occasione della vita sociale (come per esempio durante il servizio militare e civile, per chi lo fa o se tornasse ad essere obbligatorio).
Esiste una associazione mondiale per sostenere questi insegnamenti: Civitas International.- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Aggiungo altri link alla discussione, in modo che possite prendere spunto.
Da questi link si evince che l’educazione Civica a scuola è già iniziato come programma scolastico.
Confermato da alcune amiche insegnanti e dal poco chw si sente dalle interviste ed i TG ed in alcuni programmi televisivi dove si parla con professori, ma l’argomento Educazione Civica viene fuori per caso e per poco tempo.
hai notizia di applicazione di questa legge nelle scuole ?
L’art.6 stanzia 4 milioni di euro annui.LEGGE 20 agosto 2019, n. 92
Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica.
(19G00105) (GU Serie Generale n.195 del 21-08-2019)note: Entrata in vigore del provvedimento: 05/09/2019https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/08/21/19G00105/sg
Art. 6
Formazione dei docenti
1. Nell’ambito delle risorse di cui all’articolo 1, comma 125, della legge 13 luglio 2015, n. 107, una quota parte pari a 4 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2020 e’ destinata alla formazione dei docenti sulle tematiche afferenti all’insegnamento trasversale dell’educazione civica. Il Piano nazionale della formazione dei
docenti, di cui all’articolo 1, comma 124, della legge 13 luglio 2015, n. 107, e’ aggiornato al fine di comprendervi le attività di cui al primo periodo.E’ entrata in vigore nel 2019.
Circ. n. 77 – Insegnamento trasversale di Educazione civica – ISTITUTO COMPRENSIVO 13 BOLOGNA
https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/ALL.+Linee_guida_educazione_civica_dopoCSPI.pdf
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Ancora:
Circ. n. 77
Bologna, 18/10/2020
Ai Docenti
e p.c. Al Personale ATA
Ai Genitori
Agli Stakeholders
Sul Sito in Circolari on line:
OGGETTO: Insegnamento trasversale di Educazione civica.
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LEGGE 20 agosto 2019, n. 92
Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica. (19G00105) (GU Serie Generale n.195 del 21-08-2019)
note: Entrata in vigore del provvedimento: 05/09/2019
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https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/08/21/19G00105/sg
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge:
Art. 1
Principi
1. L’educazione civica contribuisce a formare cittadini
responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e
consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità,
nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri.
2. L’educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la
conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni
dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione
e la promozione dei principi di legalità’, cittadinanza attiva e
digitale, sostenibilità’ ambientale e diritto alla salute e al
benessere della persona.- Aggiungi al Frasario
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Quello che credo si possa fare, ormai poco, visto che c’è una legge , è verificare se viene attuata e con competenza.
Ho letto alcuni articoli, ma non ho trovato il modo in cui insegnare la Costituzione e la Cittadinanza.
Non ho trovato delle indicazioni comuni sul metodo di insegnamento della , materia, che dovrebbe essere comune tra tutti gli istituti, in modo che le basi siano uguali per tutti.
E non ho trovato il termine di questo insegnameto.
Spero che vada avanti fino all’università. come materia obbligatoria per qualsiasi corso, perché conoscere la Costituzione, il senso civile, no termina con le scuole superiori.
Da quanto leggo nelle note dell’Art.2 della gazzetta ufficile
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/08/21/19G00105/sg
Non si fa moltissimo per istituire i corsi di formazione ai docenti, ma qualcosa si muove.
«Art. 1 (Cittadinanza e Costituzione). – 1. A
decorrere dall’inizio dell’anno scolastico 2008/2009, oltre ad una sperimentazione nazionale, ai sensi dell’art. 11 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate
all’acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”, nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse. Iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell’infanzia. 1-bis. Al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta costituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale.2. All’attuazione del presente articolo si provvede entro i limiti delle risorse umane, strumentali e
finanziarie disponibili a legislazione vigente.».
– Si riportano l’art. 2, comma 4 e l’art. 17, comma 10, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, recante «Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’art. 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 16 maggio 2017, n. 112, supplemento ordinario:
«Art. 2 (Valutazione nel primo ciclo). – (Omissis).4. Sono oggetto di valutazione le attività svolte nell’ambito di “Cittadinanza e Costituzione”, fermo quanto previsto all’art. 1 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169. (Omissis).». «Art. 17 (Prove di esame). – (Omissis).
10. Il colloquio accerta altres le conoscenze e competenze maturate dal candidato nell’ambito delle attività relative a “Cittadinanza e Costituzione”, fermo quanto previsto all’art. 1 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169 e recepiti nel documento del consiglio di classe di cui al comma 1.».- Aggiungi al Frasario
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Invito alla lettura di questa pagina dedicata all’educazione civica degli ADULTI, la normativa in ambito scolastico di Cittadinanza e Costituzione è un’altra cosa, importante da diretta ad un altro target di utenza.
https://epale.ec.europa.eu/it/blog/adulation-leducazione-degli-adulti-il-cambiamento-sociale
Il progetto ADULATION è partito pomposamente a ottobre 2020 mi sembra di ricordare ma un conto è la dimensione del ricercatore, distaccato dalla pratica alla ricerca gratificante di consensi al proprio scritto, un’altra è la realtà del cittadino alle prese con i problemi della quotidianità o di coloro che si occupano di insegnamento agli adulti.
Il progetto propone:
– <b>Un manuale</b> <b>di gestione delle iniziative di cittadinanza attiva per coordinatori adulti e volontari:</b> Un manuale sulle buone pratiche e sugli strumenti di gestione delle risorse umane, i coordinatori ed i volontari adulti e senior durante l’organizzazione di iniziative rivolte ai cittadini europei.
– <b>Toolkit di formazione di ADULATION:</b> Strumenti pratici rivolti agli educatori di adulti e delle comunità per incoraggiare la partecipazione civica fra gli adulti ed i senior.
Verranno utilizzati metodi innovativi di formazione per promuovere l’interesse sulle seguenti tematiche:
- Diritti umani e cambiamento climatico
- Il diritto dei cittadini dell’UE alla protezione dei dati e alla privacy online
- Immigrazione e rispetto della diversità
- Euroscetticismo
– <b>Toolkit di Adulation per la promozione efficace di campagne e di petizioni online:</b> Una raccolta di strumenti e procedure sui social media per permettere agli educatori di adulti ed agli adulti di avviare delle campagne online efficaci sulle questioni che riguardano i partecipanti adulti e la società in cui vivono, rafforzando il cambiamento sociale.
Purtroppo ho seguito in fasi alterne la riunione di oggi e mi devo esser perso qualcosa. L’Educazione e la Formazione degli Adulti diviene fondamentale per ogni possibile cambiamento nel forma e nel tempo indirizzata all’Uomo e al Cittadino del presente e non del domani come quello delle leggi e normative scolastiche. Ho ragione di ritenere che la Formazione sia l’ambito trasversale a tutte le discussioni in atto nel forum e sia perciò utile formare dei gruppi di lavoro sulla scia del progetto ADULATION.
Piergiacomo Di Cato (Pjdik)
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La virtù civica, strettamente legata al concetto di cittadinanza, è spesso concepita come la dedizione dei cittadini al benessere comune della loro comunità anche a costo dei loro interessi individuali. Essa infatti dovrebbe ostacolare la dura legge della selezione del più forte in economia come nella vita sociale ma tale virtù pare instabile, volatile e aeriforme, monca senza un efficiente sostituto per prevenirne la degenerazione o la dissoluzione.
Tale sostituto, solo a parole, su cui poggiano moralisti e legislatori è l’ereditarietà, cumulativa di effetti benefici, dei caratteri acquisiti nel tempo di educazione, abitudini e consuetudini, esercizi e competenze aggregate nelle ISTITUZIONI nel tempo.
Fin qui tutto bene ma dove sta l’inghippo? È che il processo educativo, come monade isolata, ha da esser sempre attivato perché fragile, instabile e i suoi componenti e circuiti ormai logori nelle istituzioni devono esser sostituiti.
Inutile menar il can per l’aia, il mercato non regge lo stato e lo stato non assolve il mercato!
Il risultato?
L’autopoiesi delle ISTITUZIONI che ridefiniscono continuamente se stesse, che si sostengono e riproducono dal proprio interno (Uffici, Dipartimenti, Strutture), dando vita a nuovi vocaboli o svuotando dal significato originario stagionate asserzioni.
Ed è un lavoro anche questo! -
Resoconto interessante:
Qui il sito origiario:
Le Village a tranché, les prochains votes se feront à main levée
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Per i link a Civitas International:
https://www.facebook.com/CollegiumCivitas.English/
https://ces.fas.harvard.edu/events/2020/11/future-of-democracy-cesharvard
Ma i temi mi paiono poco calzanti con l’argomento
https://educazionecivica.deascuola.it/
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Contributo di Guido De Simone:
(Che era stato inviato tempo fa ma non incliso nel forum, forse perche’ ancora non ancora predisposta la cartella 10 ).
