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Task 5: Global direct democracy via tools for transnational citizens participation (Or other task).
Proposal of Workshop: ” Problems encountered in introducing / reinforcing direct democracy in Italy”.
= = =
The introduction or strengthening tools of direct democracy in Italy has found unexpected resistance. Although the DD was one of the main topics supported by the party having the majority in parliament and in the government, despite to the fact that a “minister for direct democracy” had been appointed and he was very active, despite to the fact that important voting had taken place in Parliament, following the crisis of the government and changing the composition of the government, the theme “direct democracy” has disappeared from the programs.
We intend to analyze the causes of the problem.(We intend to involve the former minister for direct democracy, hoping that he will give us explanations)
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Task 1: “The Swiss direct democracy practice in a global context (Or other task).
Proposal of workshop: « Examples et experiences of redaction of the – Official Voter Information Guide – »
= = =
Direct democracy needs tools to be used the best and to achieve more efficient results. Among the most important of these tools
we must consider the “Official Voter Information Guide”. The “Guide” direct democracy tool is explained as follows on the official
state of California website: “This voter guide can help you make informed decisions … It includes impartial and non-partisan analysis
and arguments for and against state-level voting.”In some countries this tool exists, however in other countries the “Official Guide”
is still missing. This is the case of Italy, which is the second country in Europe (after Switzerland)
in calling citizens to vote. In a recent case (a referendum for a constitutional change) some citizens,
in favor and in opposition to the change, have organized themselves in order to draw up a “Guide to electoral information”.
We intend to present this experience and also present an overview of the particularities and methods used in different countries
in the drafting of the “Guide to electoral information”.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 9 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Task 5: Global direct democracy via tools for transnational citizens participation (Or other task).
Proposal of workshop: « Basic idea for a research project on DD performances »
= = =
Direct democracy also exists in nature: “When the swarm of bees choose its future home, it practices the form of democracy known as direct democracy” (Tom Seeley, professor of biology, in his book: “Honeybee democracy”; Ed. Princetown University Press; 2010). During the past 100 million years (since bees appeared) only bees have survived that have adopted a particular method of making this decision. Why ?
Using a metamatic approach based on “genetic algorithms” we could reschedule the “experiment” experienced by honeybees. Using mathematical models, we could also extract information on: which “factors” are most important for a “good decision” (such as: information, communication, attitude to dialogue, level of consensus … etc.). Mathematical models could also be used to create video games intended for educational and entertainment purposes. The workshop aims to be the first step in starting a research project.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 9 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Task 1: The Swiss direct democracy practice in a global context.
Proposal of workshop: « Possible improvements of the Swiss direct democracy system »
= = =
The Swiss direct democracy system is certainly a good example in the world. However, this system could also be improved. We note that in frequent cases, in the world, before the adoption of the instruments of “modern direct democracy”, other instruments more oriented towards “participatory democracy” are preferred as a first step in the direction of an improvement of the traditional “representative democracy”. Unfortunately, Switzerland does not offer a good panorama of practical experiences in instruments of “participatory democracy” such as:
– assemblies of citizens.
– channels of communication between decision makers and citizens.
– media control and neutrality.
– information and transparency of the financial sources of the parties and of the initiatives.
Starting from the experiences in a Swiss city council and taking care of the situation in the Swiss parliament, we intend to explore the possibility of desirable improvements in the Swiss democratic system.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 9 mesi fa da Leonello Zaquini.
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8 Marzo 2020 alle 14:31 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2951 Score: 0Nella versione V7 .
viene corretta la “nota” nel capitolo ” … per il NO” dove al posto di “ERCONOMIA” ci va “ECONOMIA”.
Posibili temi,
Vediamo, per punti:
1- The Swiss direct democracy practice in a global context
= = =
1.a- Si potrebbe raccontare la nostra esperienza del “libretto delle votazioni” ed immaginare come la si potrebbe realizzare in un “global context”.1.b- Si potrebbe immaginare come l’ Europa e l’ ONU potrebbero prendere decisioni interpellando/ coinvolgendo i cittadini. O, quanto meno, come questi potrebbero abrogare decisioni sgradite o come decisioni coinvolgenti i decisori stessi possano e debbano essere ratificate dai cittadini.
1.c – Anche il sistema politico svizzero ha dei limiti. Dei miglioramenti sono possibili. A partire dall’esperienza decennale in un consiglio comunale, ne elenchiamo una lista.
= = =
2- Youth power in the times of climate change
non ho idee.= = =
3- Citizens’ Assemblies to support democracy.3a – mi pare che gli amici della Toscana, dovrebbero poter presentare la loro esperienza. Chiedere a luca
3b – potrei raccontare dei miei sforzi (in gran parte falliti) per introdurre la democrazia partecipativa nelle pratiche di lavoro del mio comune svizzero, ed il fatto che ho ripiegato sulle “tables citoyennes” (un sabato mattina ogni mese in piazza a raccogliere idee e proposte dei cittadini).= = =
4 – E-Voting and technology in modern democracy
Interessante, ma non ho competenze. … chi ne avesse … .= = =
5- Global direct democracy via tools for transnational citizens participationAnche qui: molto interessante, ma …
= = =
L’idea che vorrei proporre io invece purtroppo non mi pare si inquadri in uno dei 5 temi.Cerco di buttarla giu’ almeno come titolo:
– Demostrate the performances of the direct democracy trough empririques approach and also trough the realisation of matematical models and genetic algorithms / basic ideas aiming to the realisation of a resarch projet.
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29 Febbraio 2020 alle 21:34 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2891 Score: 0Ho spedito un e mail all’indirizzatio dei redattori.
Eccolo:= = =
Cari amici,In estremis, grazie all’amico Luca e ad un link ad un articolo al giornale “Il Sole 24 ore”, ho corretto quello che era un errore nel testo del capitolo ” … in breve”, alla nota: “… tentativi di riforma in passato” (l’ultia nota): i tentativi sono stati sette e non sei.
</div>
L’articolo e’ molto chiaro, e non occorre “contarli” (come invece si era dovuto fare, e si era fatto probabilmente un errore).= = =
Informo gli amici del comitato il si delle liberta’, che non ho ancora cancellato la frase che e’ stata criticata nello stesso capitolo ( “… in breve”) alla nota: “effetti”.Ho provato a modificarla, cercando di raccogliere la critica fatta.</div>
Prego tutti di visitare il sito, esaminare il testo in grassetto. Dire se puo’ stare come e’ oppure se preferite altre soluzioni (tra le quali anche: cancellare tutta la frase in grassetto).
= = =
<div>Viste le modifiche, il lavoro di impaginanzione finale (che prevedevamo di fare stasera) lo rinvierei a domani, nel primo pomeriggio.<div>Spero avrete il tempo di fare pervenire i vostri commenti.
Grazie.
Leonello
PS: link.
1) qui il sito all’articolo del “Il sole”:
https://www.ilsole24ore.com/<wbr />art/ritorna-taglio-<wbr />parlamentari-ma-40-anni-hanno-<wbr />fallito-gia-7-tentativi–<wbr />AEAiyG3F2) qui, per vostra comodita’ di lettura, il link alla “versione attuale del libretto”.
https://www.<wbr />piudemocraziaitalia.org/forum/<wbr />topic/versione-attuale-del-<wbr />libretto-sul-taglio- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 9 mesi fa da Leonello Zaquini.
