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- Questo topic ha 13 risposte, 7 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 2 anni, 12 mesi fa da Leonello Zaquini.
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INFORMAZIONE LIBERA ED INDIPENDENTE COME SERVIZIO PUBBLICO
Classifica: 11°
Contrariamente allo stato attuale, nel quale l’informazione è gestita dall’alto e risponde a regole di mercato, proponiamo che l’informazione sia gestita come servizio pubblico, nel senso che sia: di tutti e per tutti, trasparente e aperta a tutti. I cittadini devono esserne contemporaneamente produttori, fruitori e finanziatori. Inoltre devono poter esercitare un controllo sulla qualità del servizio.
Occorre che l’informazione sia “libera” da influenze politiche o di parte.
Questi obiettivi possono essere raggiunti con una opportuna legislazione che preveda che gli enti pubblici siano sotto controllo democratico da parte dei cittadini. Esempio : il pagamento del canone RAI dovrebbe dare diritto a partecipare alla elezione del CDA della RAI.
I servizi e/o i media privati dovrebbero essere chiaramente indicati come tali e dovrebbero comunque essere affiancati da strumenti di controllo della qualità del servizio, gestito dai fruitori del servizio, in modo che possano giudicare ed incidere sulla qualità dell’informazione di cui sovvenzionano l’esistenza ( anche se indirettamente).
Comuni ed enti locali dovrebbero offrire un «servizio pubblico» che :
– risponda a domande, su richiesta, ed informi chiunque su qualunque tema purchè legittimo.
– istruisca ed aiuti all’uso ed al controllo degli strumenti e dei canali di informazione.L’informazione ed il controllo della sua qualità sono strumenti indispensabili per la democrazia e per la qualità delle decisioni collettive prese democraticamente.
Purtroppo nel mondo intero il problema resta aperto ed in gran parte irrisolto. L’Italia si colloca al 52° posto nella graduatoria secondo la classifica di «Reporter sans frontières».
= = =
Inserito docStanza videoconferenza:
06/03/2021
Occorre definire il modo in cui l’informazione deve essere erogata ai cittadini.
Libera ed indipendente.
Cosa significa ?
Occorre che l’informazione sia “libera” da influenze politiche o di parte.
Che ci sia informazione reale, non solo certe informazioni (quindi di parte, cioè solo di alcuni),
tutte le notizie vanno date senza interpretazione.
“Indipendente” che non dipenda da persone esterne che possano influire sul tipo di informazione da divulgare, anche lo stesso direttore di giornale, dovrebbe NON bloccare alcuna informazione.
Il direttore dovrebbe dare una linea e decidere cosa mettere in prima pagina, ma ogni notizia va data.
Tutti i cittadini debbono avere diritto di accesso alla rete Internet, in condizioni di parità.
Il servizio di informazione deve essere trasparente e aperto a tutti.
I vantaggi sono che tutti i cittadini sono regolarmente informati dei fatti e possono decidere da soli cosa è utile o meno.
Sapere è sempre utile, essere informati è utile. Perché il cittadino sapendo , può decidere di testa sua, NON sapendo, avendo informazioni parziali, non decide con piena coscienza.
Sarebbe giusto che i cittadini possano giudicare la qualità dell’informazione e sottoporre temi nelle reti di cui sovvenzionano l’esistenza.
L’Italia è ai posti più bassi nelle classifiche mondiali sul tipo di informazione indipendente, al livello di Uganda e simili, almeno fino allo scorso anno.
Per la Libertà di Informazione, secondo la classifica di REPORTERS SANS FRONTIERS, ci pone al 52mo posto, siamo saliti di 25 posti nell’ultimo anno, ma c’è ancora tanta strada da fare.
- Questo topic è stato modificato 3 anni, 10 mesi fa da portavoce. Motivo: link videoconferenza
- Questo topic è stato modificato 3 anni, 8 mesi fa da portavoce.
- Questo topic è stato modificato 3 anni, 7 mesi fa da Leonello Zaquini. Motivo: Inserito nel doc "fare il cambiamento"
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Il tema e’ molto importante.
Era stato discusso in una lunga discussione in un MeetUp, ed era stato redatto un testo, redatto con il “metodo del conseno”.
Lo si trova qui:
Fai clic per accedere a ILI_short_OffDem-v4.pdf
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 8 mesi fa da portavoce.
