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24 Febbraio 2021 alle 0:18 in risposta a: Quorum zero o limitato per le votazioni popolari #4955 Score: 0
A seguito riunione del 23-02 con Erminio ed Elio:
Versione: V1= = =
QUORUM ZERO O LIMITATO PER LE VOTAZIONI POPOLARI
Proponiamo che in occasione di votazioni popolari, di qualsiasi tipo, il quorum sia abolito o quanto meno ridotto ad una soglia molto più bassa dell’attuale. Riteniamo che l’astensione non debba avere effetto nel conteggio dei favorevoli e contrari.
La partecipazione al voto è bene che sia un atto cosciente e preparato ( grazie agli strumenti di informazione come il “libretto delle votazioni”, di cui parliamo in altri punti) ed occorre quindi che chi per diverse ragioni non si senta preparato sul tema possa astenersi, in modo che la decisione venga presa da persone convinte che si presume abbiano studiato e siano preparate sul tema.
Il quorum al livello attuale ( 50% degli aventi diritto ) di fatto attribuisce il potere legislativo alla somma di chi si astiene e chi vota NO. L’obiezione secondo la quale ” pochi votanti pilotati da lobby deciderebbero per tutti” sarebbe più efficacemente contrastata dalla informazione pubblica della votazione e dalla esistenza del ” libretto delle votazioni” oppure da livelli di quorum più bassi, come anche dal “quorum di approvazione” ( sul numero dei consensi e non quello “di partecipazione”) o anche dal sistema della “doppia maggioranza” ( maggioranza dei cittadini e nelle regioni o distretti).
Il quorum non esiste nella grande maggioranza dei paesi nei quali esistono strumenti di democrazia diretta ( Svizzera , USA … e molti altri). Anche in Italia non esiste per i “Referendum costituzionali”. La Commissione di Venezia sconsiglia l’uso del quorum e, se dovesse esistere, raccomanda il “quorum di approvazione” (che definisce una soglia di circa il 25% dei consensi).
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
23 Febbraio 2021 alle 12:32 in risposta a: Informazione libera ed indipendente come servizio pubblico #4952 Score: 0Questo testo, trovato in rete, puo’ essere interessante:
= = =Nel 2003, parlando alla Camera dei Deputati, Luciano Violante, Capogruppo dei DS, pronunciò queste parole: «Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessione e durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte». Fassino gli sedeva accanto.
Nonostante la connivenza, la complicità, direi il favoreggiamento di quella sinistra nei confronti della Fininvest, la pubblica opinione, quantomeno una parte di essa, si schierò contro i conflitti di interesse di Berlusconi. C’era chi si indignava, chi reputava che un tale accentramento di potere mediatico in poche mani fosse un pericolo per la democrazia. C’era chi lottava per la libertà di stampa e chi riteneva che risolvere i conflitti di interessi fosse la priorità del Paese. Molti di questo scrivevano su Repubblica e L’Espresso, si vantavano del loro coraggio e canzonavano non solo i giornali di B. ma anche quelli della famiglia Agnelli, in quanto voce dei padroni.
Da allora l’Italia è cambiata.
La Repubblica, La Stampa, Il Tirreno, Il Mattino di Padova, Il Secolo XIX, La Nuova Sardegna, Il Messaggero veneto, Il Piccolo di Trieste, La Gazzetta di Mantova, La Gazzetta di Reggio, La Gazzetta di Modena, L’Huffington Post, Business Insider Italia, Mashable Italia, Il Corriere delle Alpi, La Nuova Ferrara, La Nuova Venezia. E poi e L’Espresso, Limes, Micromega, Radio Capital, Radio Deejay e molte altre testate radio, webRadio, webTv e siti internet hanno un unico padrone: John Elkann.
Pochi mesi fa EXOR, holding finanziaria olandese della famiglia Elkann, si è assicurata il controllo del gruppo editoriale GEDI che apparteneva a De Benedetti. EXOR è proprietaria anche di FCA (Fiat Chrysler Automobiles, sede legale ad Amsterdam e sede fiscale a Londra), Juventus FC, Ferrari, The Economist (famosissimo settimanale inglese). Gli Elkann non sono editori puri. I loro business più importanti non sono i media eppure i media gli occorrono.
I giornali sono in crisi, crollano le vendite e molti giornalisti – anche loro, così come i lettori, vittime dei media moderni – vengono messi in cassa integrazione. Eppure i giornali hanno ancora un potere: quello di influenzare il dibattito pubblico. Telegiornali e talk-show costruiscono le loro scalette sulle prime pagine dei giornali. Che siano notizie vere o false poco importa. Nei programmi di approfondimento politico molte domande si basano sulla rassegna stampa del giorno. E così “piazzare” un tema alternativo nel dibattito pubblico è sempre impresa ardua. E’ quello che sta facendo il gruppo GEDI, uno dei principali sponsor del governo Draghi.