28 Febbraio 2020 alle 22:22 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2877 Score: 0Domani dovremo definire la versione finale.
In attesa di commenti, ho introdotto le modifiche:– mettendo in grassetto le modifiche ai testi (nelle sei pagine iniziali).
– armonizzando l’uso dei caratteri dei commenti a sinistra, maiuscolo e minuscolo nei diversi capitoli.
– aumetando dei commenti a sinistra nel primo capitolo.Nel testo ” … in breve”, una parte del commento “EFFETTI” era piu’ lingo del testo. Ho trasferito parte del commento , nel testo:
“… Viene visto come semplificazione e riduzione di spese o anche come riduzione della rappresentatività”.
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28 Febbraio 2020 alle 21:36 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2871 Score: 0Proposta per “Argomenti per il SI”,
al posto di:
“E’ stato determinante il gruppetto di senatori
della Lega che, dopo aver votato SI’ al taglio nelle 2 votazioni in aula, ha fatto raggiungere la soglia per il referendum,
preferendo far decidere ai cittadini”.Si propone :
” E’ stato determinante il gruppetto di senatori di un partito che … “- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 9 mesi fa da Leonello Zaquini.
28 Febbraio 2020 alle 15:54 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2868 Score: 0Non lo propongono gli amici toscani, ma suggerisco il “relativamente” prima del “secondario” nella prima frase.
Come a dire: ” e’ secondario” … ma un po’ di inportanza comunque ce lo ha … (altrimenti non si capisce e si svaluta il nostro impegno per i NO).
Che ne dici, che ne dite anche di questo?
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28 Febbraio 2020 alle 15:19 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2866 Score: 0Caro Nicola,
La tua proposta a me andrebbe bene, ma il comitato del NO della Toscana, suggeriva il testo che ho riferito al messaggio 2859.
dopo avere eliminato le parti piu’ “polemiche” (ed i nomi … ecc ecc) e’ rimasto un argomento proposto dal quel comitato che effettivamente non mi pare sia presente (quanto meno non lo e’ in modo esplicito) nella parte rimanente del testo.
Mi riferisco alla parte: “un rafforzamento dell’esecutivo, ai danni del legislativo “.
Se mi permetti fonderei la tua versione integrando quelle parole e quel concetto.
Per esempio nel modo seguente:”
Con il SI, favorite tendenze negative già presenti.
In un Parlamento eletto senza preferenze e controllato dai capi-partito, il numero dei parlamentari è relativamente secondario .
Ma riteniamo che la riduzione potrà favorire tendenze negative già presenti, come il rafforzamento dell’esecutivo ai danni del legislativo, e manifestatesi anche in precedenti proposte di modifica della Costituzione, rifiutate dai cittadini. Il voto SI rafforzerebbe : il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dei rappresentanti dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere.
Invitiamo a votare NO per riaffermare il ruolo dei parlamentari come rappresentanti dei cittadini ed in continuo contatto con gli elettori, come previsto dalla Costituzione”.
= = =Ritengo che l’esplicitare la tendenza ed il pericolo del “rafforzamento dell’esecutivo ai danni del legislativo” (anche se implicitamente gia presente nel testo, a me pare) potrebbe essere positivo, oltre al fatto anche positivo di dare ascolto al suggerimento dei membri di un conitato per il NO.
Che ne dici?
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27 Febbraio 2020 alle 15:41 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2859 Score: 1Cari amici,
Ci viene la proposta di aggiungere al testo “Argomenti per il NO” la frase seguente:
” Riteniamo che la riduzione del numero dei parlamentari sia una tappa significativa di un percorso di attacco al Parlamento come istituzione, che va avanti da decenni, e che mira a un rafforzamento dell’esecutivo, ai danni del legislativo e quindi della volontà popolare. Non per nulla tendevano esattamente a questo, pur per vie diverse, i due progetti di grande riforma della Costituzione – di Berlusconi prima e di Renzi poi – respinti dal voto popolare.”
Spero di essere riuscito a spiegare ai propositori che:
1- i nomi di persone (ed anche partito) usati o che si possono intendere in modo polemico, vano evitati rigorosamente (e’ aperta una discussione con gli estensori del “Argomenti per il SI” per cercare di ndurli a canellare il nome della Lega.
2- per quanto possibile vanno eliminate “supposizioni” per cui il “piano di attacco al parlamento” ( che per altro sono anche io propenso a credere che esista) va citato differentemente.
Mi pare che la proposta possa essere raccolta integrando la frase seguente nel capitolo finale che diventerebbe:
= = =
Con il SI, favorite tendenze negative già presenti.
In un Parlamento eletto senza preferenze e controllato dai capi-partito, il numero dei parlamentari è relativamente secondario .
Ma riteniamo che la riduzione potrà favorire tendenze negative purtroppo già presenti nel nostro sistema parlamentare e già manifestatesi in precedenti proposte di modifica della Costituzione per fortuna rifiutate dai cittadini. Riteniamo di essere di fronte ad un nuovo tentativo di rafforzamento dell’esecutivo, ai danni del Parlamento come organo legislativo e rappresentativo della volontà popolare. Riteniamo che il SI rafforzerebbe: il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dei rappresentanti dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere.
Invitiamo a votare NO per riaffermare il ruolo del Parlamento ed il ruolo dei parlamentari come rappresentanti dei cittadini ed in continuo contatto con gli elettori, come previsto dalla Costituzione.”.”Cosa ne dite?
Abbiamo tempo fino a domani per decidere.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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24 Febbraio 2020 alle 16:41 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2846 Score: 0Purtroppo i commenti non appaiono nel testo qui sopra.
Verranno integrati e messi a disposizione.24 Febbraio 2020 alle 16:40 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2845 Score: 0Dal comitato per il SI ( comitato per le liberta) riceviamo il presente contributo.
Grazie !
Integreremo le modifiche quanto prima.Raccomandiamo di integrare anche nel capitolo a pag 3 (“SI”) , la soluzione “a capitoli” adottata per risponere alla proposta di modifia n° 2.
= = =NOTA
Sulla redazione dell’opuscolo.
Nelle importanti occasioni, come sono le votazioni popolari,
occorre che l’informazione dei cittadini sia all’altezza delle loro
responsabilità e sia in grado di mettere ciascuno nelle condizioni
migliori in modo che possa fare la scelta più intelligente per la
collettività intera.
L’informazione, quindi, deve essere al tempo stesso sintetica ma
completa, pluralista, accessibile a tutti. Non può essere “di parte”,
tanto meno può essere affidata ad entità private e di a carattere
commerciale (come lo sono i media privati).
Per questo, nei paesi dove gli strumenti di democrazia diretta ,
affiancati a quelli della democrazia rappresentativa, sono presenti
da più tempo e sono di uso più frequente ( Svizzera … , California
… ecc ecc), un documento come il presente esiste e viene
gratuitamente diffuso da enti pubblici agli elettori.