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Condivido i contenuti della relazione postata. Credo che abbia il limite di ipotizzare un controllo su chi gestisce tali strumenti e sui loro contenuti che quanto meno non siano fake news da censurare e prevedere di sanzionarle con strutture di controllo. Credo che possa essere più praticabile creare canali informativi che utilizzino le varie opportunità dei media e gestito da comitati con presenza di eletti nominati/estratti a sorte che garantiscano terzietà e competenza, sostenuti da risorse pubbliche. Una Rai non lottizzata che si affianca all’interno della attuale gestione ritenendo che qualora tentassimo di riformarla, troveremmo interessi consolidati che renderebbero con quasi certezza impossibile il tentativo. Ipotesi di sostenere iniziative anche private e senza fini di lucro o che accettano un protocollo che garantisca la qualità della informazione nei loro contenuti.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 9 mesi fa da Erminio Ressegotti.
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Questo testo, trovato in rete, puo’ essere interessante:
= = =Nel 2003, parlando alla Camera dei Deputati, Luciano Violante, Capogruppo dei DS, pronunciò queste parole: «Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessione e durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte». Fassino gli sedeva accanto.
Nonostante la connivenza, la complicità, direi il favoreggiamento di quella sinistra nei confronti della Fininvest, la pubblica opinione, quantomeno una parte di essa, si schierò contro i conflitti di interesse di Berlusconi. C’era chi si indignava, chi reputava che un tale accentramento di potere mediatico in poche mani fosse un pericolo per la democrazia. C’era chi lottava per la libertà di stampa e chi riteneva che risolvere i conflitti di interessi fosse la priorità del Paese. Molti di questo scrivevano su Repubblica e L’Espresso, si vantavano del loro coraggio e canzonavano non solo i giornali di B. ma anche quelli della famiglia Agnelli, in quanto voce dei padroni.
Da allora l’Italia è cambiata.
La Repubblica, La Stampa, Il Tirreno, Il Mattino di Padova, Il Secolo XIX, La Nuova Sardegna, Il Messaggero veneto, Il Piccolo di Trieste, La Gazzetta di Mantova, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, L’Huffington Post, Business Insider Italia, Mashable Italia, Il Corriere delle Alpi, La Nuova Ferrara, La Nuova Venezia. E poi e L’Espresso, Limes, Micromega, Radio Capital, Radio Deejay e molte altre testate radio, webRadio, webTv e siti internet hanno un unico padrone: John Elkann.
Pochi mesi fa EXOR, holding finanziaria olandese della famiglia Elkann, si è assicurata il controllo del gruppo editoriale GEDI che apparteneva a De Benedetti. EXOR è proprietaria anche di FCA (Fiat Chrysler Automobiles, sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra), Juventus FC, Ferrari, The Economist (famosissimo settimanale inglese). Gli Elkann non sono editori puri. I loro business più importanti non sono i media eppure i media gli occorrono.
I giornali sono in crisi, crollano le vendite e molti giornalisti – anche loro, così come i lettori, vittime dei media moderni – vengono messi in cassa integrazione. Eppure i giornali hanno ancora un potere: quello di influenzare il dibattito pubblico. Telegiornali e talk-show costruiscono le loro scalette sulle prime pagine dei giornali. Che siano notizie vere o false poco importa. Nei programmi di approfondimento politico molte domande si basano sulla rassegna stampa del giorno. E così “piazzare” un tema alternativo nel dibattito pubblico è sempre impresa ardua. E’ quello che sta facendo il gruppo GEDI, uno dei principali sponsor del governo Draghi.
Qual è la differenza tra il gruppo Elkann del 2020 ed il gruppo Berlusconi degli anni ’90? E’ vero, Berlusconi aveva le televisioni (in regime di concessione pubblica e questo è sicuramente un aggravante). Ma oggi ci sono gli smartphone. Provate a sommare i follower sui social network di tutti i prodotti editoriali che fanno capo agli Elkann. Sono oltre 13 milioni. Anche molti di voi, magari senza saperlo, avete messo un like ad una pagina che di fatto appartiene alla EXOR, un gruppo finanziario con sede ad Amsterdam che sa trasformare un gruppo editoriale in un gruppo di potere. Esattamente quel che fece Berlusconi. Il berlusconismo ha vinto perché si è moltiplicato. La vittoria del berlusconismo si è consumata nei silenzi di chi un tempo si indignava per la Fininvest ma che adesso abbassa la testa davanti agli Elkann. La vittoria del berlusconismo si è consumata nella progressiva narcosi della pubblica opinione ad opera di un unico grande “giornalone” che vede nella monumentale concentrazione mediatica la sua ragion d’essere. Il berlusconismo ha vinto con la sindrome di Arcore (cit. Giovanni Valentini, ex-direttore dell’Espresso) che ha colpito via via le vittime della mala-informazione convincendole ad innamorarsi dei sicari della libertà di stampa come succede ad alcuni prigionieri con i propri carcerieri.