Qual è la differenza tra il gruppo Elkann del 2020 ed il gruppo Berlusconi degli anni ’90? E’ vero, Berlusconi aveva le televisioni (in regime di concessione pubblica e questo è sicuramente un aggravante). Ma oggi ci sono gli smartphone. Provate a sommare i follower sui social network di tutti i prodotti editoriali che fanno capo agli Elkann. Sono oltre 13 milioni. Anche molti di voi, magari senza saperlo, avete messo un like ad una pagina che di fatto appartiene alla EXOR, un gruppo finanziario con sede ad Amsterdam che sa trasformare un gruppo editoriale in un gruppo di potere. Esattamente quel che fece Berlusconi. Il berlusconismo ha vinto perché si è moltiplicato. La vittoria del berlusconismo si è consumata nei silenzi di chi un tempo si indignava per la Fininvest ma che adesso abbassa la testa davanti agli Elkann. La vittoria del berlusconismo si è consumata nella progressiva narcosi della pubblica opinione ad opera di un unico grande “giornalone” che vede nella monumentale concentrazione mediatica la sua ragion d’essere. Il berlusconismo ha vinto con la sindrome di Arcore (cit. Giovanni Valentini, ex-direttore dell’Espresso) che ha colpito via via le vittime della mala-informazione convincendole ad innamorarsi dei sicari della libertà di stampa come succede ad alcuni prigionieri con i propri carcerieri.
E così l’eccezione è diventata la regola. Salvo rari e meritevoli casi i principali gruppi editoriali italiani sono gruppi padronali che appartengono ad editori impuri i cui principali interessi economici e finanziari sono estranei all’editoria. Ed un tale accentramento deve essere proibito per legge.
Oggi la pubblica opinione è distratta. Dall’infodemia, dal gossip politico e dalle infinite campagne sulla “fake-news” che cercano di far credere che il problema principale del sistema mediatico siano le balle. Le balle, ahimè, ci sono sempre state. Una tale concentrazione di potere no. Capisci che l’establishment mediatico, e quindi politico-finanziario, sta vincendo quando si sente pronunciare più “fake-news” che “conflitto di interessi”. Capisci che l’establishment mediatico, e quindi politico-finanziario, sta vincendo quando chi ha il coraggio di prendere posizione è la solita, sparuta, minoranza.
= = =
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3530097833768922&id=299413980170673- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
22 Febbraio 2021 alle 18:31 in risposta a: Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione #4945 Score: 0Caro Luca,
grazie anche a te per il commento e soprattutto per il link: molto interessante.
Confesso pero’ che non so se con il tuo intervento (che si ‘e incrociato con il mio) stai proponendo di aggiungere / modificare / proporre qualcosa per la “descrizione sintetica” del punto, alla quale stiamo lavorando.
22 Febbraio 2021 alle 18:00 in risposta a: Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione #4944 Score: 0Caro Guido, grazie per la sintesi.
Come contenuti, lunghezza del testo, ed anche lo stile … a me pare ci siamo, vale a dire: si potrebbe accompagnare alle descrizioni sintetiche degli altri punti.
Complimenti.Purtroppo pero’ non ci sono piu’ alcuni dei contributi che erano stati proposti da altri che erano intervenuti nella discussione e ( pur se con difficolta’) erano stati raccolti ed inseriti.
= = =
Ripercorro la discussione qui sopra e raccolgo qui i vari temi suggeriti, che mi paiono non piu’ presenti:– conoscenza di lingue, culture di popoli diversi e dei problemi del pianeta : ecologia, economia e finanza.
– educati alla comprensione ed alla collaborazione tra di loro ed anche con altri popoli.
– educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni in gruppi ed associazioni.
– redazione dell’ ordine del giorno, di verbali e di resoconti, rende più efficiente l’attività associativa
– ogni occasione della vita sociale (come per esempio durante il servizio militare e civile).
Fin qui la lista di queli che i paiono i punti mancanti ( nelle discussioni precedenti si puo’ scoprire anche chi li aveva proposti, ma non mi pare importante).
= = =Aggiungo qualche mio commento.
– Anche se il dire che: ” dopo 45 anni di assenza … ” puo’ fare immaginare che “vogliamo quello che manca … “, lo direi in modo esplicito: “proponiamo che: … “.– Noto ed apprezzo un punto nuovo ( che forse tu lo avevi in mente da tempo , ma non ero riuscito a capirlo e, mi pare, lo capisco solo adesso), quello che dice circa:
“piattaforma aperta e indipendente di Educazione Civica per Cittadini, dove raccogliere tutti i contributi e dare risposte da diffondere. Un’iniziativa strategica condivisa dal Popolo” … e (mi pare tu voglia dire): condivisa e gestica democraticamente dal popolo stesso”. Ci sta molto bene.– Ho pero’ una raccomandazione che ritengo importante da fare: eliminare il riferimento alla “democrazia diretta”, dato che quella e’ una cosa diversissima e non e’ pertinente con l’argomento.