= = =
Un POPOLO ignorante non può essere SOVRANO.
Dal 1975, l’Educazione Civica non è stata più una materia d’insegnamento nella Scuola italiana, un paradosso storico in realtà coerente con la deriva oligarchica su cui i partiti erano già avviati su iniziativa di chi ne rappresentava i vertici, sempre più prigionieri della competizione elettorale fine a se stessa e al potere e dimentichi dell’ascolto del paese o disturbati da interferenze da parte di chi, il popolo, evidentemente a lor parere “non poteva capire i meandri contorti della politica”, senza rendersi conto che quelle contorsioni le avevano create loro e la loro visione distorta.
La Storia insegna che i grandi cambiamenti non avvengono con la sola iniziativa di una minoranza di fortunati intellettuali, gli stessi cui la politica di potere (non tutta la politica) sbarra la strada per evitare la concorrenza di chi sarebbe ben più preparato, o glielo consente solo se controllabili.
Ben altro accade se il Popolo sa ed è informato sul proprio ruolo, strumenti, diritti e doveri inclusi.
Reintrodotta l’Educazione Civica nel 2019, la Scuola è in difficoltà perché 45 anni hanno creato un vuoto e bruciato troppe generazioni, per cui neppure la maggioranza dei genitori ha elementi base per educare i figli. Gli stessi futuri insegnanti avrebbero bisogno di un punto di riferimento e quanto prodotto dal ministero preposto, per quanto apprezzabile, non basta, perché, come in politica, non ha fatto precedere un ASCOLTO DEL POPOLO.
Per questo l’Educazione e in particolare l’Educazione Civica e Politica sono INVESTIMENTI STRATEGICI.
I libri per bambini di Diego Pascale o l’esempio applicativo dei giochi di ruolo per la comprensione del senso della convivenza sono riferimenti a ciò che si può fare per bambini e ragazzi, ma in realtà sono un primo mattone di una costruzione complessa da costruire tutti insieme, che riguarda TUTTI, a partire dalle categorie che più hanno RESPONSABILITÀ…
– SOCIALI (genitori, imprenditori e dirigenti, professionisti, operatori della sanità in genere, farmacisti, operatori bancari e assicurativi, ecc.
– o ancor più PUBBLICHE (dipendenti pubblici in genere e a tutti i livelli territoriali, insegnanti, eletti nelle istituzioni, operatori della sanità pubblica e dell’ordine pubblico e della Giustizia, ecc.).
Tutti accomunati dall’esigenza di condividere e rispettare regole deontologiche troppo spesso sottovalutate, dimenticate o neglette.
POLIS ETICA è la Piattaforma Aperta e Indipendente di Educazione Civica e Politica per Cittadini, dove raccogliere, dare risposte e diffondere tutto ciò. Una piattaforma condivisa da TUTTI, poiché è essenziale che in tale contesto strategico, il Popolo si autogestisca nelle forme e con gli strumenti della DEMOCRAZIA DIRETTA, così che il Sovrano (il Popolo) controlli lo strumento cardine che previene che lo “Stato” diventi un corpo autoreferenziale e possa porre rimedio ad un’eventuale autopoiesi oligarchica.
Senza un vero POPOLO non si ottiene nulla, senza un DEMÒS non c’è vera DEMOcrazia, senza la conoscenza non c’è un Popolo Sovrano e la comunità è alla merce dei più scaltri e cinici.= = =
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Versione 7 ( introduce la frase che corrisponde ad un contenuto indicato da Guido):
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EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE
Proponiamo che, nello strutturare l’ insegnamento dell’educazione civica ( come previsto dalla legge N° 92 -2019, a partire dal 2023), si introduca nelle scuole, e per quanto possibile nell’intera società civile, la conoscenza degli strumenti di democrazia, l’ educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni in gruppi ed associazioni, come anche la conoscenza di lingue e di popoli diversi e dei problemi del pianeta : ecologia, economia e finanza.
E’ opportuno che tutti i cittadini, ed ancor più quelli che svolgono ruoli politici e sociali, siano educati alla comprensione ed alla collaborazione tra di loro ed anche con altri popoli. Questo in ogni occasione della vita sociale (come per esempio durante il servizio militare e civile, per chi lo fa o se tornasse ad essere obbligatorio).L’educazione al dibattito ed all’uso degli strumenti specifici per gestire efficemente le riunioni, come: la redazione dell’ ordine del giorno, di verbali e di resoconti, rende più efficiente l’attività associativa e rende più incisiva la partecipazione dei cittadini ed il loro contributo alla presa delle decisioni collettive.
Questo tipo di insegnamento ed educazione, che rinforza anche la vita associativa, esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) .- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Commento di Domenico nella chat di Polis etica – discussione generale :
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V 7 Per i militari sia per quelli a ferma breve e sia per il futuro quadro permanente. P.s. attualmente i Sottufficiali A.M. durante il corso triennale hanno come materia d.esame il Diritto Pubblico. -
Propongo la seguente versione, ridotta, su giusta sollecitazione di Leonello Zaquini, a 1.618 caratteri, spazi inclusi, soli 326 in più rispetto a quella attuale (V7), ma, a mio parere, più completa poiché propone anche una soluzione che rispecchia i nostri intenti:
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Dopo 45 anni di assenza, con la Legge N. 92 del 2019, l’Educazione Civica è di nuovo una materia d’insegnamento nella Scuola italiana, ma la Scuola ora è in difficoltà perché 45 anni hanno creato un vuoto per troppe generazioni, tanto che i genitori non hanno nozioni base per educare i figli in merito e gli stessi futuri insegnanti avrebbero bisogno di un punto di riferimento oltre quanto prodotto dal ministero preposto, per quanto apprezzabile, perché manca una verifica popolare.
I grandi cambiamenti non avvengono con la sola iniziativa di una minoranza di fortunati intellettuali, ma con il Popolo, purché esso conosca diritti, doveri e strumenti del proprio ruolo.
Pertanto, in democrazia l’Educazione Civica è una strumento STRATEGICO.
Esempi in Svizzera, Germania e altri paesi europei partono dai libri e i giochi di ruolo nelle scuole materne, primo mattone di una costruzione complessa da edificare tutti insieme perché riguarda TUTTI, a partire dalle categorie che più hanno RESPONSABILITÀ SOCIALI o ancor più PUBBLICHE, dal singolo dipendente all’eletto.
Da ciò si profila la nascita di una “piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini”, dove raccogliere tutti i contributi e dare risposte da diffondere. Un’iniziativa strategica condivisa dal Popolo nelle forme e con gli strumenti della DEMOCRAZIA DIRETTA, un Quart Stato che faccia dell’Educazione Civica lo strumento popolare che previene l’autoreferenzialità della macchina statale e ponga rimedio a eventuali autopoiesi oligarchiche.
Senza un DEMÒS non c’è vera DEMOcrazia, senza la conoscenza non c’è un Popolo Sovrano. -
La mia esperienza pratica sul tema con il lavoro diretto nelle scuole vi invita a valutare l’inserimento del suggerimento fondamentale che, insieme ad una parte “teorica” nel rinnovato percorso educativo, per l’utilizzo di strumenti “pratici” che mettono nella condizone insegnanti, classi sino all’intero plesso con l’utilizzo di strumenti sempre più presenti nei regolamenti comunali (bilanci partecipativi, anche ad hoc per studenti, patti di collaborazione, ecc.) di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti per la conoscenza ed il rispetto dei beni comuni con una operatività sul territorio che ne certifica l’avvenuta presa in coscienza ed in giovane età è una gran bella semina.
Vi invito a curiosare qui
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Caro Guido, grazie per la sintesi.
Come contenuti, lunghezza del testo, ed anche lo stile … a me pare ci siamo, vale a dire: si potrebbe accompagnare alle descrizioni sintetiche degli altri punti.
Complimenti.Purtroppo pero’ non ci sono piu’ alcuni dei contributi che erano stati proposti da altri che erano intervenuti nella discussione e ( pur se con difficolta’) erano stati raccolti ed inseriti.
= = =
Ripercorro la discussione qui sopra e raccolgo qui i vari temi suggeriti, che mi paiono non piu’ presenti:– conoscenza di lingue, culture di popoli diversi e dei problemi del pianeta : ecologia, economia e finanza.
– educati alla comprensione ed alla collaborazione tra di loro ed anche con altri popoli.
– educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni in gruppi ed associazioni.
– redazione dell’ ordine del giorno, di verbali e di resoconti, rende più efficiente l’attività associativa
– ogni occasione della vita sociale (come per esempio durante il servizio militare e civile).
Fin qui la lista di queli che i paiono i punti mancanti ( nelle discussioni precedenti si puo’ scoprire anche chi li aveva proposti, ma non mi pare importante).