Auspicando che in prospettiva anche in Italia tale documento
venga redatto in modo ufficiale e da enti pubblici indipendenti, ne
abbiamo prodotto un esempio. I testi sono stati redatti da semplici
cittadini, attivisti di comitati a favore del SI e del NO, in
cooperazione tra di loro ( in modo simile a quanto avviene nello
stato USA dell’Oregon, dove i redattori vengono estratti a sorte tra
i cittadini).
Per il bene del popolo italiano e della sua democrazia, come
cittadini, esortiamo i legislatori a fare in modo che un testo con
queste caratteristiche venga redatto e reso pubblico in ogni futura
occasione.===========
IL TESTO QUESITO SOTTOPOSTO AL VOTO
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente :
“Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia
di riduzione del numero dei parlamentari”,
approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana – Serie generale – n.240 del 12 ottobre
2019
VOTO IN PARLAMENTO, finale (seconda lettura).
Alla Camera: presenti 569, votanti 567, favorevoli 553, contrari
14, astenuti 2.
Al Senato: presenti 231, votanti 230, favorevoli 180, contrari 50,
astenuti 1
=========
Con questo referendum confermativo il popolo italiano, viene
chiamato ad approvare o meno la legge approvata dal parlamento
in data 11 luglio 2019 del disegno di legge costituzionale A.S.
214-515-805-B dal titolo: “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59
della Costituzione in materia di riduzione del numero dei
parlamentari” modifica costituzionale che prevede il passaggio
dagli attuali 630 a 400 deputati e dagli attuali 315 a cui si
aggiungono senatori a vita a 200 senatori. La riforma impone
limita a 5 il numero massimo di senatori a vita.
– L’ art.138 della Costituzione prevede che le modifiche
costituzionali: «… sono sottoposte a referendum popolare quando,
entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un
quinto dei membri di una Camera».
– Nei tempi indicati sono state raccolte le firme richieste.
– Il 15 Gennaio la Corte di Cassazione ha approvato la
«ammissibilità del referendum».
Votando SI approvate la riduzione del numero dei parlamentari.
Votando NO stabilite che il numero rimanga quello attuale.Inoltre, in caso di approvazione, verrà modificata la legge
elettorale per ridefinire i collegi elettorali coerentemente al
numero inferiore dei parlamentari eletti
In questa votazione, trattandosi di un referendum costituzionale,
non esiste il quorum quindi prevarrà la maggioranza dei voti
espressi.
Il numero dei parlamentari e la definizione dei collegi elettorali
influenza i rapporti tra gli elettori e gli eletti, influenza anche i
rapporti tra i partiti ed i loro candidati e poi gli eletti, inoltre
influenza il processo legislativo. La riduzione implica, ed è vista,
sia dai fautori del NO come un allontanamento tra i rappresentanti
ed i cittadini, sia dai fautori del SI come una semplificazione dei
processi decisionali ed una riduzione di spese. A seconda dei punti
di vista (per il NO o per il SI), può prevalere il primo od il
secondo degli argomenti.
Il problema del numero dei parlamentari è affrontato in modo
diverso nei diversi paesi UE.
I paragoni sono resi difficili dal fatto che i sistemi politici possono
essere diversi da paese a paese. Per esempio in alcuni paesi esiste
una sola Camera in altri il Senato, e con funzioni e prerogative
diverse. Nei paesi a struttura federale i parlamenti locali si
sovrappongono alle funzioni del Parlamento in uno stato non
federale.
In generale però si può constatare che:
– il numero di parlamentari per 100 mila abitanti aumenta nei
paesi di piccole dimensioni,
– i paesi con struttura federale ne hanno tendenzialmente meno,
dato che è come se avessero più parlamentari rispetto al numero
strettamente indicato a livello centrale.
A seconda dei sistemi democratici, possiamo constatare che il
numero dei parlamentari può essere fissato in rapporto alla
popolazione (come è ora in Austria, e come era nella Costituzione
italiana dal 1948 al 1963), oppure in base ad un numero fisso,
previsto nella Costituzione (come è in Italia a partire dallamodifica costituzionale del 1963), oppure il numero viene stabilito
per legge (come è in Francia, dove la costituzione si limita a
fissare dei numeri massimi o minimi).
In base ai dati forniti dal Servizio Studi del Senato Italiano, l’Italia
attualmente, con 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti, si
colloca al 22° posto tra i 27 paesi europei (al primo posto Malta
con 16,6 parlamentari per 100 mila abitanti, all’ultimo la
Germania, paese federale, con 0,8).
In caso di approvazione della riduzione dei parlamentari tale
rapporto scenderebbe allo 0,99 eletti per 100.000 abitanti.
In Italia, il testo originario della Costituzione (valido tra il 1948 ed
il 1963) prevedeva per la Camera, un deputato ogni 80.000
abitanti; per il Senato, prevedeva un senatore ogni 200.000
abitanti, questo avrebbe richiesto in totale di circa 110
parlamentari in più rispetto ai 930 attualmente in vigore.
Con la modifica Costituzionale del 1963, che fissa il numero dei
rappresentanti indipendentemente dal numero degli abitanti, in
rapporto alla popolazione aumentata negli anni, oggi il rapporto è
cambiato: vi è un deputato ogni 96.000 abitanti circa e un senatore
ogni 189.000 abitanti circa, ed un rapporto complessivo di 1,6
parlamentari ogni 100 mila abitanti.
La riduzione del numero dei parlamentari a 400 deputati e 300
senatori, porterebbe il paese ad avere circa 1 parlamentare ogni
101 mila abitanti. Tale rapporto sarebbe compreso fra il valore
dalla Germania di 0,8 parlamentari per 100 mila abitanti e il
valore della Spagna di 1,3 parlamentari per 100.000 abitanti.
Verrebbe dopo Germania, Francia, Olanda, Regno Unito mentre
senza taglio (un eletto ogni 64 mila abitanti) è all’ottavo posto,
superata anche da Spagna, Polonia e Belgio. Al decrescere del
numero complessivo degli abitanti delle singole nazioni UE, tale
rapporto sale progressivamente ed al ventitreesimo posto con la
Slovenia, con circa 2.000.000 di abitanti, tale rapporto sale 6,3
parlamentari per 100.000 abitanti. Nelle grandi democrazie delmondo, quali USA, Brasile ed India, il rapporto tra elettori ed
eletti è intorno ad un eletto ogni 500 mila elettori.
Dal 1983 si sono succeduti 6 tentativi di riduzione del numero dei
parlamentari. Per motivi diversi non hanno avuto seguito.
= = =
NOTA: il testo è approvato da un gruppo di cittadini attivi in
comitati favorevoli e contrari.=========
ARGOMENTI PER IL NO
La riduzione di un terzo del numero dei parlamentari tocca
equilibri delicati.
La Costituzione del ‘48 prevedeva un rapporto fisso tra il numero
dei parlamentari e quello dei cittadini, assicurava così che tra gli
eletti e gli elettori potessero esistere contatti e rapporti.
Senza la riforma del 1963 oggi avremmo circa 110 parlamentari in
più.
