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Sul tema in oggetto, qui di seguito un mio e mail in risposta ad uno precedente ( che sintetizzo ma non riporto qui, per ragioni di correttezza).
= = =
Caro Nicola, cari amici,Leggendo, mi pare di avere la risposta a quello che definisci il tuo “dubbio principale”: ” Abrogazione o cambiamento”.
In Italia attualmente gli strumenti di democrazia diretta sono i seguenti:
1- Referendum abrogativo ( iniziativa popolare mediante raccolta firme – voto popolare con quorum partecipativo 50%).
2- Referendum costituzionale ( iniziativa parlamentare oppure popolare mediante raccolta firme – voto popolare senza quorum).
3- Legge di iiziativa popolare a voto parlamentare ( iniziativa popolare mediante raccolta firme – voto parlamentare).Da quanto leggo ( grazie per i link) il “Referendum Giustizia” sarebbero sei : “1- Referendum abrogativo” per abrogare sei leggi diverse sul tema della giustizia.
I propositori propongono di abrogare leggi esistenti.Per invitare a raccogliere le firme, e forse sperando di raccoglierne di piu’, i propositori pero’ accompagnano la motivazione della abrogazione con la descrizione di quello che loro vorrebbero che fosse messo al posto della legge abrogata.
A prescindere da commenti sulle loro idee di controproposte, il loro atteggiamento mi pare volutamente confusionario e quindi mi pare un: IMBROGLIO.
Penso che ci si debba impegnare a fare chiarezza e spiegare che il potere di abrogare leggi e’ di certo opportuno che esista, ma che questo non autorizza a presentare la proposta di abrogazione come proposta legislativa, dato che sono due cose diverse.
Potrebbe essere anche l’occasione per noi di rivendicare la “legge di iniziativa popolare a voto popolare ” ( detta scorrettamente a confusioariamente ” referendum propositivo” … espressione che genera anche equivoci: una legge non e’ una proposta), oppure anche rivendicare l’obbligatorieta’ di trattare la ” leggi di iniziativa popolare a voto parlamentare”, leggi che come sappiamo vengono di regola cestinate senza nemmeno discussione parlamentare.
Potremmo propagandare la proposta della Senatrice Adamo ( PD, 2008) che proponeva:
– se dopo X tempo ( 18 mesi, mi pare che fosse) la legge di iniziativa popolare non e’ discussa in parlamento, passa al voto popolare e diventa :
LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE A VOTO POPOLARE ( legge, non “proposta”).Anche quella proposta della Adamo e’ stata cestinata, e subito dopo hanno “cestinato” anche la Adamo stessa che non e’ stata piu’ presentanta nelle liste di nessun partito.
Propongo di discuterne e farne discutere. Grazie per l’attenzione.
Ciao.Leonello
PS – carico il tutto nel forum.
In questo modo possiamo proseguire la discussione in modo pubblico.= ==
in questi giorni si parla del Referendum sulla Giustizia.Qui dei link:
https://www.eumans.eu/agora/viewtopic.php?f=15&t=122
Qui forse è meglio, articolo del il post:
https://www.ilpost.it/2021/06/21/i-referendum-sulla-giustizia-di-lega-e-radicali/
Masce un dubbio: pare siano non delle richieste di abrogazione ma di cambiamento, quindi proposte, ma senza il Referendum Propositivo, come è possibile ciò ?
.= = =
..le domande referendarie:I quesiti depositati da Lega e Radicali sono sei.
1- Il primo riguarda la responsabilità civile dei magistrati. Oggi la legge prevede che un cittadino danneggiato da una sentenza possa rivalersi contro lo stato, ma non possa chiamare in causa direttamente il magistrato. Il quesito chiede la modifica di questa normativa prevedendo che il cittadino possa chiedere il risarcimento dei danni direttamente a un magistrato.
2- Il secondo referendum interviene sulla separazione delle carriere, questione di cui si è occupata anche la commissione ministeriale di esperti nominata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia e che ha elaborato una serie di indicazioni sulla base delle quali il governo presenterà delle proposte di modifica al disegno di legge già all’esame della Camera.
Sulla separazione delle carriere, la commissione ha proposto di limitare a due e non più a quattro le volte in cui si può realizzare il passaggio dalla funzione di pubblico ministero (che è il magistrato che in un processo rappresenta l’accusa) alla funzione di giudice (che è invece chiamato a giudicare ed è dunque super partes), o viceversa. Il quesito del referendum è più restrittivo rispetto alla proposta della commissione ministeriale e prevede di separare nettamente le funzioni di magistrato requirente (pubblico ministero) e magistrato giudicante (giudice): se approvato, a inizio carriera il magistrato dovrà scegliere o per la funzione giudicante o per quella requirente, senza più la possibilità di passare dall’una all’altra.
3- Il terzo quesito riguarda la custodia cautelare, cioè la custodia preventiva a cui un imputato può essere oggi sottoposto prima della sentenza, in base all’articolo 274 del codice di procedura penale, nei casi in cui c’è il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di compimento di nuovi e gravi reati. Il quesito referendario interviene su questi specifici casi, limitando il carcere preventivo alla terza ipotesi di pericolo, e cioè ai soli reati gravi.
4- Il quarto referendum chiede di abolire la legge Severino nella parte in cui prevede la sanzione accessoria dell’incandidabilità e del divieto di ricoprire cariche elettive e di governo dopo una condanna definitiva. Lega e Radicali vogliono superare gli automatismi della legge e lasciare ai giudici la libertà di decidere caso per caso se applicare o no l’interdizione dai pubblici uffici.
5- Il quinto quesito riguarda il requisito della raccolta firme per il magistrato che intende candidarsi al Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno della magistratura. La proposta della commissione ministeriale è di abbassare il numero delle firme, mentre il referendum chiede l’abrogazione della raccolta per evitare che la candidatura venga appoggiata da una corrente interna.
6- L’ultimo quesito interviene sulla valutazione dei magistrati: cioè sui consigli giudiziari, gli organi che hanno il compito di valutare l’operato dei magistrati e che possono essere composti anche da membri non togati (da avvocati, ad esempio), ma nei quali, oggi, solo i membri togati hanno diritto di voto. Lega e Radicali vogliono dare anche ai membri non togati la possibilità di esercitare il diritto di voto sulle valutazioni dei magistrati.
Ciao
Nicola
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