= = =
Per conludere.
Passo a descrivere quello che io uso come mio suggerimento metodologico.
Come includere punti mancanti, come togliere / sintetizzare le frasi?So bene che non e’ facile, ma mi pare che anche in questo caso sarebbe possibile.
Siccome mi sono gia’ trovato a fare questo tipo di lavoro, passo a te ed a tutti gli interessati, il metodo che mi e’ riusltato piu’ efficace e che seguo:
– rileggo parola per parola,
– elimino quelle che non hanno un contenuto chiaro, concreto ed oggettivo.
– quando possibile , “assemblo” le frasi su temi simili o coerenti, in modo da poter compattare il testo.Anche per restare piu’ fedeli allo “stile libretto” (neutro ed oggettivo) l’ eliminare/ ridurre la frasi un po’ “ad effetto” che pero’ non possono o non riescono a riferirsi ad un oggetto preciso e concreto trovo sia molto efficace.
= = =
Caro Guido,
complimenti per il lavoro che ha gia’ fatto, so che non e’ facile e ( esendomi trovato a fare questo lavoro, credo di saperlo) credo che sia gia’ stato difficile sintetizzare come hai gia’ fatto, e ti faccio i miei complimenti.
Hai voglia e tempo di provare ad integrare i miei commenti?Grazie!
22 Febbraio 2021 alle 15:29 in risposta a: Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione #4941 Score: 0Commento di Domenico nella chat di Polis etica – discussione generale :
= = =
V 7 Per i militari sia per quelli a ferma breve e sia per il futuro quadro permanente. P.s. attualmente i Sottufficiali A.M. durante il corso triennale hanno come materia d.esame il Diritto Pubblico.22 Febbraio 2021 alle 11:31 in risposta a: Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione #4936 Score: 0Versione 7 ( introduce la frase che corrisponde ad un contenuto indicato da Guido):
= = =
EDUCAZIONE CIVICA ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PARTECIPAZIONE
Proponiamo che, nello strutturare l’ insegnamento dell’educazione civica ( come previsto dalla legge N° 92 -2019, a partire dal 2023), si introduca nelle scuole, e per quanto possibile nell’intera società civile, la conoscenza degli strumenti di democrazia, l’ educazione alla discussione collettiva ed alla gestione di riunioni in gruppi ed associazioni, come anche la conoscenza di lingue e di popoli diversi e dei problemi del pianeta : ecologia, economia e finanza.
E’ opportuno che tutti i cittadini, ed ancor più quelli che svolgono ruoli politici e sociali, siano educati alla comprensione ed alla collaborazione tra di loro ed anche con altri popoli. Questo in ogni occasione della vita sociale (come per esempio durante il servizio militare e civile, per chi lo fa o se tornasse ad essere obbligatorio).L’educazione al dibattito ed all’uso degli strumenti specifici per gestire efficemente le riunioni, come: la redazione dell’ ordine del giorno, di verbali e di resoconti, rende più efficiente l’attività associativa e rende più incisiva la partecipazione dei cittadini ed il loro contributo alla presa delle decisioni collettive.
Questo tipo di insegnamento ed educazione, che rinforza anche la vita associativa, esiste in diversi paesi d’Europa ( Svizzera, Germania ed altri) .- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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22 Febbraio 2021 alle 11:23 in risposta a: Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione #4935 Score: 0Contributo di Guido De Simone:
(Che era stato inviato tempo fa ma non incliso nel forum, forse perche’ ancora non ancora predisposta la cartella 10 ).
= = =
Un POPOLO ignorante non può essere SOVRANO.
Dal 1975, l’Educazione Civica non è stata più una materia d’insegnamento nella Scuola italiana, un paradosso storico in realtà coerente con la deriva oligarchica su cui i partiti erano già avviati su iniziativa di chi ne rappresentava i vertici, sempre più prigionieri della competizione elettorale fine a se stessa e al potere e dimentichi dell’ascolto del paese o disturbati da interferenze da parte di chi, il popolo, evidentemente a lor parere “non poteva capire i meandri contorti della politica”, senza rendersi conto che quelle contorsioni le avevano create loro e la loro visione distorta.
La Storia insegna che i grandi cambiamenti non avvengono con la sola iniziativa di una minoranza di fortunati intellettuali, gli stessi cui la politica di potere (non tutta la politica) sbarra la strada per evitare la concorrenza di chi sarebbe ben più preparato, o glielo consente solo se controllabili.