L’ulteriore riduzione del numero dei parlamentari oggettivamente
renderà più difficoltosa l’esistenza di un rapporto personale diretto
tra i cittadini e gli eletti, facilitando così il controllo dei partiti sui
loro rappresentanti. Tale fenomeno è già presente ed è tra i motivi
dell’aumento dell’astensionismo al voto (ritenuto inutile) e della
sfiducia nelle istituzioni. Anche l’assenza del voto di preferenza e
di strumenti di partecipazione democratica dei cittadini, come gli
strumenti di democrazia diretta e partecipativa (che,
originariamente, era previsto avrebbero dovuto accompagnare la
riforma), contribuiscono a generare questa tendenza, che sarebbe
rafforzata dalla riduzione dei parlamentari. In queste condizioni, si
rafforza la tendenza che spinge i rappresentanti, allontanati dai
cittadini, a degenerare in «funzionari del partito». Al contrario icostituenti precisarono che i parlamentari dovessero agire “senza
vincolo di mandato” e quindi: pensando con la propria testa.
I propositori della modifica costituzionale hanno usato l’
argomento «economia», ma in paesi con un numero molto più alto
di parlamentari in rapporto ai cittadini, questi parlamentari
vengono pagati meno e l’economia è assicurata meglio e senza
incidere sulla rappresentatività. Una cattiva legislazione infatti,
costa ai cittadini molto più cara che non l’economia della
riduzione dei parlamentari, stimata a 7 millesimi della spesa
pubblica.
Anche l’argomento della « semplificazione delle procedure » non
pare avere consistenza. Se alcuni parlamentari, nel corso dei
dibattiti, espongono le loro opinioni e magari quelle di cittadini
con i quali possono tenersi in contatto, questo sarebbe un
vantaggio per la democrazia e per la qualità della legge, e non una
complicazione che esiga di essere « semplificata ».
L’argomento « semplificazione » si annulla se si pensa che, se
approvata, la modifica impone la ridefinizione della legge e delle
circoscrizioni elettorali. Le regioni piccole (Basilicata, Valle
D’Aosta…) potrebbero trovarsi a poter eleggere solo
rappresentanti dei partiti di maggioranza. La circoscrizione estero
perderebbe ancora di più la propria rappresentanza (passando da
18 a 12 rappresentanti). I partiti di piccole dimensioni verrebbero
penalizzati maggiormente.
– I senatori di partiti di minoranza potrebbero non essere presenti
nelle Commissioni, anche in occasioni deliberanti.
– Aumenterebbe il rischio di modifiche costituzionali approvate
anche senza referendum dei cittadini, essendo più facile il
superamento della maggioranza dei 2/3.
Inoltre, per un candidato, la necessità di farsi conoscere da un
numero più elevato di cittadini ed in una circoscrizione più estesa,
implica maggiori spese elettorali e, soprattutto, maggiore sostegno
da parte di: gestori di media, canali di informazione … ecc.
Per questo, la riduzione del numero dei parlamentari produrrebbe:– un rafforzamento del legame tra gli eletti ed il partito di
appartenenza,
– un rafforzamento del « partitismo » ( consistente nel mirare al
bene del partito e non a quello della collettività).
– un rafforzamento della importanza delle lobby di potere
(purtroppo esistenti), sia al momento dell’elezione e che durante
l’attività legislativa.
La riduzione non potrà che favorire tendenze negative purtroppo
già presenti nel nostro sistema democratico: il partitismo,
l’influenza delle lobby, la distanza dai cittadini e la difficoltà dei
cittadini di esprimersi ed incidere.
Invitiamo a votare NO per riaffermare il ruolo dei parlamentari
come rappresentanti dei cittadini ed in continuo contatto con gli
elettori, come previsto dalla Costituzione.
======
ARGOMENTI PER IL SILa democrazia rappresentativa non è un’improvvisazione.
Deriva dall’aver constatato nei secoli che le scelte pubbliche
non possono essere gestite con la democrazia diretta quando
convivono oltre qualche decine di migliaia di cittadini. Dunque
la democrazia rappresentativa fa i cittadini titolari delle scelte
pubbliche complesse attraverso il Parlamento, in cui gli eletti
discutono e decidono. Non è uno strumento rigido. Aggiorna le
regole del convivere al passar del tempo, resta soggetto alla
continua valutazione dei cittadini nonché a periodici loro
giudizi elettorali a scrutinio segreto. Può avvalersi di forme di
democrazia diretta su singole tematiche circoscritte.Il 29 marzo 2020, il voto SI rende più funzionale la democrazia
rappresentativa. Infatti il Parlamento ha approvato in doppia
lettura a maggioranza – per la prima volta dopo due decenni di
rinvii – il taglio nel numero dei parlamentari. Questo taglio,
– rende più snello discutere e decidere (da sempre
l’inflazione numerica di una carica pubblica, la
depotenzia),
– rende più trasparenti gli atti parlamentari,
– agevola giudicare da fuori
quanto accade,
– consente allo Stato un risparmio certo, seppure di ammontare
assai limitato,
– contrasta alla base la campagna ultradecennale dei media
contro il parlamento
e a favore delle elites di governo distanti dai cittadini.
Le critiche al ridurre il numero dei parlamentari sono fatte per lo
più da chi ne ha sostenuto per anni la necessità. Le principali
criticano il non aver esteso le riforme ad altri meccanismi
istituzionali. Tuttavia non hanno spessore poiché sorvolano sul
fatto che il taglio avvicina ai cittadini e che non impedisce di fare
le correzioni ritenute utili. La capacità rappresentativa non è il
rapporto quantitativo tra rappresentanti e rappresentati e la misura
del territorio coperto. La capacità rappresentativa esprime le
scelte operate dai cittadini circa i progetti politici e circa i
rappresentanti eletti per dibattere e decidere come agire in via
istituzionale, in base al raggrupparsi delle diverse Libertà dei
cittadini. Uno vale uno nell’esprimersi, non nell’esser
rappresentato quale singolo. La distanza fra rappresentato e
rappresentante non attiene all’attribuzione fisica (come se la
rappresentanza aumentasse se più vicina al rapporto 1:1), bensì al
criterio adottato dagli eletti nel discutere e nel decidere basandosi
più o meno sulle conseguenze nei rapporti tra i cittadini. E ciòsotto il profilo della quantità e anche della qualità della
rappresentanza. Anche dopo il taglio, il suffragio resta
democratico, libero, uguale per ognuno nello scegliere la
rappresentanza
Approvato a maggioranza assoluta (molto estesa nella quarta
votazione), il taglio avrebbe modificato la Costituzione se un
quinto dei senatori non avesse richiesto di sottoporla a
referendum. E’ stato determinante un drappello di senatori
sovranisti che, dopo aver votato SI’ al taglio nelle 2 votazioni in
aula, ha fatto raggiungere la soglia per il referendum, preferendo
far decidere ai cittadini.
Nel rispetto delle leggi vigenti, il 29 marzo andremo alle urne.
