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- Questo topic ha 1 risposta, 2 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 3 anni, 7 mesi fa da Leonello Zaquini.
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De “il perché” le attività del volontariato e delle associazioni possono esser il motore di un cambiamento e la necessità che questi trovino convergenze comuni per FARE il cambiamento.
Ascoltando i vari interventi nella riunione di oggi alla ricerca di un linguaggio comune da individuare mi son sorte alcune considerazioni che condivido con voi.
Inizialmente quella di una duplice prospettiva dell’uomo e del cittadino per cui viviamo in una dimensione economica della vita che ci è data dalla scarsità dei beni e dall’appartamento dei bisogni che ne derivano; e che a fronte di questa dimensione ci sia il desiderio di ricchezza che, se anche se vivessimo nel paese del Bengodi, non verrebbe meno perchè usiamo economicamente il tempo per cercar infiniti appagamenti.
La dimensione economica della vita pertanto non si può sopprimere, essa è una costante dell’umanità.
Premesso che la dimensione economica della vita è data dalla scarsità dei beni, dai bisogni di appagamento ed è una condizione umana, l’errore più grande compiuto dall’uomo è quello di far coincidere il concetto di economia nel suo complesso con il desiderio di ricchezza e di potere.Le regole non sono un prodotto della ragione, non ci mettiamo a tavolino per decidere quali siano le norme della convivenza, le norme e le istituzioni non sono nate da una progettazione umana ma gli uomini convivendo hanno prodotto queste norme, adattando nel tempo i loro comportamenti che coadattandosi con quelli degli altri hanno prodotto conseguenze che si chiamano ad esempio mercato o diritto o perché no, linguaggio.
La norma sociale è pertanto una regola di adattamento e una costellazione di norme ha creato come conseguenza un istituzione, il cui potere oggi infinito agisce sugli uomini indifferentemente, come un’ente a sé stante, con un autoreferenziale struttura al di sopra del politico e del cittadino.
Invece lo stato e la politica nel suo complesso dovrebbero esser complementare a ciascuno di noi in via residuale, in via principale ciascuno di noi coopera con gli altri, produce azioni che si tramutano in norme che si declinano in società civile.
Non è così !
La limitazione del potere è fondamento di una società liberale e democratica, luogo dove ognuno può formulare una propria scala di priorità e cercare di coadattarla con quella degli altri come base della democrazia; al contrario se un legislatore onnisciente detta queste priorità e le coadatta sulla base delle proprie priorità a quella dei cittadini e individui non avremo il principio della sovranità del popolo ma avremo una partitocrazia o al limite estremo una dittatura.Noi scambiamo con gli altri dei mezzi, non condividiamo i fini con gli altri, normalmente poniamo in essere degli atti cooperativi con delle persone a noi sconosciute che perseguono fini che noi non sappiamo e che se anche sapessimo potremmo non condividere. Quando acquisto una barca o un autovettura il negozio giuridico è privato e irrilevante, non sono tenuto a dire la ragione del mio acquisto come il venditore non è tenuto a dire cosa ne farà del denaro; ne deriva che noi scambiamo intenzionalmente dei mezzi e cooperiamo verso i fini altrui che non conosciamo in via inintenzionale.
La nostra azione ha così due dimensioni, ciò che facciamo direttamente per noi e ciò che facciamo indirettamente per gli altri cooperando verso fini altrui.
E qui entra in gioco il volontariato e le associazioni nel sociale come freno al potere!Se noi consideriamo la società qualcosa di diverso dagli individui, la reifichiamo facendola divenire un soggetto e cadiamo nel tranello di andar a cercare il punto di vista della società perdendo la prospettiva dell’individuo, annullando la scale individuale delle priorità e delle preferenze e consegnamo al politico il potere di decidere per noi.
Se consideriamo il punto di vista della società diamo autonomamente il potere a qualcuno o ad un gruppo politico che sulla base delle proprie priorità le associa a quelle della società nel suo complesso, trasformando le nostre azioni nella loro volontà. Non è la società la conseguenza delle azioni umane ma rendendola soggetto le azioni umane divengono una conseguenza di questa attratta entità.Bisogna tener presente sempre che la società è il nome che noi diamo alla cooperazione tra gli individui, essa non è qualcosa di distinto e avulso dall’individuo, sono le relazioni e la qualità nella loro interazione che fanno crescere il senso di comunità che determina i confini della società.
A questo punto sorge il problema di come realizzare i nostri progetti e si possono realizzare sempre se ciascuno di noi abbia la disponibilità di risorse perché se esse sono tutte accaparrate da un sistema centrale non si hanno i mezzi per poter raggiungere i propri fini, oggi noi stiamo facendo questa riunione ma se tutti i mezzi fossero nelle mani di un’unica entità non potremmo farlo se i contenuti che veicoliamo non è accetto a chi decide. Chi detiene tutti i mezzi determina tutti i fini.
È il diritto che rende compatibili le azioni umane, le nostre con quelle degli altri, delimitando i confini delle nostre azioni. Il diritto che accorda facoltà e impone degli obblighi, è il governo della legge al quale politica e cittadini devono sottoporsi.
Il governo degli uomini annulla la libertà individuale, il governo del diritto pone in esser la democrazia ed in questo preciso momento sono il volontariato sociale e le associazioni che ne derivano che devono, a mio avviso, all’unisono come base comune produrre azioni che hanno come conseguenze norme come logos nella Polis. La sovranità del popolo! -
Grazie per la riflessione PJ,
Mi pare che si potrebbe esprimerlo anche nel dire:
– il bene della collettività , avvantaggia tutti coloro che fanno parte della collettività: Per questo gli individui fanno bene a preseguire il bene collettivo, di cui loro sarebbero anche i beneficiari .Le api, le formiche ed anche altri animali capiscono bene questo concetto. Lo capiscono anche gli uomini, ma presso noi esseri umani il problema e’ reso difficile per il fatto che le collettività cambiano piu’ rapidamente nel tempo che non … gli alveari … i formicai … ed anche di più che non le tribu’ dei cavernicoli alle cui dimensioni siamo ancora legati.
Per questo spesso la collettività di cui facciamo parte non ci risulta “intuitiva”, come lo e’ la famiglia … la tribu’ … ormai la collettività è l’insieme dell’umanita’.
E non solo: l’umanita’ fa parte di una collettività piu’ estesa ancora: il regno animale, che stiamo distruggendo e, facendolo, distruggiamo noi stessi.Il tema merita riflessione.
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