= = =Aggiungo qualche mio commento.
– Anche se il dire che: ” dopo 45 anni di assenza … ” puo’ fare immaginare che “vogliamo quello che manca … “, lo direi in modo esplicito: “proponiamo che: … “.– Noto ed apprezzo un punto nuovo ( che forse tu lo avevi in mente da tempo , ma non ero riuscito a capirlo e, mi pare, lo capisco solo adesso), quello che dice circa:
“piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini, dove raccogliere tutti i contributi e dare risposte da diffondere. Un’iniziativa strategica condivisa dal Popolo” … e (mi pare tu voglia dire): condivisa e gestica democraticamente dal popolo stesso”. Ci sta molto bene.– Ho pero’ una raccomandazione che ritengo importante da fare: eliminare il riferimento alla “democrazia diretta”, dato che quella e’ una cosa diversissima e non e’ pertinente con l’argomento.
= = =
Per conludere.
Passo a descrivere quello che io uso come mio suggerimento metodologico.
Come includere punti mancanti, come togliere / sintetizzare le frasi?So bene che non e’ facile, ma mi pare che anche in questo caso sarebbe possibile.
Siccome mi sono gia’ trovato a fare questo tipo di lavoro, passo a te ed a tutti gli interessati, il metodo che mi e’ riusltato piu’ efficace e che seguo:
– rileggo parola per parola,
– elimino quelle che non hanno un contenuto chiaro, concreto ed oggettivo.
– quando possibile , “assemblo” le frasi su temi simili o coerenti, in modo da poter compattare il testo.Anche per restare piu’ fedeli allo “stile libretto” (neutro ed oggettivo) l’ eliminare/ ridurre la frasi un po’ “ad effetto” che pero’ non possono o non riescono a riferirsi ad un oggetto preciso e concreto trovo sia molto efficace.
= = =
Caro Guido,
complimenti per il lavoro che ha gia’ fatto, so che non e’ facile e ( esendomi trovato a fare questo lavoro, credo di saperlo) credo che sia gia’ stato difficile sintetizzare come hai gia’ fatto, e ti faccio i miei complimenti.
Hai voglia e tempo di provare ad integrare i miei commenti?Grazie!
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Caro Luca,
grazie anche a te per il commento e soprattutto per il link: molto interessante.
Confesso pero’ che non so se con il tuo intervento (che si ‘e incrociato con il mio) stai proponendo di aggiungere / modificare / proporre qualcosa per la “descrizione sintetica” del punto, alla quale stiamo lavorando.
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Ricevo e trasmetto da Domenico Bello, in Discussione Generale di POLIS ETICA:
Ciao Guido; intanto grazie x il lavoro che stai facendo. Leggendo il “V8” , da persona con grande vocazione ambientale ritengo fondamentale sottolineare l’importanza della tutela e il rispetto dell’ambiente che il nuovo senso civico apporterebbe con le semplici azioni quotidiane e non solo. Cordialità. Ovviamente ho letto le osservazioni di Lionello. Mi permetto di accludere un video significativo. Notare cosa dice il signore con il bambino
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Caro Leo, la versione che ho ottenuto, inserendo i ben 7 punti aggiuntivi che mi hai sottoposto, 8 con l’ultimo arrivato poco fa, e pur tagliando quanto poteva essere non fondamentale (di “superfluo”, sinceramente, non c’era nulla, anche perché era già frutto di un taglio radicale da oltre 3.000 caratteri), mi dà un totale di 2.148 caratteri, spazi inclusi.
Spiacente, ma questo non è un tema semplice, è forse il più complesso, perché tocca in modo trasversale ogni aspetto della società e della politica. Ma il fatto essenziale è che si chiude con una proposta sostanziale che risponde alla vera esigenza del POPOLO: uno strumento di controllo sovrano che impedisca derive o “fraintendimenti” ulteriori.A te e tutti la valutazione:
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Dopo 45 anni di assenza, con la Legge N. 92 del 2019, l’Educazione Civica è di nuovo una materia d’insegnamento nella Scuola italiana, ma la Scuola ora è in difficoltà perché 45 anni hanno creato un vuoto per troppe generazioni, i genitori non hanno nozioni base per educare i figli in merito, gli stessi insegnanti avrebbero bisogno di un punto di riferimento, oltre quanto apprezzabilmente prodotto dal ministero, perché manca una verifica tra il popolo. Da cose semplici, come i metodi per gestire riunioni di gruppi e associazioni e parlare in pubblico, in aiuto alla PARTECIPAZIONE, a temi universali come la cura dell’AMBIENTE sia sotto casa che per salvare il pianeta e capire la natura, o conoscere ALTRE CULTURE e popolazioni e le lingue per comunicare, il gioco di SQUADRA dove si vince INSIEME, il BULLISMO e come usare il WEB, ecc. E tutto va sperimentato con azioni <u>pratiche</u> e non solo teoriche.
I grandi cambiamenti non avvengono con la sola iniziativa di una minoranza di fortunati intellettuali, ma con un Popolo intero, purché esso conosca diritti, doveri e strumenti del proprio ruolo.
Pertanto, in una vera democrazia l’Educazione Civica è uno strumento STRATEGICO.
Esempi in Svizzera, Germania e altri paesi europei sono un riferimento. Si parte fin dai giochi di ruolo nelle scuole materne, primo mattone di una costruzione complessa DA EDIFICARE TUTTI INSIEME perché RIGUARDA TUTTI, a partire dalle categorie che più hanno RESPONSABILITÀ SOCIALI (dal genitore in su) e ancor più se RESPONSABILITÀ PUBBLICHE, dal singolo dipendente (insegnante, poliziotto, usciere, medico) all’eletto, dal militare in ferma breve a quello di carriera.
Da ciò si profila la nascita di una “piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini”, dove raccogliere tutti i contributi e dare risposte da diffondere. Un’iniziativa strategica condivisa dal Popolo, un Quarto Stato che faccia dell’Educazione Civica lo strumento popolare che previene l’autoreferenzialità della macchina statale e ponga rimedio a eventuali autopoiesi oligarchiche.
Senza un DEMÒS non c’è vera DEMOcrazia, senza la conoscenza non c’è un Popolo Sovrano.
_________________2.148
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Un piccolo aggiornamento a seguito di un giustissimo suggerimento di Pasquale Allegro, riguardo al rapporto con le istituzioni e i concittadini europei, nonché uno precedente e molto opportuno di Piergiacomo Di Cato sull’essere “cittadini del mondo”.
Totale = 2.199 caratteri, spazi inclusi.Ribadisco che il tema è troppo vasto e trasversale per contenersi in 1.000 caratteri e già sono stati tagliati moltissimi altri riferimenti e argomenti importanti, sollecitati con molta sensibilità dai partecipanti, con cui mi scuso.
Saranno tutti materia di sviluppo in dettaglio nel contesto della “piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini” (a cui abbiamo dato per ora il nome di POLIS ETICA) che stiamo per costituire con l’auspicata collaborazione di TUTTA la Società Civile, la quale, sono lieto di annunciarlo, sta già in modo screscente rispondendo all’appello.La costruzione dell’ABSTRACT cerca di rispettare i punti saggiamente suggeriti dal promotore, Leonello Zaquini:
– Riferimenti legislativi e storici
– Problema nel merito
– Riferimento a soluzioni adottate all’estero
– Proposta concreta e risolutivaNon avendo subìto modifiche sostanziali, ritengo il testo definitivo e, salvo appunti essenziali, lo affido al moderatore per la sua diffusione.
Grazie a TUTTI di cuore! Splendido lavoro di squadra!
——————————— ABSTRACT: Educazione Civica, alla democrazia e partecipazione
Dopo 45 anni di assenza, con la Legge N. 92 del 2019, l’Educazione Civica è di nuovo una materia d’insegnamento nella Scuola italiana, ma la Scuola ora è in difficoltà perché 45 anni hanno creato un vuoto per troppe generazioni, i genitori non hanno nozioni base per educare i figli in merito e gli stessi insegnanti necessiterebbero un punto di riferimento al di là di quanto apprezzabilmente prodotto dal ministero, perché manca una verifica del fruitore: il popolo. Da cose semplici, come i metodi per gestire riunioni di gruppi e associazioni e parlare in pubblico, in aiuto alla PARTECIPAZIONE, il BULLISMO e l’uso del WEB, il gioco di SQUADRA per vincere INSIEME, a temi universali per essere anche CITTADINI DEL MONDO: la cura dell’AMBIENTE sia sotto casa che per il pianeta e la sua natura, conoscere ALTRE CULTURE e popolazioni e le lingue per comunicare, a partire dei concittadini e le istituzioni d’Europa, ecc. Tutto sperimentato con azioni pratiche e non solo teoriche.