Eppure non serviva far votare i cittadini sul quesito che approva o
respinge la legge votata, finché in Senato il quorum non è stato
raggiunto rinnegando le scelte precedenti. In realtà il 29 marzo è
un passaggio che mira a logorare il Parlamento con la scusa di
preservarne la capacità rappresentativa. Solo che tale capacità non
è legata alla quantità degli eletti e a quanto territorio coprano. E’
legata alle scelte espresse dai cittadini circa i progetti politici e
circa i rappresentanti eletti per dibattere e decidere quale progetto
attuare. In seguito i cittadini giudicano i risultati ottenuti.
Riempire le urne con il SI’ è il modo più efficace sia per mettere
nell’angolo le manovre di palazzo dei fautori a parole della
democrazia civica (i quali intendono favorire concezioni di
governo sopra i cittadini), sia per potenziare le istituzioni
rappresentative con i correttivi migliorativi introdotti dal taglio
che avvicina asi cittadini.
===========24 Febbraio 2020 alle 16:26 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2844 Score: 0Pag 4
= = =
ARGOMENTI PER IL NOLa Costituzione del ’48 prevederebbe 110 parlamentari in più.
La riduzione di un terzo del numero dei parlamentari tocca equilibri delicati.
La Costituzione del ‘48 prevedeva un rapporto fisso tra il numero dei parlamentari e quello dei cittadini, assicurava così che tra gli eletti e gli elettori potessero esistere contatti e rapporti.
Senza la riforma del 1963 oggi avremmo circa 110 parlamentari in più.Senza voto di preferenza: maggiore controllo dei partiti.
L’ulteriore riduzione del numero dei parlamentari oggettivamente renderà più difficoltosa l’esistenza di un rapporto personale diretto tra i cittadini e gli eletti, facilitando così il controllo dei partiti sui loro rappresentanti. Tale fenomeno è già presente ed è tra i motivi dell’aumento dell’astensionismo al voto (ritenuto inutile) e della sfiducia nelle istituzioni. Anche l’assenza del voto di preferenza e di strumenti di partecipazione democratica dei cittadini, come gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa (che, originariamente, era previsto avrebbero dovuto accompagnare la riforma), contribuiscono a generare questa tendenza, che sarebbe rafforzata dalla riduzione dei parlamentari. In queste condizioni, si rafforza la tendenza che spinge i rappresentanti, allontanati dai cittadini, a degenerare in «funzionari del partito». Al contrario i costituenti precisarono che i parlamentari dovessero agire “senza vincolo di mandato” e quindi: pensando con la propria testa.Economia: inconsistente, meglio ridurre gli stipendi.
I propositori della modifica costituzionale hanno usato l’ argomento «economia», ma in paesi con un numero molto più alto di parlamentari in rapporto ai cittadini, questi parlamentari vengono pagati meno e l’economia è assicurata meglio e senza incidere sulla rappresentatività. Una cattiva legislazione infatti, costa ai cittadini molto più cara che non l’economia della riduzione dei parlamentari, stimata a 7 millesimi della spesa pubblica.Nessuna semplificazione, vengono penalizzati i partiti minori e le piccole regioni.
Anche l’argomento della « semplificazione delle procedure » non pare avere consistenza. Se alcuni parlamentari, nel corso dei dibattiti, espongono le loro opinioni e magari quelle di cittadini con i quali possono tenersi in contatto, questo sarebbe un vantaggio per la democrazia e per la qualità della legge, e non una complicazione che esiga di essere « semplificata ».
L’argomento « semplificazione » si annulla se si pensa che, se approvata, la modifica impone la ridefinizione della legge e delle circoscrizioni elettorali. Le regioni piccole (Basilicata, Valle D’Aosta…) potrebbero trovarsi a poter eleggere solo rappresentanti dei partiti di maggioranza. La circoscrizione estero perderebbe ancora di più la propria rappresentanza (passando da 18 a 12 rappresentanti). I partiti di piccole dimensioni verrebbero penalizzati maggiormente.Rischio di modifiche costituzionali, senza ratifica popolare.
– I senatori di partiti di minoranza potrebbero non essere presenti nelle Commissioni, anche in occasioni deliberanti.
– Aumenterebbe il rischio di modifiche costituzionali approvate anche senza referendum dei cittadini, essendo più facile il superamento della maggioranza dei 2/3.Circoscrizioni più grandi: maggiore importanza delle lobby.
Inoltre, per un candidato, la necessità di farsi conoscere da un numero più elevato di cittadini ed in una circoscrizione più estesa, implica maggiori spese elettorali e, soprattutto, maggiore sostegno da parte di: gestori di media, canali di informazione … ecc.
Per questo, la riduzione del numero dei parlamentari produrrebbe:
– un rafforzamento del legame tra gli eletti ed il partito di appartenenza,
– un rafforzamento del « partitismo » ( consistente nel mirare al bene del partito e non a quello della collettività).
– un rafforzamento della importanza delle lobby di potere (purtroppo esistenti), sia al momento dell’elezione e che durante l’attività legislativa.Con il SI, favorite tendenze negative già presenti.
In un Parlamento eletto senza preferenze e controllato dai capi-partito, il numero dei parlamentari è secondario … .
Ma riteniamo che la riduzione non potrà che favorire tendenze negative purtroppo già presenti nel nostro sistema democratico: il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere
La riduzione potrà favorire tendenze negative purtroppo già presenti nel nostro sistema parlamentare: il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere.
Invitiamo a votare NO per riaffermare il ruolo dei parlamentari come rappresentanti dei cittadini ed in continuo contatto con gli elettori, come previsto dalla Costituzione.24 Febbraio 2020 alle 16:25 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2843 Score: 0In base alla lista di proposte arrivateci (vedi sopra) sono state applicate le modifiche seguenti ai capitoli Pag 2 e (“Probema in breve”) e pag 4 ( ” NO”).
Restiamo in attesa del capitolo pag 3 ( ” SI”) nella sua versione piu’ recente.
= = =
Prima di inseririli nella “bozza” (prii interventi della discusisone) presentiamo qui i capitoli nella versione piu’ recente.= = =
Esempio di integrazione della proposta: miglirare la leggibilità, proposta di modifica 2.
et anche 3 , 5 , 6, 7,= = =
Pag 2
= = =
PRESENTAZIONE DELL’ ARGOMENTO E CONTESTO GENERALE, IN BREVE.IL CONTESTO: riduzione del numero dei parlamentari
Con questo referendum confermativo il popolo italiano viene chiamato ad approvare o meno la legge approvata dal parlamento in data 11 luglio 2019 del disegno di legge costituzionale A.S. 214-515-805-B dal titolo: “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” modifica costituzionale che prevede il passaggio dagli attuali 630 a 400 deputati e dagli attuali 315 a cui si aggiungono senatori a vita a 200 senatori. La riforma impone a 5 il numero massimo di senatori a vita.
– L’ art.138 della Costituzione prevede che le modifiche costituzionali: «… sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera».
– Nei tempi indicati sono state raccolte le firme richieste.
– Il 15 Gennaio la Corte di Cassazione ha approvato la «ammissibilità del referendum».COSA E COME SI VOTA: “si” o “no” alla riduzione, senza quorum
Votando SI approvate la riduzione del numero dei parlamentari.
