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- Questo topic ha 7 risposte, 4 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 6 anni, 3 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Cari amici,
Come mi pareva, vista la firma (che serviva per prendere i contatti) il testo lo avevamo discusso (anche se forse rapidamente) ed approvato.Lo rimetto qui di seguito:
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Democrazia diretta nell’antica Roma repubblicana.
SPQR : Senatus PopulusQue Romanus , « Il Senato ed il popolo
romano ».
Prima che ad Atene la democrazia diretta si è sviluppata a Roma
Il sistema politico della Roma repubblicana, di cui diversi aspetti erano già stati sviluppati
durante il periodo detto della Monarchia (dove però il «Re » era una carica a vita elettiva e
non ereditaria), prevedeva un Senato costituito da anziani magistrati, vale a dire da persone
che avevano ricoperto cariche elettive in ruoli esecutivi (consoli, pretori, edili, questori, tribuni,
ecc.).
Il Senato quindi, essendo costituito da persone che avvano occupato precedentemente
cariche elettive (le « magistrature ») era eletto, indirettamente, dai cittadini stessi.
Il sistema democratico della Roma repubblicana, fu in costante evoluzione durante i 5 secoli
della sua vita (510 a.C. – 30 a.C).
Nell’arco della storia e soprattutto nei primi secoli del periodo repubblicano si può identificare
la tendenza alla distribuzione del potere tra le diverse categorie dei cittadini, e quindi alla
riduzione della supremazia dei patrizi (presente nei primi anni della repubblica)..
Si ebbero non solo Consoli, ma anche « Dictator » plebei (Nel 356 venne ammesso alla carica
di « Dictator » il primo plebeo nella persona di C. Marcius Rutilius, nominato dal console
plebeo M. Popilius Laenas).
Il cittadino romano era impegnato per molta parte del suo tempo nella attività politica
attraverso assemblee cittadine dette « Comizi ».
Circa la metà dei giorni dell’anno erano qualificati dal calendario romano come “dies
comitiales”, giorni nei quali era possibile tenere assemblee pubbliche.
Il cittadino partecipava alle assemblee per:
– eleggere direttamente i responsabili della pubblica amministrazione: dai presidenti del
consiglio (almeno 2), ai ministri, ai prefetti, ai questori, ai giudici, ai procuratori, ecc.
– approvare le leggi
– giudicare alcuni casi di rilevante importanza.
Potevano partecipare alle assemblee i cittadini maschi maggiorenni (di età superiore a 16
anni). Erano esclusi gli stranieri, anche se residenti, gli schiavi, le donne.
Esistevano tre assemblee:
– i “comitia curiata”, dove i cittadini partecipavano divisi in 30 curie, raggruppamenti di
diverse gentes, a loro volta raggruppamenti di famiglie;
– i “comitia tributa”, dove i cittadini partecipavano divisi in 35 tribù, raggruppamenti su base
territoriale;
– i “comitia centuriata”, dove i cittadini partecipavano divisi in 193 centuriae, raggruppamenti
sulla base del censo e dell’età.
All’interno dei raggruppamenti, una sorta di circoscrizioni elettorali, vigeva il principio una testa
un voto.
I raggruppamenti non erano omogenei numericamente. Ad esempio metà delle centuriae era
di giovani (dai 17 ai 46 anni) e metà di anziani (superiori ai 46 anni). Il diverso « peso » del
voto dei cittadini può risultare in contrasto con la sensibilità democratica oggi diffusa, ma
occorre considerare il fatto che in tal modo si teneva conto della maggiore esperienza degli
anziani.
I risultati delle votazioni erano a maggioranza su base circoscrizionale (una circoscrizione un
voto).
Venne assicurata la segretezza del voto per evitare brogli elettorali.
Il Senato fu costituito per gran parte del periodo repubblicano da 300 membri a vita. I senatori
erano ex amministratori pubblici che venivano inseriti di diritto nelle liste senatoriali. Ma poiché
gli amministratori erano eletti dal popolo, non poteva entrare in Senato se non chi era stato
eletto dal popolo.
Il Senato non poteva legiferare, ma solo preparare le leggi che poi le assemblee avrebbero
approvato o respinto.
Il popolo poteva anche approvare delle leggi nei “comitia tributa” senza l’intervento del Senato.
Le regole democratiche cambiarono durante tutto il periodo Repubblicano, ma molto in fretta
venne definita l’estrazione a sorte della prima delle assemblee che doveva esprimersi.
Questa assemblea (Comizio) veniva definita: “Prerogativa”.
In base a questo sistema fondamentalmente pluri-camerale le leggi erano virtualmente votate
dalla totalità dei cittadini (definiti come: maschi in età matura ed in stato libero). Mediante i
Comizi tributi e la magistratura dei “Tribuni del popolo” i cittadini godevano anche del diritto di
iniziativa legislativo: oltre che approvare o respingere leggi proposte dal Senato, potevano
proporne.
Il termine SPQR (Senatus PopulusQue Romanus) ha un contenuto molto concreto e descrive
un sistema di democrazia diretta simile allo strumento di democrazia diretta oggi conosciuto
come il « Referendum Obbligatorio » quando la legge era di iniziativa senatoriale, oppure le
« Leggi di iniziativa popolare » quando erano frutto dell’iniziativa dei « Comizi tributi ».
di Leonello Zaquini
Per : Piudemocraziaitalia.
Contributo per il Global forum
Le Locle 13.06.2018
Bibliografia essenziale.
1 – Claude Nicolet,, « Le Métier de citoyen dans la Rome républicaine », Gallimard, 1976.