I grandi cambiamenti non avvengono con la sola iniziativa di una minoranza di fortunati intellettuali, ma con un Popolo intero, purché esso conosca diritti, doveri e strumenti del proprio ruolo.
In una vera democrazia l’Educazione Civica è uno strumento STRATEGICO.Esempi in Giappone, Svizzera, Germania e altri paesi europei sono un riferimento.
Si parte fin dai giochi di ruolo nelle scuole materne, primo mattone di una costruzione complessa DA EDIFICARE TUTTI INSIEME perché RIGUARDA TUTTI, a partire da chi ha più RESPONSABILITÀ SOCIALI (dal genitore in su) e ancor più se RESPONSABILITÀ PUBBLICHE, dal singolo dipendente (insegnante, poliziotto, usciere, medico) all’eletto, dal militare in ferma breve a quello di carriera.
Da ciò si profila la nascita di una “piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini”, dove raccogliere tutti i contributi e dare risposte specifiche a tutti. Un’iniziativa strategica condivisa dal Popolo, un Quarto Stato che faccia dell’Educazione Civica lo strumento popolare che previene l’autoreferenzialità della macchina statale e ponga rimedio a eventuali tendenze oligarchiche.
Senza un DEMÒS non c’è DEMOcrazia, senza la conoscenza non c’è un Popolo Sovrano.
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Inserisco in neretto un unica piccola aggiunta quale promotore specifico del tema nel FARE IL CAMBIAMENTO
Grazie
Dopo 45 anni di assenza, con la Legge N. 92 del 2019, l’Educazione Civica è di nuovo una materia d’insegnamento nella Scuola italiana, ma la Scuola ora è in difficoltà perché 45 anni hanno creato un vuoto per troppe generazioni, i genitori non hanno nozioni base per educare i figli in merito e gli stessi insegnanti necessiterebbero un punto di riferimento al di là di quanto apprezzabilmente prodotto dal ministero, perché manca una verifica del fruitore: il popolo. Da cose semplici, come i metodi per gestire riunioni di gruppi e associazioni e parlare in pubblico, in aiuto alla PARTECIPAZIONE, il BULLISMO e l’uso del WEB, il gioco di SQUADRA per vincere INSIEME, a temi universali per essere anche CITTADINI DEL MONDO: la cura dell’AMBIENTE sia sotto casa che per il pianeta e la sua natura, conoscere ALTRE CULTURE e popolazioni e le lingue per comunicare, a partire dei concittadini e le istituzioni d’Europa, ecc. Tutto sperimentato con azioni pratiche e non solo teoriche.
I grandi cambiamenti non avvengono con la sola iniziativa di una minoranza di fortunati intellettuali, ma con un Popolo intero, purché esso conosca diritti, doveri e strumenti del proprio ruolo.
In una vera democrazia l’Educazione Civica è uno strumento STRATEGICO.Esempi in Giappone, Svizzera, Germania e altri paesi europei sono un riferimento ma anche in diverse città italiane il mondo dell’associazionismo volontario ha costruito progetti educativi in collaborazione con gli istituti scolastici che diventano esempi virtuosi di ciò che si può ricostruire insieme.
Si parte fin dai giochi di ruolo nelle scuole materne, primo mattone di una costruzione complessa DA EDIFICARE TUTTI INSIEME perché RIGUARDA TUTTI, a partire da chi ha più RESPONSABILITÀ SOCIALI (dal genitore in su) e ancor più se RESPONSABILITÀ PUBBLICHE, dal singolo dipendente (insegnante, poliziotto, usciere, medico) all’eletto, dal militare in ferma breve a quello di carriera.
Da ciò si profila la nascita di una “piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini”, dove raccogliere tutti i contributi e dare risposte specifiche a tutti. Un’iniziativa strategica condivisa dal Popolo, un Quarto Stato che faccia dell’Educazione Civica lo strumento popolare che previene l’autoreferenzialità della macchina statale e ponga rimedio a eventuali tendenze oligarchiche.
Senza un DEMÒS non c’è DEMOcrazia, senza la conoscenza non c’è un Popolo Sovrano.
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Grazie Luca, ( Luca Vinti). La precisazione della frase che hai aggiunto mi pare utile ed importante.
Secondo i miei calcoli questa tua del messaggio precedente risulta il testo della:
= = =
Versione V11
EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE
= = = -
Ottimo appunto di LucaVinti! Concordo.
Hai fatto bene ad aggiungerlo, Leo.
Consiglierei solo, per coerenza al princìpio giustamente da te più volte perorato di SINTESI, di levare tutto ciò che è superfluo e, peraltro, fa sembrare che ci sia un confronto competitivo tra le esperienze estere e quelle italiane, cosa che non è.Pertanto, la frase dovrebbe essere così semplificata:
Esempi in Giappone, Svizzera, Germania e altri paesi europei sono un riferimento. In diverse città italiane il mondo dell’associazionismo volontario ha costruito progetti educativi in collaborazione con gli istituti scolastici, esempi virtuosi di ciò che si può ricostruire insieme.
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In relazione all’interessante incontro di oggi, desidererei sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni tratte dagli scritti di Padre Nazareno Taddei sulla differenza tra “leggere e vedere” la Tv o l’immagine.
Padre Taddei ha teorizzato la Strategia dell’algoritmo contornuale di cui mi sono occupato scrivendo un progetto Unesco per le scuole nell’ ambito del CICT Council for Cinema, Television and Audiovisual Communication (www.occam.org ). Per chi volesse leggerlo è sufficiente mandarmi una mail.
Il testo su vedere o leggere l’immagine è un po’ lungo ma ne vai la pena. Resto a vostra disposizione per ogni chiarimento o discussione sull’introduzione di “Pillole di educazione civica” e naturalmente sulla Teoria massmediale di N. Taddei
<b>Leggere» la televisione non è «vedere» la tv. Ma non è facile. «Leggere» vuol dire non già cogliere quello che la tv ci fa vedere e ascoltare, bensì cogliere quello che il comunicante televisivo (cioè l’autore della trasmissione) di fatto comunica. Chi sia poi l’«autore» della trasmissione è problema che dovremo vedere a parte. «Vedere» è, appunto, cogliere solo quello che la tv ci fa vedere e ascoltare.</b>
<b>«Leggere» vuol dire, di fatto, superare il rischio del pericoloso errore che viene dal confondere la realtà con la sua immagine. Non è piccolo rischio, perché di fatto la riproduzione televisiva (e non solo televisiva) della realtà non permette una vera conoscenza diretta di quella realtà, bensì comunica l’interpretazione che di quella stessa realtà ha fatto l’autore dell’immagine. Questo apparentemente piccolo equivoco è alla base della massificazione (cioè del condizionamento psicologico, della colonizzazione del cervello), insito nel linguaggio dei media in generale, ma particolarmente nella tv.</b>
<b>Ben oltre la teledipendenza</b>
<b>Limitarsi a «vedere» è non solo esporsi al rischio del condizionamento, bensì è essere già, poco o molto, schiavizzati dalla tv. Però, non nel senso della teledipendenza, come comunemente s’intende. La teledipendenza è una sorta di schiavitù che porta ad affidarsi alla tv come tempo e anche come contenuti; non se ne può fare a meno; è un «vizio»; qualcosa di invincibile come il fumare: si arriva a casa e si accende la tv anche se magari si hanno altre cose da fare; si prende dalla tv il modo di vestirsi, di arredare la casa, di gestire, di organizzare gli incontri, di festeggiare certe ricorrenze, di usare certi modi di dire, certe parole, certo linguaggio, come se tutto quello che la tv fa vedere e ascoltare fosse la bocca della verità, il non plus ultra del vivere civile e moderno.</b>
<b>Lo sanno bene le imprese che si servono della tv per pubblicizzare i propri prodotti; lo sanno bene certi autori di libri o anche certi politici o certe attricette in cerca di carriera, disposti a pagare fior di milioni per partecipare a qualche trasmissione… importante.</b>
<b>La teledipendenza è un vincolo (per dir così) esterno al mondo delle capacità intellettive e relativi strumenti interiori, come appunto l’abitudine del fumo, che uno magari sinceramente depreca e ritiene abitudine da cui vorrebbe liberarsi, ma non ci riesce.</b>
<b>Il condizionamento di cui, invece, noi parliamo è un influsso che opera all’interno del mondo intellettivo, cioè impone nuovi modi di vedere il mondo, di considerare i rapporti vicendevoli, di sentire i problemi della vita. È qualcosa che va al di là delle soglie del cosciente; qualcosa che riceviamo senza accorgerci di ricevere, che ci tocca non già all’esterno, bensì all’interno del nostro mondo intellettivo; è come una malattia che ci si sviluppa dentro senza farsi sentire come disturbo o come dolore, però ci mina l’organismo.</b>
<b>È il fenomeno che noi chiamiamo delle «comunicazioni inavvertite». Esso è alla base della formazione della mentalità.</b>