Votando NO stabilite che il numero rimanga quello attuale.
Inoltre, in caso di approvazione, verrà modificata la legge elettorale per ridefinire i collegi elettorali coerentemente al numero inferiore dei parlamentari eletti
In questa votazione, trattandosi di un referendum costituzionale, non esiste il quorum quindi prevarrà la maggioranza dei voti espressi indipendentemente dal numero dei votanti.EFFETTI: rapporto tra elettori ed eletti, semplificazioni e riduzione spese o riduzione rappresentatività
Il numero dei parlamentari e la definizione dei collegi elettorali influenza i rapporti tra gli elettori e gli eletti, influenza anche i rapporti tra i partiti ed i loro candidati e poi gli eletti, inoltre influenza il processo legislativo.ESEMPI: in altri paesi e contesti
Il problema del numero dei parlamentari è affrontato in modo diverso nei diversi paesi UE.
I paragoni sono resi difficili dal fatto che i sistemi politici possono essere diversi da paese a paese. Per esempio in alcuni paesi esiste una sola Camera in altri il Senato, e con funzioni e prerogative diverse. Nei paesi a struttura federale i parlamenti locali si sovrappongono alle funzioni del Parlamento in uno stato non federale.
In generale però si può constatare che:
– il numero di parlamentari per 100 mila abitanti aumenta nei paesi di piccole dimensioni,
– i paesi con struttura federale ne hanno tendenzialmente meno, dato che è come se avessero più parlamentari rispetto al numero strettamente indicato a livello centrale.
A seconda dei sistemi democratici, possiamo constatare che il numero dei parlamentari può essere fissato in rapporto alla popolazione (come è ora in Austria, e come era nella Costituzione italiana dal 1948 al 1963), oppure in base ad un numero fisso, previsto nella Costituzione (come è in Italia a partire dalla modifica costituzionale del 1963), oppure il numero viene stabilito per legge (come è in Francia, dove la costituzione si limita a fissare dei numeri massimi o minimi).
In base ai dati forniti dal Servizio Studi del Senato Italiano, l’Italia attualmente, con 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti, si colloca al 22° posto tra i 27 paesi europei (al primo posto Malta con 16,6 parlamentari per 100 mila abitanti, all’ultimo la Germania, paese federale, con 0,8).
In caso di approvazione della riduzione dei parlamentari tale rapporto scenderebbe allo 0,99 eletti per 100.000 abitanti, resteremmo penultimi prima della Germania e dopo la Spagna (1,3).
Limitando il confronto alle sole “camere basse”, che sono più omogenee, (escludendo il senato), l’Italia, occupa attualmente il 24° posto e passerebbe all’ultimo tra i paesi europei.In Italia, il testo originario della Costituzione (valido tra il 1948 ed il 1963) prevedeva per la Camera, un deputato ogni 80.000 abitanti; per il Senato, prevedeva un senatore ogni 200.000 abitanti, questo avrebbe richiesto in totale di circa 110 parlamentari in più rispetto ai 930 attualmente in vigore.
Con la modifica Costituzionale del 1963, che fissa il numero dei rappresentanti indipendentemente dal numero degli abitanti, in rapporto alla popolazione aumentata negli anni, oggi il rapporto è cambiato: vi è un deputato ogni 96.000 abitanti circa e un senatore ogni 189.000 abitanti circa, ed un rapporto complessivo di 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti.Sei tentativi di riforma, in passato.
Dal 1983 si sono succeduti 6 tentativi di riduzione del numero dei parlamentari. Per motivi diversi non hanno avuto seguito.
= = =NOTA: il testo è approvato da un gruppo di cittadini attivi in comitati favorevoli e contrari.
Integrati i commenti.23 Febbraio 2020 alle 16:47 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2837 Score: 0Secndo contributo, “Pietro.P” … (Perveuto via e mail. Il precedente ci e’ stato trasesso via FB da parte di Stefano L ).
= = =In Italia la fiducia nel Parlamento non supera il 30%. I cittadini chiedono migliorare l’istituto parlamentare.
Ho sostenuto la riduzione dei parlamentari perché tiene conto delle critiche dei cittadini e ciò è l’elemento più importante, visto che la riduzione dei costi della politica ha una dimensione trascurabile. La riduzione del numero degli eletti rende più efficiente e trasparente il percorso parlamentare diminuendo gli attori in scena. Inoltre, favorendo in sede elettorale il confronto su idee e progetti, migliorerà la qualità del personale politico.I CRITICI cioè i promotori del NO, sostengono che il taglio diminuirebbe la rappresentanza democratica. Non è vero né in linea di principio né in linea di fatto. È evidente che questo è un pretesto (scappatoia) più che un argomento serio. È infatti, impiegata come spauracchio per evitare che si cambi l’attuale assetto istituzionale che (i) gli consente di proteggere lo status quo in cui hanno sguazzato sino ad ora e (ii) gli lascia qualche speranza elettorale in vista della prossima tornata. Tuttavia, voglio approfondirlo per dimostrare, al di là delle pragmatiche intenzioni dei sostenitori del NO che i Liberali si battono per promuovere il cambiamento – a prescindere dai compagni di viaggio – per migliorare la convivenza tra cittadini.
DI PRINCIPIO la democrazia rappresentativa sceglie tra le idee e i progetti dando un peso in base ai voti. Uno vale uno nell’esprimersi, non nell’esser rappresentato quale singolo. La distanza fra elettori e eletti non sta nell’attribuzione fisica, numerica, cioè quantitativa, bensì nel fatto se gli eletti nel discutere e nel decidere nelle aule del Parlamento tengono conto delle conseguenze delle decisioni sui rapporti civili. Anche dopo il taglio, il voto politico resta libero e uguale per ogni cittadino.
DI FATTO il taglio non rappresenta una minaccia per la democrazia, non limita infatti, la rappresentanza rispetto agli Stati UE. Sommando gli eletti nelle due Camere nei vari paesi europei, il rapporto tra eletti e abitanti dopo il taglio colloca l’Italia al quinto posto (un eletto ogni 101 mila abitanti) dopo Germania, Francia, Olanda, Regno Unito mentre senza taglio (un eletto ogni 64 mila abitanti) è all’ottavo posto, superata anche da Spagna, Polonia e Belgio. Non si sono considerate le grandi Democrazie del mondo, quali USA, Brasile ed India, dove il rapporto tra elettori ed eletti è intorno ad un eletto ogni 500 mila elettori.
SI OBIETTERÀ che gli USA hanno un assetto profondamente diverso con Stati, contee, etc. Anche in Italia ci sono le Regioni (una volta le province), le Città Metropolitane, i Comuni, e l’Europa.
Che serva una riforma più generale del funzionamento dello Stato, a cominciare dalle regioni, è in dubbio. Ma proprio per questo da qualche parte si deve cominciare.
I sostenitori del NO non considerano che l’elevato numero di eletti non ha agevolato la vita dei cittadini. In Italia vi sono da dieci a venti volte e più norme che negli altri paesi UE. La critica non è che i parlamentari non lavorano. Piuttosto che operano male.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
23 Febbraio 2020 alle 16:40 in risposta a: Versione attuale del “libretto” (sul “taglio”) #2836 Score: 0Per “Argomenti per il SI” abbiamo ricevuto due nuovi “contributi”.