2 – Antonio Guarino « La democrazia a Roma », Liguori, 1983.
3 – Mario Pani « La politica in Roma antica. Cultura e prassi », Carocci, 1997
4 – Mario Pani « La socetà e le istitizioni di Roma antica », Carocci, 2005
5 – Mario Pani « La repubbica Romana », Il Mulino, 2010.
6 – http://www.maat.it/livello2/roma-leggi-elettorali.htm -
Ho anche la verisione .pdf (uoaginata meglio che qui sopra) che avevo utilizzato per le spedizioni
- Questa risposta è stata modificata 6 anni, 4 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Io ho il libro di Umbero Vincenzi «La Costituzione di Roma antica» Editori Laterza.
Sostanzialmente dice le stesse cose del testo proposto.
L’essenziale è l’educazione dei giovani alla pro re pubblica un codice etico che controllava la corruzione, ma anche le leggi servivano a limitare la possibilità della presa di potere incondizionato.
La libertà vista come libertà dalla tirannia è in difesa del popolo romano perché già allora gli eletti operavano per la res pubblica e rappresentavano tutto il popolo romano.
Peccato che non è durata a lungo anche se tutto questo serviva per avere un esercito potente e disciplinato, a vincere battaglie ed accumulare ricchezze.
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Grazie del commento Roberto,
Non ho letto il libro che citi, ma mi fa piacere che confermi la estrema sintesi, del testo che ho proposto.
Se sei d’accordo e confermi la essenza della coerenza tra i testi aggiungerei nella bbliografia il testo che hai citato:
Umbero Vincenzi «La Costituzione di Roma antica» Editori Laterza.
= = =
Forse non serve tanto ma aggingo delle considerazioni.Quanto alla durata dell’ “esperimento” romano certo non e’ stato “eterno” , e poi va detto che anche nel corso della storia repubblicana ci sono stati alti e bassi … degenerazioni e riprese … ovviamente.
Per altro quantomeno “formalmente” si e’ trattato di 500 anni: dal 509 al 31 a.c.
Non e’ pochissimo.Molto di piu’ che non l’antica grecia.
Inoltre siccome l’impero non ha cancellato radicalmente le strutture repubblicane (pur eliminandole nei fatti, ma cnservandole nella forma), la “tadizione democratica romana” ha:
– “contaminato” ( ritengo beneficamente) le istituzioni repubblicane dei liberi comuni medioevali, tra i quali: Venezia, Verona, Milano … . Dove si usava la “democrazia diretta medioevale”.
– da quelli la “contaminazione” e’ probabilmente passata in Svizzera (1231, primo resoconto della Landsgemeinde: il “concio” o “agora'” di Verona, Venezia … ecc ecc).
– La tradizione repubblicana romana ha “contaminato” la rivoluzione francese dove e’ nata la “democrazia diretta moderna” (Costituzione montagnarda del ’93, Condorcet).
– la rivoluzione francese ha stimolato il miglioramento e la messa in pratica della democrazia diretta moderna in Svizzera.Mi pare questo il probabile “curriculum storico” della idea della democrazia diretta moderna che a me pare piu’ vicina per diverse ragioni all’esempio romano che a quello ateniese.
- Questa risposta è stata modificata 6 anni, 4 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Ripropongo anche qui – come già fatto in altro post sempre su questo forum – quelle che sono le mie info sulla Democrazia Ateniese – presumibilmente tratte da fonti scientifiche acclarate -, eccole:
Come non molti sanno, il termine democrazia proviene dal greco (krátos del démos, ossia dominio del popolo) e descrive in modo appassionante e preciso quella meravigliosa trasformazione nella gestione del potere che Atene ha regalato all’umanità intorno al 500 a.C., e che da allora è la pietra angolare sulla quale è costruita la nostra civiltà. Forse meno noto è che da allora a oggi il concetto stesso di democrazia, e quindi il sistema con cui il popolo manifesta il suo potere, si è molto trasformato. Al punto che se un ateniese del periodo classico si risvegliasse oggi in una qualunque nazione «democratica» del mondo – molto probabilmente con eccezione della Svizzera, aggiungerei io! –, avrebbe grandi difficoltà a riconoscere anche soltanto delle affinità con il sistema di governo al quale era abituato.
Il corpo sovrano della democrazia ateniese era costituito dalla cosiddetta assemblea (ecclesía), formata da tutti i cittadini con più di diciotto anni di età. Le sue decisioni, prese a maggioranza, avevano valore definitivo sulle attività legislative e di governo. In poche parole quella ateniese era una democrazia diretta, con una gestione del potere che non prevedeva alcun intermediario. Una differenza enorme rispetto ai sistemi cui siamo abituati noi, e che più correttamente prendono il nome di democrazia rappresentativa.
Sembrerebbe che la datazione sia coincidente con quella di origine “romana”, aldilà di qualche metodologia di forma, molto più affine in termini applicativo-decisionali, e quindi strumentali, all’attuale concezione, espressione ed applicazione della Democrazia Diretta moderna.
- Questa risposta è stata modificata 6 anni, 4 mesi fa da Pasqualino Allegro.
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Roberto, puoi citare le fonti a cui ti riferisci per l’antica Grecia ??
grazie
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All’ebook:
Plant Revolution: Le piante hanno già inventato il nostro futuro
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Cari amici e caro Pasquale,
il confronto tra le democrazia Ateneise- Romana porebbe essere un interessante argomento di discussione.
Ma lo affronterei, semmai, quando il global forum si terra’ ad Atene.
Visto che tra poche settianie ci troveremo a Roma cercherei di definire il testo adatto per l’evento di Roma.
Non pare opporno anche a voi?
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