<b>Questo è l’influsso effettivo e più determinante della tv; proprio perché è inavvertito come contenuto e come influsso. È tenendo conto di questo fenomeno, più che dell’influsso «diretto», considerato comunemente, che si può rispondere ai vari interrogativi sugli effetti buoni o cattivi della tv.</b>
<b>la tv ha un reale influsso sul comportamento degli spettatori? Ma la risposta non può essere univoca; bisogna infatti vedere di che genere di influsso si tratti, se influsso diretto e immediato o influsso nel tempo e in profondità; di quali telespettatori come categoria o come individui e simili.</b>
<b>In altri termini, ci troviamo di fronte a tre problemi: a) la tv ha o non ha influsso «diretto» sulla vita concreta dello spettatore?; b) cos’è in concreto il fenomeno delle «comunicazioni inavvertite» e della mentalità?; c) come mai generalmente si parla solo dell’influsso «diretto»?</b>
<b>Vediamo sommariamente.</b>
<b>L’influsso «diretto»</b>
<b>Noi non escludiamo un influsso «diretto»; ma non si può rispondere semplicisticamente «sì» o «no». Come minimo, bisogna considerare il problema dalla parte dello strumento (la tv) e dalla parte del recettore (il o i telespettatore/i).</b>
<b>Considerando lo strumento, in questo ambito dell’influsso «diretto», non possiamo non considerare soprattutto tre cause: a) la capacità informativa; b) la caratteristica universalizzante; c) la suggestione imitativa.</b>
- <b>a) la capacità informativa: è chiaro che la tv mi può informare (bene o male), anche solo mediante uno spettacolo filmico di varietà, sul modo di organizzare un gioco o una rapina, su quello che pensa una certa persona, a torto o a ragione, circa un determinato argomento; e cosí via. Può rientrare in questo tipo di influsso (ma fino a un certo punto), ad esempio, la propaganda politica: uno che sa esporre bene le proprie ragioni, anche se di per sé stesse ingannevoli, convince piú facilmente dell’antagonista che non sa esporre bene le proprie, che magari sono quelle giuste.</b>
<b>Ed entra in questo capitolo anche il problema dei «modelli» comunemente ammessi.</b>
- <b>b) la caratteristica universalizzante e generalmente positiva: un medico che esprime il proprio giudizio (magari personale e dichiarato tale), viene preso tendenzialmente come se lui fosse la bocca della verità e quello che dice fosse il responso della scienza medica.</b>
<b>Questa caratteristica ha un notevole peso, ad esempio, in quelle interviste volanti su cosa pensa la gente in una data circostanza; ma su questo aspetto specifico ritorneremo, perché può essere strumento di imposizione mentale sugli spettatori.</b>
- <b>c) la suggestione imitativa: dal modo di vestire o di arredare la casa al modo di considerare, ad esempio, l’uso delle armi, è talmente evidente questo tipo di influsso che non vale la pena di soffermarcisi.</b>
<b>Ma a questo punto occorre considerare anche l’aspetto del telespettatore: occorre ben distinguere da tipo e tipo di contenuti: l’uso di prodotti pubblicizzati in tv o di comportamenti di circostanza prende più o meno tutti, perché, volere o volare, se non ci si conferma ai modelli televisivi si passa per retrogradi o persone di scarso buon gusto (salve eccezioni, che però spesso confermano la regola). Ma quando si tratti di fatti delittuosi, l’influsso non è così generale: tocca persone psichicamente o psicologicamente deboli e indifese o persone già alla ricerca del malvivere.</b>
<b>L’influsso sulla mentalità</b>
<b>La mentalità è «il complesso delle idee allo stato di opinione», idee, cioè, che entrano in noi senza che noi ce ne accorgiamo; ed è all’origine di gran parte del nostro agire quotidiano. Idee allo stato d’opinione noi le abbiamo prese dall’ambiente in cui siamo nati e cresciuti, dalla formazione scolastica e professionale. Ma molte ci vengono direttamente o indirettamente dai mass media, particolarmente dalla tv.</b>
<b>La tv, infatti, è certamente un’enorme cassa di risonanza; ma è soprattutto formatrice di mentalità e, di più, della tipica mentalità massmediale, che è di natura quantitativistica e quindi, sostanzialmente, materialistica. Quindi anche facilmente consumistica, secolaristica.</b>
<b> Le «comunicazioni inavvertite» contribuiscono enormemente alla produzione televisiva di mentalità, perché sono «idee allo stato d’opinione», che sono prodotte in maniera quasi naturale proprio dai linguaggi massmediali, soprattutto la tv. Il processo è semplice; talmente semplice da sembrare incredibile.</b>
<b>L’immagine audiovisiva dinamica del cinema e della tv si presenta come «finestra sul mondo»: ho visto la partita in tv; ho sentito con le mie orecchie il saluto del Presidente, ecc. E invece tu non hai visto né la partita, né sentito il Presidente: tu hai visto l’immagine audiovisiva della partita e del Presidente. Ma – primo punto – l’immagine della realtà, non è la realtà; secondo punto: nel fare l’immagine il suo autore, proprio per la necessità imposta dal mezzo tecnico, ha dovuto subordinare la rappresentazione della realtà alle esigenze della tecnica riproduttiva; terzo punto, nella scelta dei modi di riproduzione, l’autore ha dovuto fare delle scelte circa la realtà di cui vuol dare notizia (perché l’immagine è bidimensionale e la realtà tridimensionale, perché il tipo di obiettivo e di angolazione influisce sulla resa della rappresentazione, perché il quadruccio della telecamera isola una porzione di realtà e quindi l’autore di fatto dà una propria interpretazione della realtà.</b>
<b>Succede così che lo spettatore, credendo di essere informato («finestra sul mondo») – e lo è, ma fino a un certo punto – riceve invece delle idee circa quella realtà, idee che egli non si accorge di ricevere.</b>
<b>Perché ci si ferma al solo influsso «diretto»?</b>
<b>Penso che purtroppo di veri studiosi del fenomeno (studiosi su base linguistico-scientifica e non commerciale), ce ne siano molto pochi e anche quei pochi forse interessa che non si facciano sentire. I praticanti della tv, per quanto esperti nel condurre le trasmissioni sono specialisti (quando lo sono) in questo campo, ma non in quello del reale influsso del mezzo che adoperano. del resto, nessuno probabilmente lo ha loro insegnato, dal momento che la tv è un business, per il quale comunemente la morale e il bene spirituale della gente sono i pregiudizi di un’ideologia retrograda.</b>
<b>Al di là di quello che appare dalla provincia di Verona mi dicono che nel marzo ‘94, prima delle elezioni politiche, è stato effettuato un sondaggio informale in quattro classi quinte, per un totale di circa cento ragazzi, di un Istituto tecnico commerciale e per geometri. Circa il 65% dei ragazzi ha detto che avrebbe votato per Berlusconi. Le motivazioni sono state le seguenti: 1) Berlusconi è uno che ci sa fare; basta vedere quante aziende possiede e riesce a gestire; 2) Berlusconi è un vincente, lo si vede dalla faccia e dal comportamento; 3) Berlusconi è il presidente del Milan, grande squadra, e siccome io sono milanista, voto per il «mio» presidente.</b>
<b>Un altro caso: domenica 29 gennaio 1995, prima della partita di calcio Genoa-Milan, viene accoltellato a morte un giovane genoano; il lunedí seguente il giovanissimo assassino confessa piangendo e chiede perdono. Grandi paroloni sulla violenza negli stadi; e le autorità sportive decidono il black-out completo delle attività sportive per la domenica successiva (è qualcosa e anche bene, ma da non illudersi sia sufficiente; il problema va cercato più a monte).</b>
<b> </b>
<b> </b>
<b> </b>
<b>«Leggere» e «vedere»</b>
<b>«Leggere» la tv non è facile; è invece facile «vederla». Ma la differenza tra l’una e l’altra cosa è enorme, sotto il profilo sociale e morale.</b>
<b>«Vedere» la tv significa cogliere solo quello che si può cogliere delle cose rappresentate come fossero realtà: ad esempio la storia di un film, quello che un politico afferma più o meno convincentemente o simpaticamente; la gradevolezza delle persone o dei fiori o degli animali che vengono mostrati. Ma ciò significa anche mettersi in balia delle «comunicazioni inavvertite». E poiché i contenuti delle comunicazioni inavvertite non sono esattamente quelli degli argomenti o delle cose che vengono presentate, bensì sono contenuti tendenti a una visione consumistica, materialistica, secolaristica ed egoistica della vita, si possono capire facilmente le gravissime conseguenze del limitarsi a «vedere».</b>
<b>«Leggere» la tv, invece, significa anzitutto cogliere il vero significato delle cose che ci si fanno vedere o ascoltare: ad esempio di un film non ci si limita a cogliere la storia, bensì si coglie quello che l’autore ha voluto esprimere o ha espresso di fatto con quella storia.</b>