E così l’eccezione è diventata la regola. Salvo rari e meritevoli casi i principali gruppi editoriali italiani sono gruppi padronali che appartengono ad editori impuri i cui principali interessi economici e finanziari sono estranei all’editoria. Ed un tale accentramento deve essere proibito per legge.
Oggi la pubblica opinione è distratta. Dall’infodemia, dal gossip politico e dalle infinite campagne sulla “fake-news” che cercano di far credere che il problema principale del sistema mediatico siano le balle. Le balle, ahimè, ci sono sempre state. Una tale concentrazione di potere no. Capisci che l’establishment mediatico, e quindi politico-finanziario, sta vincendo quando si sente pronunciare più “fake-news” che “conflitto di interessi”. Capisci che l’establishment mediatico, e quindi politico-finanziario, sta vincendo quando chi ha il coraggio di prendere posizione è la solita, sparuta, minoranza.
= = =
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3530097833768922&id=299413980170673- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 9 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Oggi videconfernza ore 13.30/14.25
punto 4:
“Informazione libera ed indipendente come servizio pubblico”la video conferenza al link
https://meet.jit.si/piudemocraziaitalia_04 -
pietro.muniSpettatore
<p style=”text-align: center;”>Informazione come servizio pubblico</p>
<p style=”text-align: center;”>(Mia sintetica opinione sul tema, in aggiunga al testo di base, che condivido)</p>
La Repubblica riconosca quanto segue:- L’informazione è di tutti e per tutti.
- Il servizio di informazione deve essere trasparente e aperto a tutti.
- I cittadini devono esserne contemporaneamente produttori, fruitori e finanziatori.
- Tutti i cittadini debbono avere diritto di accesso alla rete Internet, in condizioni di parità.
- Ogni Comunità deve erogare gratuitamente un servizio d’informazione su fatti di pubblico interesse.
- Ogni cittadino può richiedere, a pagamento, presso il proprio comune, qualunque altro tipo di informazione, anche a titolo di esclusivo interesse privato.
Ogni Comunità locale dovrebbe essere dotata di un proprio Centro per l’informazione svolgente le seguenti funzioni:
- raccogliere e ordinare le informazioni che provengono dai cittadini;
- erogare un servizio di informazione di base gratuito e aperto a tutti;
- fornire un servizio supplementare di informazione a pagamento, su richiesta di chiunque e su qualsiasi tema, purché lecito;
- controllare l’attendibilità delle informazioni, da chiunque vengano diffuse;
- comminare sanzioni a chiunque propali informazioni false o infondate;
- assistere ed educare i cittadini nella gestione dell’informazione.
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Contributo all’ABSTRACT:
Va ipotizzata una formula che permetta alla Società Civile di poter contare su di una “rete” di tv e radio indipendenti (finanche a livello di blogger molto seguiti), via etere e via web, che diano la massima visibilità alle iniziative che riguardano la popolazione dell’intera nazione.
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ABSTRACT – la mia proposta
Con:
1- in cosa consiste la proposta..
2- i vantaggi.
3- se e dove esiste già in qualche forma.tema 1 – “Informazione libera ed indipendente come servizio pubblico”
1- in cosa consiste la proposta:
Occorre definire il modo in cui l’informazione deve essere erogata ai cittadini.
Libera ed indipendente.
Cosa significa ?
Occorre che l’informazione sia “libera” da influenze politiche o di parte.
Che ci sia informazione reale, non solo certe informazioni (quindi di parte, cioè solo di alcuni),
tutte le notizie vanno date senza interpretazione.
“Indipendente” che non dipenda da persone esterne che possano influire sul tipo di informazione da divulgare, anche lo stesso direttore di giornale, dovrebbe NON bloccare alcuna informazione.
Il direttore dovrebbe dare una linea e decidere cosa mettere in prima pagina, ma ogni notizia va data.
Tutti i cittadini debbono avere diritto di accesso alla rete Internet, in condizioni di parità.
Il servizio di informazione deve essere trasparente e aperto a tutti.
2- VANTAGGI:
i vantaggi sono che tutti i cittadini sono regolarmente informati dei fatti e possono decidere da soli cosa è utile o meno.
Sapere è sempre utile, essere informati è utile. Perché il cittadino sapendo , può decidere di testa sua, NON sapendo, avendo informazioni parziali, non decide con piena coscienza.