Occorre fare notare che sono scritti in uno stile “personale” e quindi dovrebbero essere riadattati utilizzabdo le indicazioni messe a disposizione, a seguito della “Bozza”.
Mettiamo i due testi conunque a disposizione di chi vorra’ impeganrsi a redigere il testo “Argomenti per il SI”.
= = =
<span dir=”ltr”><span class=”_3l3x _1n4g”>Io voterò si. Ma non per risparmiare le indennità. Se quello fosse stato l’obiettivo bastava rivedere la legge che le fissa, e mettere in quella anche gli eventuali trattamenti successivi (che per altro non capisco perché non possano avere lo stesso trattamento pensionistico che abbiamo tutti). Oppure ridurre quantità e stipendi dei dipendenti. Mentre invece ci si prepara ad assumerne un’altra infornata.
Intanto non ha senso votare no. Quello della riduzione della rappresentanza non è un argomento razionale in assenza di altre informazioni. In particolare non abbiamo una “teoria” sul numero ottimale. E comunque si dovrebbe definire ottimale rispetto a cosa.
Il mero argomento numerico (meno rappresentanti -> meno rappresentanza -> meno democrazia) porta di per se a ragionamenti assurdi.
Se più rappresentanti -> meno democrazia allora raddoppiamoli. O decuplichiamoli. Così avremo molta più democrazia.
Se invece mostrate con argomenti razionali che esiste un numero di rappresentanti ideali allora possiamo parlarne. Ma solo allora.
Nella pratica noi oggi abbiamo due problemi per gli organi legislativi.
a) si fanno decisamente troppe leggi
b) il nostro sistema istituzionale di fatto rende l’esecutivo la sorgente della maggior parte delle norme che vanno in discussione.
Esecutivo che per altro dopo aver fatto approvare la norma, che è la vetrina, non fa il suo lavoro approvando i decreti attuativi. Per cui molte norme restano di facciata (a volte per fortuna per altro).Il problema b) è in assoluto il più grave. Ma nessuno lo affronta, anzi. Di recente qualche stronzo ha tirato fuori il “sindaco d’Italia”, probabilmente solo perché oramai “pieni poteri” sembrava brutto.
Se vogliamo trovare pericoli per la democrazia e la rappresentanza li dobbiamo cercare li, non nel numero dei parlamentari.Le troppe leggi sono un problema sia per la quantità che per la loro quantità.
Parte della (mancanza di) qualità è dato, soprattutto alla camera, sia dal regolamento che dalla quantità dei parlamentari. Vengono presentate troppi emendamenti, spesso contraddittori e la cui approvazione dipende da convergenze strane di interessi.
Nella finanziaria poi ogni parlamentare cerca di portare qualcosa al suo territorio per farsi “bello”. Ricordate qualche anno or sono il mitico Ivo Tarolli che si vantava di aver fatto avere alla curia trentina (per qualche ricorrenza) 5 Milioni dalla finanziaria. Che poi il vescovo (eravamo in periodo di tagli alla spesa pubblica) rifiutò.
Ma a parte l’annedottica, la rappresentanza territoriale spesso di esaurisce in questo.
Chiunque conosca un po’ da vicino il funzionamento delle camere oggi sa che il Senato lavora meglio della Camera. Anche (non solo) per il minor numero dei suoi componenti.
Il numero previsto dopo il taglio è più che sufficiente a far svolgere all’organo il suo lavoro.
Che tra il resto io spero sia sempre meno sul piano normativo, contando sul fatto che molte competenze statali sarebbero meglio svolge a livello regionale. Sia per la legislazione che per il controllo.
Se proprio si vuole migliorare la rappresentanza e il suo funzionamento ci sono tre semplici cose da fare:
a) separazione vera tra esecutivo e legislativo. Soluzioni minima (che si può fare con legge ordinaria) incompatibilità tra incarichi nell’esecutivo (ministro, sottosegretario, e vice vari) e seggio nelle camere.
b) legge elettorale che garantisca la rappresentanza. Anche differenziata tra camera e senato (che a costituzione vigente dovrebbe essere su base regionale
c) proseguire decisi sull’autonomia differenziata (con obiettivo un vero federalismo)La discussione tra si e no è il nuovo “oppio dei popoli” (almeno quelli di italica stirpe).
E in ogni caso, se vogliamo tanto bene ai nostri rappresentanti, questa è la sesta volta che provano ad autoridursi. Diamo loro questa soddisfazione <span class=”_5mfr” title=”émoticône wink”><span class=”_6qdm”>;-)</span></span>.</span></span>
= = =Pag 4
= = =
ARGOMENTI PER IL NOLa Costituzione del ’48 prevederebbe 110 parlamentari in più.
La riduzione di un terzo del numero dei parlamentari tocca equilibri delicati.
La Costituzione del ‘48 prevedeva un rapporto fisso tra il numero dei parlamentari e quello dei cittadini, assicurava così che tra gli eletti e gli elettori potessero esistere contatti e rapporti.
Senza la riforma del 1963 oggi avremmo circa 110 parlamentari in più.Senza voto di preferenza: maggiore controllo dei partiti.
L’ulteriore riduzione del numero dei parlamentari oggettivamente renderà più difficoltosa l’esistenza di un rapporto personale diretto tra i cittadini e gli eletti, facilitando così il controllo dei partiti sui loro rappresentanti. Tale fenomeno è già presente ed è tra i motivi dell’aumento dell’astensionismo al voto (ritenuto inutile) e della sfiducia nelle istituzioni. Anche l’assenza del voto di preferenza e di strumenti di partecipazione democratica dei cittadini, come gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa (che, originariamente, era previsto avrebbero dovuto accompagnare la riforma), contribuiscono a generare questa tendenza, che sarebbe rafforzata dalla riduzione dei parlamentari. In queste condizioni, si rafforza la tendenza che spinge i rappresentanti, allontanati dai cittadini, a degenerare in «funzionari del partito». Al contrario i costituenti precisarono che i parlamentari dovessero agire “senza vincolo di mandato” e quindi: pensando con la propria testa.Economia: inconsistente, meglio ridurre gli stipendi.
I propositori della modifica costituzionale hanno usato l’ argomento «economia», ma in paesi con un numero molto più alto di parlamentari in rapporto ai cittadini, questi parlamentari vengono pagati meno e l’economia è assicurata meglio e senza incidere sulla rappresentatività. Una cattiva legislazione infatti, costa ai cittadini molto più cara che non l’economia della riduzione dei parlamentari, stimata a 7 millesimi della spesa pubblica.Nessuna semplificazione, vengono penalizzati i partiti minori e le piccole regioni.
Anche l’argomento della « semplificazione delle procedure » non pare avere consistenza. Se alcuni parlamentari, nel corso dei dibattiti, espongono le loro opinioni e magari quelle di cittadini con i quali possono tenersi in contatto, questo sarebbe un vantaggio per la democrazia e per la qualità della legge, e non una complicazione che esiga di essere « semplificata ».