Ben altro accade se il Popolo sa ed è informato sul proprio ruolo, strumenti, diritti e doveri inclusi.
Reintrodotta l’Educazione Civica nel 2019, la Scuola è in difficoltà perché 45 anni hanno creato un vuoto e bruciato troppe generazioni, per cui neppure la maggioranza dei genitori ha elementi base per educare i figli. Gli stessi futuri insegnanti avrebbero bisogno di un punto di riferimento e quanto prodotto dal ministero preposto, per quanto apprezzabile, non basta, perché, come in politica, non ha fatto precedere un ASCOLTO DEL POPOLO.
Per questo l’Educazione e in particolare l’Educazione Civica e Politica sono INVESTIMENTI STRATEGICI.
I libri per bambini di Diego Pascale o l’esempio applicativo dei giochi di ruolo per la comprensione del senso della convivenza sono riferimenti a ciò che si può fare per bambini e ragazzi, ma in realtà sono un primo mattone di una costruzione complessa da costruire tutti insieme, che riguarda TUTTI, a partire dalle categorie che più hanno RESPONSABILITÀ…
– SOCIALI (genitori, imprenditori e dirigenti, professionisti, operatori della sanità in genere, farmacisti, operatori bancari e assicurativi, ecc.
– o ancor più PUBBLICHE (dipendenti pubblici in genere e a tutti i livelli territoriali, insegnanti, eletti nelle istituzioni, operatori della sanità pubblica e dell’ordine pubblico e della Giustizia, ecc.).
Tutti accomunati dall’esigenza di condividere e rispettare regole deontologiche troppo spesso sottovalutate, dimenticate o neglette.
POLIS ETICA è la Piattaforma Aperta e Indipendente di Educazione Civica e Politica per Cittadini, dove raccogliere, dare risposte e diffondere tutto ciò. Una piattaforma condivisa da TUTTI, poiché è essenziale che in tale contesto strategico, il Popolo si autogestisca nelle forme e con gli strumenti della DEMOCRAZIA DIRETTA, così che il Sovrano (il Popolo) controlli lo strumento cardine che previene che lo “Stato” diventi un corpo autoreferenziale e possa porre rimedio ad un’eventuale autopoiesi oligarchica.
Senza un vero POPOLO non si ottiene nulla, senza un DEMÒS non c’è vera DEMOcrazia, senza la conoscenza non c’è un Popolo Sovrano e la comunità è alla merce dei più scaltri e cinici.= = =
22 Febbraio 2021 alle 10:31 in risposta a: Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione #4934 Score: 1Per i link a Civitas International:
https://www.facebook.com/CollegiumCivitas.English/
https://ces.fas.harvard.edu/events/2020/11/future-of-democracy-cesharvard
Ma i temi mi paiono poco calzanti con l’argomento
https://educazionecivica.deascuola.it/
Caro Pietro,
di nuovo constato i molti punti d’accordo, e pur rimanendo alcuni che piu’ di disaccordo mi paiono dipendere da “punti di osservazione divesi”, mi pare che avremmmo del lavoro che potremmo fare assieme.
Parto col cercare di risponderti dalla fine dove proponi i “temi preliminari”:” Il primo è: posto che la democrazia si basa sulla sovranità popolare, perché essa stenta ad affermarsi nel mondo? Quali sono le cause che si oppongono all’effettivo esercizio della sovranità popolare?
Il secondo è: esiste un modo in cui, concretamente, i cittadini potrebbero esercitare la propria sovranità? ”
Rispondo per come la vedo io:
– la sovranita’ popolare disturba quelli che la sovranità gia’ la esercitano, e la esercitano usando due fonti di potere:
– – il potere legislativo, definto da regole e leggi del suo esercizio.
– – il potere economico che consente di influenzare sia i gestori del potere legislativo come anche informare- disinformare/ educare-diseducare i cittadini.Spesso i detentori dei due poteri ( partiti e lobby) operano in accordo tra di loro.
Ma a volte esistono dei contrasti e dei dissensi tra di loro ed anche tra i partiti.
A volte da questi dissensi e contrasti nascono dei progressi per la democrazia, ma gari piccoli, ma che possono essere significativi. Inoltre , passo passo … .
Oppure, questi contrasti, consentono a “leggi non rispettate o disattese” di essere alla fine rispettate.Un esempio, che mi pare chiaro:
– il referendum abrogativo era previsto dalla Costituzione italiana dal 1948.
Ma siccome attribisce un certo potere ai cittadini ( anche se il potere e’ limitato), dato che i cittadini potrebbero abrogare leggi sgradite ( pur con diverse difficolta’ nella raccolta delel firme … ecc ecc), il referendum previsto dalla cosotituzione non era previsto dalla legge.E’ stato introdotto 22 anni dopo, nel 1970 «legge 1° dicembre 1970, n. 898», nota anche come «legge Fortuna-Baslini», grazie ad un “bisticcio” tra i partiti.