Sarebbe giusto che i cittadini possano giudicare la qualità dell’informazione e sottoporre temi nelle reti di cui sovvenzionano l’esistenza.
3- Dove esiste:
in tutte le democrazie di maggiore visibilità, l’informazione è indipendente .
L’Italia è ai posti più bassi nelle classifiche mondiali sul tipo di informazione indipendente, al livello di Uganda e simili, almeno fino allo scorso anno.
Per la Libertà di Informazione, secondo la classifica di REPORTERS SANS FRONTIERS, ci pone al 52mo posto, siamo saliti di 25 posti nell’ultimo anno, ma c’è ancora tanta strada da fare.
A partire dalla “descrizione breve/abstract” ,
Organizzare il lavoro successivo di:
– definizione dettagliata del punto. cercheremo di redarre un documento finale di 2 o 3 pagina o quante ne servono, da presentare ai cittadini e alle istituzioni.– azioni di rivendicazione del punto. Individuare modi e strumenti, per promuoverli e sostenerli.
– contatti possibili per fare avanzare il punto.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 8 mesi fa da Nicola. Motivo: miglioramenti
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 8 mesi fa da Nicola. Motivo: Aggiunta frase prendeo il siggeriemnto di Guido
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 8 mesi fa da Nicola. Motivo: secondo miglioramento preso dal posto di Pietro
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Contributo per l’Abstract (su idea di Giuseppe Fedele, Leo Zaquini e Pietro Muni):
Sarebbe giusto che i cittadini possano giudicare la qualità dell’informazione e sottoporre temi nelle reti di cui sovvenzionano l’esistenza.
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Grazie per la riunione del 01-03-21,
Ho trovato interessante e stimolante la risitnzione di Pietro:
– informazione a pioggia.
– informazione su domanda.Dal secondo punto deriverebbe la possibiita’ di configurare una rivendicazione specifica:
– attivare un servizio pubblico, a partire dal livello comunale , ( e penso utile che sia esteso ad altri livelli) che : risponda a domande su richiesta ed “informi su domanda”.
inoltre lo stesso ufficio, potrebbe / dovrebbe:
– istruire all’uso di strumenti di informazione ed alla loro gestione.= = =
Come dicevo nella runione, sempre nel MeetUp “Officina demcorazia si era discusso ed approvto un testo che, anche se pensato in generale per altri servizi pubbici, potrebbe essere applicato ai servizi pubblici per la gestione dell’informazione.Qui il socumento finale, nel quale si descrive il CQ ( Comitato di Qualità) a cui accennavo drante la runione:
Fai clic per accedere a Officina_ServiziEfficienti%20v%2020130504.pdf
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Giuseppe_FPartecipante
Io ho trovato interessanti due punti:</p>
1) il canone e la pubblicità Rai citati da Nicola
e
2) sviluppare un network “alternativo” al mainstream attuale collegando TV e radio locali, sicuramente più vicine ai cittadini
Mi piacerebbe approfondire e trovare soluzioni:
riguardo il punto 1) eliminare il canone? oppure eliminare la pubblicità ch’è propria delle TV commerciali? Scorporare il canone dalle fatture dell’energia elettrica?
riguardo invece il punto 2) come fare sistema? è difficile. come renderlo sostenibile? pubblicità?
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 8 mesi fa da Giuseppe_F.
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Sulla base delle indicazioni e delle discussioni svolte,
cerco di integrarle in un testo omogeneo come stuttura agli altri.
= = =
Cerco di integrare parti della proposta di Pietro ( messaggio successivo), in grassetto ne seguito= = =
INFORMAZIONE LIBERA ED INDIPENDENTE COME SERVIZIO PUBBLICO
Contrariamente allo stato attuale, nel quale l’informazione è gestita dall’alto e risponde a regole di mercato, proponamo che l’informazione sia gestita come servizio pubblico, nel senso che sia: di tutti e per tutti, trasparente e aperta a tutti. I cittadini devono esserne contemporaneamente produttori, fruitori e finanziatori. Inoltre devono poter esercitare un controllo sulla qualità del servizio.
Occorre che l’informazione sia “libera” da influenze politiche o di parte.
Questi obiettivi possono essere raggiunti con una opportuna legislazione che preveda che gli enti pubblici siano sotto controllo democratico da parte dei cittadini. Esempio : il pagamento del canone RAI dovrebbe dare diritto a partecipare alla elezione del CDA della RAI.
I servizi e/o i media privati dovrebbero essere chiaramente indicati come tali e dovrebbero comunque essere affiancati da strumenti di controllo della qualità del servizio, gestito dai fruitori del servizio, in modo che possano giudicare ed incidere sulla qualità dell’informazione di cui sovvenzionano l’esistenza ( anche se indirettamente).