L’argomento « semplificazione » si annulla se si pensa che, se approvata, la modifica impone la ridefinizione della legge e delle circoscrizioni elettorali. Le regioni piccole (Basilicata, Valle D’Aosta…) potrebbero trovarsi a poter eleggere solo rappresentanti dei partiti di maggioranza. La circoscrizione estero perderebbe ancora di più la propria rappresentanza (passando da 18 a 12 rappresentanti). I partiti di piccole dimensioni verrebbero penalizzati maggiormente.Rischio di modifiche costituzionali, senza ratifica popolare.
– I senatori di partiti di minoranza potrebbero non essere presenti nelle Commissioni, anche in occasioni deliberanti.
– Aumenterebbe il rischio di modifiche costituzionali approvate anche senza referendum dei cittadini, essendo più facile il superamento della maggioranza dei 2/3.Circoscrizioni più grandi: maggiore importanza delle lobby.
Inoltre, per un candidato, la necessità di farsi conoscere da un numero più elevato di cittadini ed in una circoscrizione più estesa, implica maggiori spese elettorali e, soprattutto, maggiore sostegno da parte di: gestori di media, canali di informazione … ecc.
Per questo, la riduzione del numero dei parlamentari produrrebbe:
– un rafforzamento del legame tra gli eletti ed il partito di appartenenza,
– un rafforzamento del « partitismo » ( consistente nel mirare al bene del partito e non a quello della collettività).
– un rafforzamento della importanza delle lobby di potere (purtroppo esistenti), sia al momento dell’elezione e che durante l’attività legislativa.Con il SI, favorite tendenze negative già presenti.
In un Parlamento eletto senza preferenze e controllato dai capi-partito, il numero dei parlamentari è secondario … .
Ma riteniamo che la riduzione non potrà che favorire tendenze negative purtroppo già presenti nel nostro sistema democratico: il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere
La riduzione potrà favorire tendenze negative purtroppo già presenti nel nostro sistema parlamentare: il partitismo, l’influenza delle lobby, la distanza dai cittadini e la difficoltà dei cittadini di esprimersi ed incidere.
Invitiamo a votare NO per riaffermare il ruolo dei parlamentari come rappresentanti dei cittadini ed in continuo contatto con gli elettori, come previsto dalla Costituzione.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
Esempio di integrazione della proposta: miglirare la leggibilità, proposta di modifica 2.
et anche 3 , 5 , 6, 7,= = =
Pag 2
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PRESENTAZIONE DELL’ ARGOMENTO E CONTESTO GENERALE, IN BREVE.IL CONTESTO: riduzione del numero dei parlamentari
Con questo referendum confermativo il popolo italiano viene chiamato ad approvare o meno la legge approvata dal parlamento in data 11 luglio 2019 del disegno di legge costituzionale A.S. 214-515-805-B dal titolo: “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” modifica costituzionale che prevede il passaggio dagli attuali 630 a 400 deputati e dagli attuali 315 a cui si aggiungono senatori a vita a 200 senatori. La riforma impone a 5 il numero massimo di senatori a vita.
– L’ art.138 della Costituzione prevede che le modifiche costituzionali: «… sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera».
– Nei tempi indicati sono state raccolte le firme richieste.
– Il 15 Gennaio la Corte di Cassazione ha approvato la «ammissibilità del referendum».COSA E COME SI VOTA: “si” o “no” alla riduzione, senza quorum
Votando SI approvate la riduzione del numero dei parlamentari.
Votando NO stabilite che il numero rimanga quello attuale.
Inoltre, in caso di approvazione, verrà modificata la legge elettorale per ridefinire i collegi elettorali coerentemente al numero inferiore dei parlamentari eletti
In questa votazione, trattandosi di un referendum costituzionale, non esiste il quorum quindi prevarrà la maggioranza dei voti espressi indipendentemente dal numero dei votanti.EFFETTI: rapporto tra elettori ed eletti, semplificazioni e riduzione spese o riduzione rappresentatività
Il numero dei parlamentari e la definizione dei collegi elettorali influenza i rapporti tra gli elettori e gli eletti, influenza anche i rapporti tra i partiti ed i loro candidati e poi gli eletti, inoltre influenza il processo legislativo.ESEMPI: in altri paesi e contesti
Il problema del numero dei parlamentari è affrontato in modo diverso nei diversi paesi UE.
I paragoni sono resi difficili dal fatto che i sistemi politici possono essere diversi da paese a paese. Per esempio in alcuni paesi esiste una sola Camera in altri il Senato, e con funzioni e prerogative diverse. Nei paesi a struttura federale i parlamenti locali si sovrappongono alle funzioni del Parlamento in uno stato non federale.
In generale però si può constatare che:
– il numero di parlamentari per 100 mila abitanti aumenta nei paesi di piccole dimensioni,
– i paesi con struttura federale ne hanno tendenzialmente meno, dato che è come se avessero più parlamentari rispetto al numero strettamente indicato a livello centrale.
A seconda dei sistemi democratici, possiamo constatare che il numero dei parlamentari può essere fissato in rapporto alla popolazione (come è ora in Austria, e come era nella Costituzione italiana dal 1948 al 1963), oppure in base ad un numero fisso, previsto nella Costituzione (come è in Italia a partire dalla modifica costituzionale del 1963), oppure il numero viene stabilito per legge (come è in Francia, dove la costituzione si limita a fissare dei numeri massimi o minimi).
In base ai dati forniti dal Servizio Studi del Senato Italiano, l’Italia attualmente, con 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti, si colloca al 22° posto tra i 27 paesi europei (al primo posto Malta con 16,6 parlamentari per 100 mila abitanti, all’ultimo la Germania, paese federale, con 0,8).
In caso di approvazione della riduzione dei parlamentari tale rapporto scenderebbe allo 0,99 eletti per 100.000 abitanti, resteremmo penultimi prima della Germania e dopo la Spagna (1,3).
Limitando il confronto alle sole “camere basse”, che sono più omogenee, (escludendo il senato), l’Italia, occupa attualmente il 24° posto e passerebbe all’ultimo tra i paesi europei.In Italia, il testo originario della Costituzione (valido tra il 1948 ed il 1963) prevedeva per la Camera, un deputato ogni 80.000 abitanti; per il Senato, prevedeva un senatore ogni 200.000 abitanti, questo avrebbe richiesto in totale di circa 110 parlamentari in più rispetto ai 930 attualmente in vigore.
Con la modifica Costituzionale del 1963, che fissa il numero dei rappresentanti indipendentemente dal numero degli abitanti, in rapporto alla popolazione aumentata negli anni, oggi il rapporto è cambiato: vi è un deputato ogni 96.000 abitanti circa e un senatore ogni 189.000 abitanti circa, ed un rapporto complessivo di 1,6 parlamentari ogni 100 mila abitanti.Sei tentativi di riforma, in passato.
Dal 1983 si sono succeduti 6 tentativi di riduzione del numero dei parlamentari. Per motivi diversi non hanno avuto seguito.
= = =NOTA: il testo è approvato da un gruppo di cittadini attivi in comitati favorevoli e contrari.
Integrati i commenti.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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