Il partito socialista aveva introdotto la legge sul divorzio.
Quella legge non piaceva alla DC, ma i democrastiani non ritenevano di avere il potere sufficiente in Parlamento per abrogarla.Proposero di introdurre il Referendum … che aspettava nella Costituzione … .
Quello fu approvato.I DC lanciarno subito il “referndum sul divorzio” : speravano e confidavano che i preti nelle chiese e le beghine a messa avrebbero votato contro il divorzio.
Invece … .= = =
Va bene sentirci.
Magari sui punti che tu preferisci definire.Purtroppo molti altri rispettano orari lavorativi, che mi pare non vadano bene a te.
Dimmi tu: gionro ed ora, ed anche il tema.
Ti informo che purtroppo sono diventato sordo, se hai cuffie con un microfono so che ti sentirei meglio.
Mi fara’ molto piacere “incontrarti” anche se solo in modo virtuale.
Caro Pietro,
Si conferma il fatto che siamo d’accordissimo su tantissime cose.Tanto piu’ che, ti assicuro, non e’ affatto vero che per me, “i partiti sono inamovibili”: combattiamo per lo stesso scopo anche su questo punto.
La differenza e’, forse, dovita al fatto che io tengo conto della realta’ esistente nella quale i partiti esistono, ed escludo che “se ne andranno ” semplicemente non votandoli o anche solo manifestando la nostra disistima:
– prendo atto del fatto che la storia insegna che i sovrani non si tolgono dal loro ruolo solo perche’ i cittadini dimostano di “non credere in loro”.Luigi XVI sapeva bene che di “non essere gradito” ed anche gli inglesi, non se ne sono andati dall’india perche’ gli indiani dimostravano di non gradirli e di potere fare a meno della loro presenza.
Per questo occorre FORZARE sovrani ( nel nostro caso i partiti) a introdurre quelle modifiche che , una dopo l’altra, toglieranno loro il potere.
Capisco che ai tuoi occhi questo “forzare” appare come una “accettazione” della loro esistenza , ma ti faccio presente che e’ solo un “tenere conto della realta’ esistente ” in modo di poterla trasformare.
Ti faccio un esempio, che viene dalla tua proposta ( proposta che condivido):
” la democrazia si pratica a partire dalla propria comunità municipale. La legge esiste già (legge 267/2000 art. 8). Non dovremmo fare altro che applicarla. ”
Mi dici come pensi di fare in modo che ” la si applichi” ?
Anticipo che penso che le forme di “forzatura” adottate da Gandhi in India saranno pobabilmente le piu’ appropriate al nostro caso. L’alternativa sarebbero degli “spargimenti di sangue” in stile “presa della Bastiglia” … poco adatti all’introduzione di strumenti di democrazia … infatti i poveri francesi hanno sistematicamente fallito, pur con tanti sforzi ed energie.
= = =
Detto questo, anche se sul “come realizzare il cambiamento” ( oggetto di discussione qui) abbiamo dei punti di vista forse differenti ( dico “forse”, perche’ non ho ancora capito cosa proponi tu, per esempio, per fare applicare le leggi esistenti , come quella sui comuni … e ce ne sono anche altre), ti informo che vorremmo incontrarci per definire , anche se in modo sintetico i “punti di cambiamento”.Per esempio questo:
14 Leonello – Pasquale – PietroMuni (A) – Mauro Vaiani (A) Federalismo 24.02 17-00 e 21.3 https://meet.jit.si/piudemit-14 approvazione abstract Siccome alcuni non potrebbero partecipare alle 17 ci potremmo incontrare noi e poi io riferirei nella seconda sessione.
Ti va? Potrai ?Il tema e’ in discussione qui, con anche una pria bozza di “descrizione breve”:
https://www.piudemocraziaitalia.org/forum/topic/federalismo/
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
17 Febbraio 2021 alle 19:45 in risposta a: Quorum zero o limitato per le votazioni popolari #4927 Score: 0Anche tenendo conto elle cosiderazioni del messggio precedente ( di Erminio), siccome vivo in un paese dove i cittadini votano spesso e nessun tipo di votazione popolare ( inizitive popolari o vari tipi di referendum) cerco di redigere una proposta di “descrizione sintetica” del punto:
= = =QUORUM ZERO O LIMITATO PER LE VOTAZIONI POPOLARI
Proponiamo che in occasione di votazioni popolari, di qualsiasi tipo, il quorum sia abolito o quanto meno ridotto ad una soglia molto più bassa dell’attuale.