Comuni ed enti locali dovrebbero offrire un «servizio pubblico» che :
– risponda a domande, su richiesta, ed informi chiunque su qualunque tema purchè legittimo.
– istruisca ed aiuti all’uso ed al controllo degli strumenti e dei canali di informazione.L’informazione ed il controllo della sua qualità sono strumenti indispensabili per la democrazia e per la qualità delle decisioni collettive prese democraticamente.
Purtroppo nel mondo intero il problema resta aperto ed in gran parte irrisolto. L’Italia si colloca al 52° posto nella graduatoria secondo la classifica di «Reporter sans frontières».
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 7 mesi fa da Leonello Zaquini.
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pietro.muniSpettatore
L’informazione com’è
Oggi l’informazione è decisa dall’alto e obbedisce alle leggi di mercato. I cittadini possono solo scegliere fra questa o quella notizia offerta dal mercato, ma non possono in alcun modo decidere cosa vogliono sapere. Non solo i cittadini non decidono, ma si trovano anche a doversi districare fra una quantità impressionante di informazioni di ogni genere e colore, spesso senza disporre di un’adeguata capacità di discernimento. Alla fine, senza questa capacità, l’informazione si riduce a mero strumento di potere e il cittadino diventa facilmente manipolabile.L’informazione come dovrebbe essere
Un buon servizio di informazione dovrebbe svolgersi prevalentemente su domanda e avvalersi di una rete di sportelli o centri di assistenza all’informazione dislocati in tutti i comuni, dove ogni cittadino dovrebbe poter portare e ricevere ogni genere di informazione di suo interesse.Il servizio dovrebbe essere finanziato in parte con denaro pubblico in parte col denaro che gli utenti versano secondo l’uso che ne fanno (come già avviene per il gas o l’energia elettrica) oppure con una tassa forfettaria, come già avviene per il canone tv. Dovrebbe essere vietata ogni forma di finanziamento privato.
I vari sportelli dovrebbero accogliere informazioni provenienti da qualunque cittadino disposto ad assumersi la responsabilità di quanto afferma.
I giornalisti di professione dovrebbero limitarsi a svolgere funzioni accessorie, come quella di raccogliere, catalogare e archiviare le informazioni che vengono dai cittadini, per poi redistribuirle secondo domanda, oppure quella di selezionare le informazioni dei cittadini di interesse più generale e pubblicarle sui media col nome dei cittadini estensori, insieme ai rimandi per eventuali approfondimenti, venendo così a configurare un servizio informativo di base.
Ai direttori dei vari organi di informazione si dovrebbe affidare unicamente il compito di amministrare le risorse economiche e umane del proprio mezzo e vigilare sul rispetto della deontologia professionale e delle leggi vigenti.
Supponiamo adesso che un cittadino voglia avere informazioni sull’andamento dell’indice di povertà nel proprio comune negli ultimi dieci anni. Potrebbe farlo in due modi: a) entrare nel sito del servizio e fare da sé la ricerca; b) rivolgersi direttamente al consulente del centro per l’informazione del proprio comune, che potrebbe rispondergli in diversi modi. In caso di risposte ritenute insoddisfacenti, il cittadino potrebbe reiterare la stessa richiesta ad altri centri e ad altri consulenti.
Si potrebbero anche raccogliere in un grande archivio, ad accesso libero per parole chiave, tutte le domande poste dai cittadini con le relative risposte.
Procedendo in questo modo, i cittadini imparerebbero a gestire l’informazione in modo autonomo e critico, sia in entrata che in uscita, e questo non solo li aiuterebbe a prendere decisioni ragionate e responsabili, sia nella propria sfera privata che in ambito pubblico, ma renderebbe anche l’intero sistema sociale e politico più trasparente, serio e funzionale.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 7 mesi fa da pietro.muni.
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Sono commosso nel leggere il messaggio dell’amico Pietro, morto di Covid proprio un mese dopo avere messo il messaggio qui.
= = =
Sul tema intervengo per mettere un link ad un articolo che ho creato nel sito per potere allegare il testo del documento che era stato frutto della discussione sul tema nel MeetUp Officina democrazia.
Nei messaggi precedenti, c’era il link allo stesso testo nel MeetUp, ma i gestori dei MeetUp hanno cancellato tutti gli allegati.Per fortuna quell’articolo ( che era stato frutto di una lnga discussione nel MeetUp) lo avevo salvato.
Lo si trova qui:
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