<b>Ma c’è di più: «leggendo» e non solo «vedendo» la tv, si può arrivare a essere in grado di dare vere valutazioni delle trasmissioni e delle cose che vengono trasmesse: valutazioni certo artistiche, ma anche tematiche, pedagogiche, sociali, morali. Se gli spettatori sapessero «leggere» non si divertirebbero certo ad alcune trasmissioni deleterie per la formazione sociale della gente, oltre che molto gravose economicamente, e non si lascerebbero certo abbindolare da trasmissioni di politica-spettacolo che hanno contribuito e continuano a contribuire alla confusione mentale, anche in politica, della nostra gente. Ma soprattutto, con la «lettura» ci si può accorgere delle «comunicazioni inavvertite», evitandone i pericoli o, quanto meno, riuscendo ad attenuarli nelle loro conseguenze.</b>
<b>È abbastanza semplice cogliere il motivo della difficoltà tra «leggere» e «vedere»: in tv, quello che s’è visto e sentito è già passato e non si può richiamare indietro per rivedere, risentire, capire bene quello che di fatto ci è stato comunicato. In termini tecnici: la tv è un’immagine realmente spaziale e realmente temporale. È la grossa differenza col giornale stampato e anche col cinema.</b>
<b>Il film in tv non ha generalmente il grande schermo e non lo puoi rivedere; ha però il filo della storia che aiuta. Ma la tv non è solo film, anche se i film sono il genere maggiormente seguito. La tv è notiziario, è varietà, è incontri di persone che parlano tra loro e discutono; è anche documentario. Tutto, però, immagini che sfuggono non appena le hai viste e ascoltate.</b>
<b>Per poterci ritornare sopra è necessario registrare; ma chi ne ha la possibilità pratica o almeno la voglia? Non si può certo registrare tutto e poi rivederselo. Puoi prepararti la registrazione di qualcosa che ti interessa; ma come fai a prevedere se un Tg o una qualsiasi trasmissione ti offrirà qualcosa che non vorresti perdere?</b>
<b>Eppure, questo della registrazione è l’unico sistema per poter fare una vera «lettura».</b>
<b>Si presentano, comunque, due modi di «leggere» la tv: il primo, quello legato al modo consueto di vederla, cioè senza registrare e cercare di leggerla nel suo scorrere e passare; il secondo, quello di registrare la trasmissione che interessa e andarsela a rivedere, magari più volte, per cogliere esattamente le parole che sono state dette, le immagini che sono state mostrate.</b>
<b> </b>
<b>Pre-categoria</b>
<b>Potremmo definirla la «pre-categoria dei teleutenti». </b>
<b>Dovrei dire di costoro con dante: «Non ti curar di lor; ma guarda e passa!». Ma non lo posso, perché proprio questi sono quelli che costituiscono lo zoccolo duro dell’odierna società telemassificata, si tratti pure di persone di cultura o di seri professionisti, perché essi di fatto si fanno sempre piú disponibili a seguire come pecore quello che viene loro imposto: ovviamente, senza che se ne rendano conto, anzi credendo di essere liberi e padroni, perché non si sentono legati allo schermo, potendo seguire o rinunciare a quello che la tv mostra in quel momento, potendo cambiar canale, abbassare l’audio, addirittura non vedendo se non a spizzichi, ecc. ecc..</b>
<b>Per il nostro studio, è una categoria desolante ma interessante.</b>
<b>Per teleutenti di questo genere, il «leggere» è pressoché impossibile. Non solo, ma è pressoché impossibile anche il cogliere fosse pur solo l’informazione al suo primo stadio, quello che noi già riteniamo insufficiente a evitare le «comunicazioni inavvertite».</b>
<b>Tuttavia, purtroppo, anche in questi casi la tv porta i suoi infausti influssi di massificazione.</b>
<b>Ci sono, infatti, due aspetti da considerare: il primo, quello della precarietà dell’informazione ricevuta; il secondo, quello del fondo mentale che si viene a poco a poco formando in loro.</b>
<b>La precarietà dell’informazione</b>
<b>Se l’informazione è audiovisiva, cioè visione più ascolto, è chiaro che essa non è completa se viene a mancare una delle due componenti.</b>
<b>Come facciamo, infatti, a cogliere l’idea dell’informatore circa l’evento (e indirettamente una certa notizia dell’evento), se quell’idea è espressa dal connubio tra visivo e sonoro, nel complesso della struttura televisiva? Si prenda il caso, non infrequente, di quando, in una trasmissione di persone che discutono: mentre uno dei presenti espone il proprio punto di vista, il regista fa vedere il suo antagonista che disapprova con la testa e con l’espressione del volto o delle mani. Evidentemente, intenzione del regista è quella di sminuire l’importanza o la credibilità del parere di colui che sta parlando e quindi la comunicazione effettiva non è quella delle parole che vengono dette da quel tale, bensì che quelle parole sono discutibili. Quindi è come se quel parere non fosse del tutto attendibile. Analogamente, ma al contrario, se, mentre quello parla, il regista fa vedere gente che approva. Su questo criterio di comunicazione coartata e quindi fasulla, è impostata la presenza di pubblico in sala che applaude, nei vari spettacoli di varietà.</b>
<b>La vera impostazione d’una notizia audiovisiva dovrebbe risultare dal connubio del visivo e del sonoro (soprattutto parlato). Ma non è così, perché – come accennerò – il vizietto oggi è quello invalso nei documentari della Prima Repubblica: fare un testo che dica il tutto e mettere qualche immagine che bene o male illustri.</b>
<b>E non dimentichiamo che non possiamo pretendere troppo, soprattutto in tempi in cui i vari regimi, anche democratici, si servono della cosiddetta informazione per tirare l’acqua al proprio mulino…</b>
<b>Comunque, la cosa veramente importante da notare è che «la notizia di un evento non è l’evento (di cui essa tratta)»; infatti, è la stessa informazione che costituisce l’evento ed è solo attraverso la «lettura» della notizia che noi potremo arrivare in qualche modo (più o meno bene) all’evento di cui si tratta.</b>
<b>Prendiamo il caso di un telegiornale. Purtroppo, oggi i tg generalmente sono impostati su un testo (che offre – bene o male – la notizia) e ci sono poi le immagini, le quali, nella migliore delle ipotesi, integrano la notizia, facendo vedere qualcosa della realtà cui essa si riferisce: ad esempio un auto della polizia che corre o a prendere o a portare l’arrestato; il muro squarciato da una bomba; un gruppo di persone macilente e tristi; ecc.</b>
<b> E «leggere» la notizia significa cogliere l’interpretazione che dell’evento ci ha voluto dare l’autore della notizia ha voluto darci un’informazione autentica o farci credere qualcosa che a lui interessa farci credere?</b>
<b>Convinciamoci di un’altra verità già accennata: l’informazione (e non solo quella televisiva) è in mano a precisi «regimi» (che ovviamente si dicono democratici, ma non lo sono), per i quali la cosiddetta informazione è un mezzo per raggiungere scopi di parte o di business, dei quali non fa certo parte il dovere di tenere informata la popolazione.</b>
<b>Oggi (e non solo da noi) non ci si può attendere informazione autentica, purtroppo. Ma l’unico modo di superare la barriera è proprio quello della «lettura strutturale», che qui cerchiamo di illustrare e che effettivamente presenta delle difficoltà, sia nel rendersi conto della sua necessità, sia nel capire in che cosa essa veramente consista, sia nell’imparare a realizzarla.</b>
<b>Se la «lettura strutturale» già non è facile per quello che si registra le trasmissioni onde poterle «leggere» veramente e se è molto difficile per chi segue la tv in tempo reale, essa è praticamente impervia per la categoria dei «saltellanti», soprattutto perché essi si privano delle condizioni basilari e indispensabili.</b>
<b>Col «saltellare» si coglie un’informazione distorta; ma questo è il male minore. Il male maggiore è quello delle comunicazioni inavvertite e conseguente mentalità che si viene a formare.</b>
<b>In altre parole, per un preciso processo psicologico («l’habitus si forma con la ripetizione degli atti»), si acquisisce un’abitudine mentale formata di varie componenti: abitudine, anzitutto, a non dare il dovuto conto a chi sta comunicando con noi; in secondo luogo, a far prevalere la simpatia o l’antipatia sulla ragione; in terzo luogo, a badare solo a ciò che ci attrae emotivamente, senza cercare le ragioni pro o contro che vi possono sottostare; finalmente, una serie di altre componenti che creano un po’ alla volta e nella peggior maniera la mentalità massmediale, che è sostanzialmente «il prendere il ciò che appare per il ciò che è; e il ciò che piace (o si sente emotivamente) per il ciò che vale».</b>