La partecipazione al voto è bene che sia un atto cosciente e preparato ( grazie agli strumenti di informazione come il “libretto delle votazioni”, di cui parliamo in altri punti) ed occorre quindi che chi per diverse ragioni non si senta preparato sul tema possa astenersi, in modo che la decisione venga presa da persone convinte che si presume abbiano studiato e siano preparate sul tema. Questo “astensionismo civile” va reso possibile.
Il quorum al livello attuale ( 50% degli aventi diritto ) di fatto attribuisce il potere legislativo a chi si astiene. Quindi impedisce l’ “astensionismo civile” e nuoce alla qualità delle decisioni. L’obiezione secondo la quale ” pochi votanti pilotati da lobby deciderebbero per tutti” sarebbe più efficacemente contrastata dalla informazione pubblica della votazione e dalla esistenza del ” libretto delle votazioni” oppure da livelli di quorum più bassi, come anche dal “quorum di approvazione” ( sul numero dei consensi e non quello “di partecipazione”) o anche dal sistema della “doppia maggioranza” ( maggioranza dei cittadini e nelle regioni o distretti).
Il quorum non esiste nella grande maggioranza dei paesi nei quali esistono strumenti di democrazia diretta ( Svizzera , USA … e molti altri). Anche in Italia non esiste per i “Referendum costituzionali”. La Commissione di Venezia sconsiglia l’uso del quorum e, se dovesse esistere, raccomanda il “quorum di approvazione” (che definisce una soglia di circa il 25% dei consensi).
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
17 Febbraio 2021 alle 14:41 in risposta a: Educazione civica alla democrazia ed alla partecipazione #4922 Score: 1Resoconto interessante:
Qui il sito origiario:
Le Village a tranché, les prochains votes se feront à main levée
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
Caro Pietro,
Vedo ( senza sopresa) che siamo d’accordo su molte cose.
In particolare questa:
= = =
Elaborare una procedura decisionale e metterla in atto in iniziative che sono alla nostra portata, inizialmente all’interno del nostro comune e avvalendoci della legge 267/2000. Se impariamo a decidere nelle piccole cose, acquistiamo fiducia nei nostri mezzi e possiamo applicare la stessa procedura anche nelle decisioni più importanti.
= = =Sono anche io convinto che la dmeocrazia progredisce sorpattutto a partire dal “livello locale” e non solo solo io a pensarlo ma molti, e del resto oltre a delle spegazioni “ragionevoli” ( perche’ “legiche”) questa cosa e’ deducibile dalla storia:
– le nuove forme di democrazia si inventano / sperimentano / definiscono localmente prima di venire applicate a livelli superiori.
Da quello che dici, mi pare che il tuo contributo potrebbe essere utile nella definizione del punto:
- Inserire strumenti partecipativi negli statuti comunali
Altri punti che spero contribuirai a definire e poi rivendicare pensano possano essere:
- Informazione libera ed indipendente come servizio pubblico E, credo anche:
- Strumenti di formazione ai cittadini nei processi decisionali (Libretto informativo etc..)
Oltre che, certamente:
- Estendere il potere legislativo ai cittadini mediante revisione art. 70 cost.
Insomma, mi pare che di lavoro da fare che ne abbiamo.
Confido sul tuo sostegno e cllaborazione e ti terro aggiornato sulle scadenze.= = =
Su un punto mi pare che abbiamo opinioni diverse, ed e’ quello dove alla domanda:= = =
DOMANDA N. 3
Come pensi si possa procedere per convincere i partiti a lasciare il posto ai cittadini?
= = =
scrivi che:
“Nel momento in cui noi cittadini prendiamo coscienza che siamo non solo capaci di autogovernarci, ma anche un progetto di autogoverno, i partiti non potranno fare altro che capitolare”.
Vorrei crederti che bastasse quello.
Ma la storia ci dice il contrario.Esempi storici:
– Per convincere i Re a togliersi di torno non e’ bastato fare capire che i cittadini sarebbero stati in grado di governare tramite una repubblica.
– per convincere gli inglesi a andare via dall’Inghilterra non e’ bastato agli indiani fare vedere che si sarebbero saputi governare ache senza di loro.Chi ha il potere non lo molla tanto facilmente. Mi pare opportuno tenere conto.
Ma di questo avremo tempo di discuterne in seguito: per il momento serve riuscire a collaborare e convincere i cittadini stessi del fatto che “possono gestire il potere anche da soli” ( magari con piccoli esempi, passi avanti anche limitati e strumenti anche solo “locali” come indichi tu).
Che ne dici? Non pare anche a te cosi?
Testo persnale, di Leonello Zaquini
= = =
I GOVERNI COLLEGIALI, CON “TUTTI I PARTITI DENTRO”, VISTI DA VICINO.
Sono stato per piu’ di 10 anni seduto in un consiglio comunale in Svizzera (cantone di Nechâtel, dove risiedo) ed ho visto all’opera i governi con “tutti i partiti”.