<b>La mentalità massmediale viene prodotta a tutti i livelli della recezione massmediale, se non si esercita la «lettura», ma essa avviene in maniera ben più rapida e penetrante in chi, appunto, affronta le tv con la spensieratezza del «saltellante».</b>
<b> </b>
<b>Presupposti della «lettura»</b>
<b>«Educare alla tv» è uno dei bisogni più sentiti oggi da genitori ed educatori, i quali spesso non sanno cosa fare. Il «leggere la tv» costituisce in qualche modo l’indispensabile premessa. Ma per poter «leggere», occorre mettersi davanti al televisore in un certo stato d’animo che coincide col rispetto (per dir così) di alcune convinzioni di fondo. Sono i «presupposti» alla lettura. </b>
<b> </b>
<b>Atteggiamento «attivo»</b>
<b>Atteggiamento «attivo» non significa esattamente – come si sente dire spesso – «atteggiamento critico». La differenza è che l’atteggiamento attivo è sveglio e attento a cogliere quello che effettivamente succede come comunicazione; l’atteggiamento critico, invece, è attento a cogliere aspetti di qualsiasi tipo essi siano per valutare, favorevolmente o sfavorevolmente, ma per lo più sfavorevolmente, quello che si vede.</b>
<b>L’atteggiamento critico può essere utile o anche indispensabile; ma a suo tempo e luogo.</b>
<b>Va sottolineato, infatti, che non si può valutare ciò che non si conosce; e, per conoscere una comunicazione televisiva, non basta «vederla», bensì è necessario averla «letta». E l’atteggiamento attivo è proprio quello che dà la possibilità, assieme ad altro, di porsi in «lettura». Si può certo vedere (e quindi conoscere) se una rappresentazione è immodesta o scorretta, ma – l’abbiamo già detto – la vera comunicazione tv non è in quel che si vede e si sente, per quanto anche questo possa avere un suo influsso diretto, negativo o positivo. </b>
<b>Orbene, mettersi in atteggiamento «attivo» significa praticamente apprestarsi a «leggere» dei messaggi e non a trastullarsi in visioni più o meno interessanti o spettacolari. Uno che si mette alla tv pensando: «Vediamo cosa c’è!» oppure «Sentiamo le novità!», sbaglia già in partenza, perché si mette nella disposizione di assorbire passivamente quello che gli verrà dato, anziché in quella di considerare la vera comunicazione che gli viene offerta.</b>
<b>Direi che la condizione veramente fondamentale è quella di mettersi davanti alla tv convinti di trovarci davanti, sì, a una «finestra sul mondo», ma una finestra con i vetri chiusi e colorati.</b>
<b>In altre parole, la televisione ci offre non una visione della realtà, bensì un’interpretazione soggettiva e personale della realtà che ci si fa vedere e ascoltare. E questa interpretazione è quella dell’autore o degli autori delle immagini che ci si propongono. Non è detto che questa interpretazione sia sempre errata; tutt’altro! È detto però che conoscere la realtà è cosa ben diversa dal conoscerne una interpretazione di fatto, sul piano ontologico, sia un tavolo sia la sua immagine sono «realtà»: come certo tipo di oggetto (mobile), il tavolo; come immagine di quel certo oggetto, l’immagine. Sul piano esistenziale, un tavolo è la realtà e la sua immagine ne è la finzione. Sul piano semiologico, infine, la realtà che noi consideriamo è l’immagine di quel tavolo, mentre il tavolo vero ne è la finzione (potrebbe anche non esserci più o non essere mai esistito come oggetto, ma solo come riproduzione pittorica), dal momento che quello che ci interessa è l’immagine. Si pensi ai quadri, ad esempio di Picasso: che cosa ci interessano – sotto il profilo artistico o estetico o anche solo commerciale – la donna o la poltrona che egli ha ritratto nel quadro «donna in poltrona»?</b>
<b>Questa fondamentale condizione noi la esprimiamo con l’assioma: «L’immagine di una seggiola non è una seggiola; la notizia di una pistola che spara non è una pistola che spara».</b>
<b>Questa è veramente il presupposto di fondo; il primo e fondamentale anche nella pratica.</b>
<b>È un presupposto che vale per ogni tipo di segno, anche per quello verbale (ad esempio, la notizia di un evento); ma vale soprattutto quando si tratta di tv, perché la tv presenta accostate e mescolate le due famiglie dei segni concettuali e contornuali.</b>
<b>Il criterio è un po’ più facile da cogliere col segno verbale, perché quando uno si sente dire che un albero è caduto o che un individuo è nato o morto o che un tale è stato arrestato, è ben difficile che pensi di avere davanti a sé quell’albero caduto o quel neonato o quel morto o quella persona in manette.</b>
<b>È più difficile, invece, col segno audiovisivo (cinema e tv), perché abbiamo l’illusione di trovarci di fronte alla realtà.</b>
<b>In altre parole, quando siamo di fronte all’immagine di una persona o di una pistola che spara, come si fa a non dire d’aver visto quella persona o quella pistola sparare?</b>
<b>E invece no! Noi abbiamo visto l’immagine di quella realtà; il che è ben diverso, perché ci troviamo alle prese non già con una conoscenza «per esperienza diretta», bensì a una conoscenza «per comunicazione»; vale a dire, con una interpretazione della realtà che è rappresentata; e il problema è quello di cogliere il significato del segno e non della realtà.</b>
<b>Questo criterio, quindi, è un presupposto indispensabile; ed è la buccia di banana sulla quale scivolano (e cadono) anche persone tutt’altro che superficiali e facilone.</b>
<b>Altro aspetto dell’«atteggiamento attivo» è quello di ricordarsi due cose. La prima che la tv è sempre business (affare). Che le tv commerciali curino il business è ovvio e, a un certo momento, indispensabile. Non possono sopravvivere senza la pubblicità; e la pubblicità rende in funzione dell’ascolto. Le trasmissioni, quindi, sono organizzate in funzione dell’ascolto e quindi è buono ciò che fa ascolto. Ma anche la tv pubblica, che pure ha il forte contributo del canone, deve curare l’audience per raggiungere i propri scopi (o che tali dovrebbero essere) di servizio. Si spendono fior di miliardi per personaggi dotati di richiamo erotico o di physique du ròle, sovente senza alcun spessore culturale o anche morale e sociale. Comunque, sempre e comunque business. Così, il pubblico ha la tv che si merita; e si possono battere il petto quei responsabili che si sono preoccupati di creare o sostenere emittenti, anziché «educare alla tv» il pubblico.</b>
<b>Seconda cosa da ricordare è che la comunicazione tv è organizzata in funzione di un pubblico sempre più incretinito e non di un pubblico tredicenne (come avveniva agli inizi della tv italiana).</b>
<b>Anche questa considerazione può sembrare eccessiva, per non dire pazzesca. Ma non lo è, come ben sa ad esempio un pubblicitario, che non può sbagliare campagna, pena il rimetterci il posto o soldoni.</b>
<b>È questa una convinzione o condizione ben difficile da far accettare: una persona di scarsa cultura non l’accetta perché la presunzione è figlia dell’ignoranza; e una persona di cultura crede di avere in mano mezzi sufficienti per non lasciarsi abbindolare. Ma non è così la mentalità massmediale ha ben poco a che fare con la cultura intesa come ricchezza di conoscenze e quindi conseguente capacità di conoscere il mondo con una certa cognizione di causa.</b>
<b>Questa «cultura» o mentalità massmediale si caratterizza per essere fondata non già su conoscenze o esperienze avute allo «stato riflesso» – cioè rendendosi conto di riceverle e quindi avendole potute vagliare alla luce della ragione e dell’esperienza – bensì su idee entrate in noi allo «stato d’opinione», cioè senza che le potessimo passare al vaglio della nostra intelligenza e delle nostre capacità di scelta.</b>
<b>Non ci si devono quindi fare illusioni; ma perseguire con coraggio nella strada dell’educazione del pubblico, cominciando dai bambini.</b>
<b>Criteri-base della «lettura», dopo aver parlato dei «presupposti» della «lettura», vediamo ora i «criteri» della «lettura» stessa. Poi cercheremo di entrare più direttamente sul concreto dei modi di «leggere».</b>
<b>Cerchiamo di riassumere tutto il complesso discorso della «lettura»</b>
<b>in due criteri-base.</b>
<b>Nell’applicarli, essi sono meno semplici di quanto non sembri a</b>
<b>prima vista; ma con un po’ di buona volontà e di esercizio diverranno familiari e quasi automatici, un po’ come guidare l’automobile, che richiede una certa paziente esercitazione all’inizio, ma poi diventa quasi istintivo. C’è però una certa differenza: con la macchina, all’inizio ci accorgiamo subito se abbiamo capito o non capito, perché o la macchina non va o andiamo contro un muro; qui invece ci potremmo far l’illusione d’averli capiti e di saperli applicare prima del tempo.</b>
<b>Cosa-come-perché</b>