Infatti in Svizzera, sia a livello federale che locale, tutti i maggiori partiti che sono rappresentati in parlamento o in consiglio sono chiamati a svolgere funzioni di governo, anche se hanno programmi e orientamenti assolutamente diversi.
Il nuovo governo italiano è ben differente, e non intendo farne qui l’apologia nè le critiche. Ma la caratteristica ed i potenziali vantaggi dei “governi collegiali” , come vengono chiamati in Svizzera, meritano di essere conosciuti.Il concetto alla loro base è che, come tutti i cittadini sono rappresentati nel potere legislativo (parlamento o consiglio), così tutti i cittadini devono essere rappresentati nel potere esecutivo (governo). Questi tipi di governo consentono un migliore rispetto dei ruoli e la distinzione tra “legislativo” ed “esecutivo” . I governi risultano stabili e la centralità del parlamento come organo legislativo, libero da condizionamenti partitici, è meglio garantita.
In questi governi si cancella la contrapposizione tra maggioranza, che decide senza ascoltare, e l’ «opposizione» che si oppone « a prescindere»: leggi e/o delibere vengono votate o approvate solo in base al loro contenuto con grande vantaggio per la loro qualità. Le maggioranze sono “vere” e si esprimono esclusivamente in base ai contenuti.
I rappresentanti dei partiti nell’organo legislativo votano come credono opportuno, in base ai contenuti, e non come i loro “compagni di partito” nel governo propongono di fare.
Ma non solo, il consigliere che votasse sempre come con fa la maggioranza del suo gruppo consiliare verrebbe visto con sospetto: ” Ma quello, come fa a non avere mai idee sue? … legge le delibere prima di votarle? …”Nel caso della Svizzera,poi sono presenti anche i seguenti aspetti:
– i membri dei governi collegiali svizzeri ( ai livelli: comunale, cantonale e federale) devono rispettare le regole della COLLEGIALITÀ : non possono parlare a nome personale, né a nome del partito, né riferire le divergenze all’interno dell’organo collegiale.
– La partecipazione al governo non è “una scelta” ma un obbligo: dipendente dal voto popolare ( elezione diretta, a livello comunale / cantonale), oppure da regole ( livello federale).
– In Svizzera sia i governi che il Parlamento sono affiancati dalla Democrazia Diretta. La raccolta delle firme in Svizzera è semplificata, pertanto i referendum abrogativi sono effettivamente praticabili dai cittadini. Inoltre i cittadini possono promuovere iniziative legislative. Questi strumenti eliminano il monopolio del potere legislativo ed agiscono come deterrente per i partiti e gli organi legislativi. Inducono a fare leggi buone e necessarie al paese ed ai cittadini. Un intervento in cosiglio può terminare con il dire: ” Colleghi consiglieri, facciamo attenzione perche’ i cittadini possono prendere lîniziativa”.
– A livello federale, il “Presidente del consiglio” ed a livello comunale ” il sindaco” della mia cittadina sono a rotazione per un anno. In questo modo si contrasta il formarsi della figura del “grande personaggio” ed il costituirsi di posizioni di potere incompatibili con i ruoli e con la democrazia.
L’eventualità che il popolo decida con referendum costringe i partiti a conciliare le proprie posizioni, normalmente riescono a mettersi d’accordo anche se hanno orientamenti molto diversi. Ma non solo : i rappresentanti dei partiti nel Parlamento, essendo meno vincolati alle decisioni dell’esecutivo, possono proseguire a proporre e sostenere i loro programmi sia con il voto, SI o NO, alle proposte del governo, sia con proposte di iniziativa parlamentare. Il risultato è che “tutti al governo” produce un de-potenziamento dei partiti; esistono, ma non hanno il potere ultimo. Ma questo consente loro anche di manifestare e perseguire più liberamente i loro programmi, e questo li induce ad una maggiore coerenza e fedeltà ai programmi annunciati. L’ultima parola è sempre del popolo. Paradossalmente “tutti i partiti al governo” porta a de-partitizzare il governo, questo non è più ostaggio dei partiti. E’ la fine della partitocrazia ma questo rende più liberi anche i partiti di continuare a perseguire e manifestare i loro programmi. I governi collegiali migliorano anche i partiti.
Dobbiamo purtroppo constare che il nuovo governo italiano è il risultato di uno dei peggiori “giochi di palazzo” che la storia del nostro paese abbia vissuto. Sarà il caso di interrogarsi su come impedire che un gruppetto insignificante di parlamentari possa creare i presupposti per una crisi, ma queste sono altre considerazioni.
</span>Anche in base alla mia espereinza, ritengo sia auspicabile che la forma del “governo di tutti i partiti”, che include delle somiglianze con i governi collegiali svizzeri, anche se ora in Italia è stata determinata da motivi diversi e deprecabili, si consolidi in forme stabili ed includa poi anche gli altri aspetti qui elencati e presenti nei governi collegiali svizzeri.