<b>Il primo criterio è quello del «cosa-come-perché». Precisamente: cosa fa vedere e sentire lo schermo in questo momento? come fa vedere e sentire quello che fa vedere e sentire? perché ha fatto vedere e sentire in quel modo quello che ha fatto vedere e sentire?</b>
<b>Cioè: perché lo schermo televisivo ha dato quel cosa con quel come?</b>
<b>Questo criterio – che è fondamentale per la conoscenza di tutto e non solo delle comunicazioni televisive – richiede una qualche illustrazione.</b>
<b>Il cosa è quello che vediamo e sentiamo, ad esempio una persona che parla o una notizia illustrata di guerra; ma non dobbiamo dimenticare che quello che vediamo non è la persona che parla o l’evento di guerra mostrato dalla notizia, bensì ne è solo un’immagine; il che significa che ne è una interpretazione e non (se non in parte) un’informazione. Enorme constatazione di fondo, sulla quale di solito sorvoliamo, come già accennato più volte.</b>
<b>Il punto è proprio quello di riuscire, per quanto possibile, a spogliare la notizia di quella patina o crosta interpretativa, per cogliere, per quanto possibile, la verità di quell’evento di cui ci si dà notizia. Se non si parte da questo presupposto, è inutile andare avanti.</b>
<b>Questo cosa, dunque, è un cosa semiologico (segno di una realtà), non un cosa ontologico o esistenziale (cioè, realtà vera e propria). Vuol dire che anche il come dovrà essere considerato come semiologico.</b>
<b>Ma, attenti bene! La tv ci mostra una certa storia: un conduttore di varietà che ci presenta balletti e personaggi, ecc., oppure un film o un telefilm che ci racconta un storia (inventata) oppure un Maurizio Costanzo che ci presenta e ci fa parlare dei personaggi. Tutto questo ha un certo sviluppo di storia: ad esempio, prima entra il conduttore, poi presenta Tizio e Tizio entra, poi dice «Consigli per gli acquisti» e si vede della pubblicità, ecc. ecc.</b>
<b>Questo sviluppo di storia avviene nella realtà o anche nella realtà della finzione scenica (nei film e analoghi). Ma noi non vediamo quella realtà, bensì ne vediamo l’immagine; la quale immagine però viene strutturata in cabina di regia proprio perché lo spettatore sia informato di quello che succede in quella realtà. Ma supponiamo che il regista a un dato punto, mentre uno parla, faccia vedere in dettaglio il volto di una persona che ascolta, per mostrare l’interesse che questa ha per quello che viene detto da quell’altro. Quella persona che ascolta fa parte di quella realtà, magari pure con interesse; ma nella realtà esiste la persona, non il dettaglio del suo volto e la sottolineatura del suo interesse.</b>
<b>L’immagine di quella realtà, quindi, ha due aspetti di quella realtà: l’aspetto di riproduzione informativa circa quella realtà e l’aspetto di dizione autonoma dell’immagine, cioè il suo aspetto interpretativo. Supponiamo che il regista, per farci credere che quel tale dice cose interessanti, inserisca nella trasmissione l’immagine di una persona che di fatto non c’è in quella sala o che sta ascoltando un’altra persona: l’informazione circa quella realtà è, almeno in parte, fasulla; ma l’interpretazione è reale, sia essa più o meno conforme alla realtà di cui ci dà informazione.</b>
<b>Ci troviamo quindi di fronte a una realtà che ha una sua verità… storica (varietà, tg, ecc.), cioè uno sviluppo nel tempo e nello spazio; e a una realtà – l’immagine televisiva – che la riproduce, rispettandone in qualche modo lo sviluppo nel tempo e nello spazio, ma intervenendo con propri modi di riprodurre o addirittura di interpolare, specificando o aggiungendo significati.</b>
<b>Mentre la realtà, quindi, ha solo la propria realtà esistenziale, con un proprio «cosa-come-perché», l’immagine che la riproduce ha due propri «cosa-come-perché»: </b>
- <b>a) quello derivante dal fatto di riprodurre lo sviluppo nel tempo e nello spazio di quella realtà; sotto questo profilo essa è «narrazione», più o meno fedele di quello sviluppo narrativo e i suoi «come» sono detti modi narrativi; </b>
- <b>b) quello derivante dal fatto di dare una propria versione o interpretazione di quella realtà; sotto questo profilo, essa è «interpretazione autonoma» di quella realtà, in forza dei propri modi, i quali sono detti modi semiologici. </b>
<b>In altri termini, il «cosa» dell’immagine televisiva è la «narrazione» con i «come» dell’evento (che in qualche modo diventano anche i «come» dell’immagine [modi narrativi]) e il suo «come» sono praticamente i modi semiologici, attraverso cui – appunto – l’immagine diventa «interpretazione» più che «narrazione».</b>
<b>Possiamo dire allora che la «realtà» (l’evento) ha il suo sviluppo nel tempo e nello spazio ed è quella che è; l’«immagine televisiva», invece, ha una sua «struttura narrativa», la quale fino a un certo punto è o può essere informativa, ma che di fatto è interpretativa, perché essa non può prescindere da propri «modi» di riprodurre la realtà; e quindi anche la sua «struttura narrativa» è sempre semiologica, cioè esprimente l’interpretazione dell’autore dell’immagine.</b>
<b>Analogo discorso per il «perché».</b>
<b>L’evento, nella realtà, ha il suo «cosa-come-perché» (ad esempio informare, fare spettacolo, ecc.); l’immagine televisiva ha un suo proprio «perché», che è quello che deriva dai suoi «modi semiologici». In una parola, a costo di annoiare, il «cosa-come-perché» che ci interessa nella lettura è quello dell’immagine televisiva e non quello della realtà rappresentata. È una constatazione lapalissiana, ma difficile da digerire, perché il dato esperienziale a prima vista non ci aiuta, così come ci è difficile ammettere che la carne di cane o di gatto o di serpente sia buona da mangiare.</b>
<b>Tre livelli della comunicazione</b>
<b>Il secondo criterio è che il «cosa-come-perché» va applicato a tutti e tre i livelli ai quali avviene la comunicazione: livello dell’informazione materiale; livello della comunicazione tematica; livello dei fondi mentali e delle comunicazioni inavvertite, tenendo ben distinti i due settori: fondi mentali e comunicazioni inavvertite.</b>
<b>Fondi mentali sono quelli dell’autore che operano consciamente o inconsciamente nelle scelte che egli sta operando nella realizzazione del segno. Comunicazioni inavvertite sono quelle che risultano nella mente del fruitore del segno. A ciascuno di questi livelli va esaminato il «cosa-come-perché» di quello che una trasmissione ci fa vedere e sentire. Ma va notato che c’è una relazione in questi tre passaggi: i «come» che non trovano risposta esaustiva al primo livello devono trovarla nel secondo e così via.</b>
-
Grazie PJ DK dell’approfondimento sul tema TV.
Per quanto mi riguarda, dopo essermi accorto del potere nevasto delle TV anche sui miei pensieri:
LA TV L’ HO BUTTATA ALLA DISCARICA, diversi decenni fa.
Non guardo la televisione di NESSUN PAESE DEL MONDO.Ma ho esteso il comportamento “prudente” anche per ogni altro media:
NON LEGGO UN GIORNALLE SE NON SO CHI E’ IL RICCONE CHE PAGA I GIORNALISTI.
Ma questi sono dettagli di approfondimento che sarano utili , in seguito: qui dobbiamo ancora definire il “testo breve” sull’argomento.
Queste considerazioni andrebbero forse meglio pero’ nel punto ” Informazione libera ed indipendente”, mi paiono un appofondimento importante
= = =
Prendo il testo di Luca Vinti ( che mi pare la bozza n°11, l’ultima proposta) ed integro le proposte di Guido De Simone: -
Esiste ampia letteratura sul comportamento folle degli elettori, e una buona sintesi la fa Jason Brennan nel suo libro contro la democrazia.
Il libro lo considero interessante per il suo riassunto di studi, non per la proposta alternativa che fa!
Prendendo sul serio l’accusa, che l’elettorato è deficiente e irresponsabile, è corretto includere nell’educazione scolastica l’educazione civica E PSICOLOGICA! Lo studente va ANCHE informato sui media, sulle tecniche di manipolazione e creazione di consenso! E sulle sindromi e gli inganni tipici , di cui sono vittime gli individui (Dunning-Kruger, Festinger, Stoccolma, etc.)
Il futuro elettore preparato ottiene una tesserina civica, che gli serve per votare o per essere candidato. E i diritti civici, che hanno a che vedere solamente con elezioni, si possono perdere o ottenere da adulti dopo un esame (anche psicologico). Il diritto civico non lo può ottenere chi per esempio considera la donna un essere inferiore, che deve essere sottomessa all’uomo, ma solo chi condivide e difende una lista di assiomi democratici.
Chi incorre o è incorso in conflitto di interessi, o ha arrecato danno alle istituzioni e alla democrazia, perde i diritti civici!
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