Per altre domande e chiarimenti potete anche scrivere qui:
https://www.piudemocraziaitalia.org/forum/topic/governi-collegiali-e-rappresentativi/#post-4888- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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Nuova versione. dopo che il governo si e’ costituito.
= = =
COSA SONO I GOVERNI COLLEGIALI.Dobbiamo purtroppo constare che il nuovo governo italiano è il risultato di uno dei peggiori “giochi di palazzo” che la storia del nostro paese abbia vissuto. Sarà il caso di interrogarsi su come impedire che un gruppetto insignificante di parlamentari possa creare i presupposti per una crisi, ma non ci occuperemo di questo per il momento nè ci esprimeremo su un giudizio in merito al governo stesso o la sua composizione. Prendiamo in considerazione un solo aspetto di questo governo, un aspetto di dettaglio ma comunque importante, e ci poniamo la domanda: “Tutti i partiti al governo”, sarebbe forse un’ “ammucchiata”?
Ci sono paesi in cui questa è la situazione normale: in Svizzera, sia a livello federale che locale, tutti i maggiori partiti che sono rappresentati in parlamento o in consiglio sono chiamati a svolgere funzioni di governo, anche se hanno programmi e orientamenti assolutamente diversi. Il concetto base è che, come tutti i cittadini sono rappresentati nel potere legislativo (parlamento o consiglio), così tutti i cittadini devono essere rappresentati nel potere esecutivo (governo). Gli svizzeri lo chiamano “governo collegiale” e potrebbe essere classificato anche come “collegiale e rappresentativo”. Questo tipo di governi consentono un migliore rispetto dei ruoli e la distinzione tra “legislativo” ed “esecutivo” . I governi risultano stabili e la centralità del parlamento come organo legislativo, libero da condizionamenti partitici, è meglio garantita
In questi governi si cancella la contrapposizione tra maggioranza, che decide senza ascoltare, e l’ «opposizione» che si oppone « a prescindere»: leggi e/o delibere vengono votate o approvate solo in base al loro contenuto con grande vantaggio per la loro qualità.
Nel caso della Svizzera, sono presenti anche i seguenti aspetti:
– i membri dei governi collegiali svizzeri ( ai livelli: comunale, cantonale e federale) devono rispettare le regole della COLLEGIALITÀ : non possono parlare a nome personale, né a nome del partito, né riferire le divergenze all’interno dell’organo collegiale.
– La partecipazione al governo non è “una scelta” ma un obbligo: dipendente dal voto popolare ( elezione diretta, a livello comunale / cantonale), oppure da regole ( livello federale).
– In Svizzera sia i governi che il Parlamento sono affiancati dalla Democrazia Diretta. La raccolta delle firme in Svizzera è semplificata, pertanto i referendum abrogativi sono effettivamente praticabili dai cittadini. Inoltre i cittadini possono promuovere iniziative legislative. Questi strumenti eliminano il monopolio del potere legislativo ed agiscono come deterrente per i partiti e gli organi legislativi. Inducono a fare leggi buone e necessarie al paese ed ai cittadini.
– A livello federale, e spesso anche nei livelli inferiori, il “Presidente del consiglio” e/o ” il sindaco” sono a rotazione per un anno. In questo modo si contrasta il formarsi della figura del “grande personaggio” ed il costituirsi di posizioni di potere incompatibili con i ruoli e con la democrazia.
L’eventualità che il popolo decida con referendum costringe i partiti a conciliare le proprie posizioni, normalmente riescono a mettersi d’accordo anche se hanno orientamenti molto diversi. Ma non solo : i rappresentanti dei partiti nel Parlamento, essendo meno vincolati alle decisioni dell’esecutivo, possono proseguire a proporre e sostenere i loro programmi sia con il voto, SI o NO, alle proposte del governo, sia con proposte di iniziativa parlamentare. Il risultato è che “tutti al governo” produce un de-potenziamento dei partiti; esistono, ma non hanno il potere ultimo. Ma questo consente loro anche di manifestare e perseguire più liberamente i loro programmi, e questo li induce ad una maggiore coerenza e fedeltà ai programmi annunciati. L’ultima parola è sempre del popolo. Paradossalmente “tutti i partiti al governo” porta a de-partitizzare il governo, questo non è più ostaggio dei partiti. E’ la fine della partitocrazia ma questo rende più liberi anche i partiti di continuare a perseguire e manifestare i loro programmi. I governi collegiali migliorano anche i partiti.
E’ auspicabile che la forma del “governo di tutti i partiti”, che include delle somiglianze con i governi collegiali svizzeri, anche se ora è stata determinata da motivi diversi, si consolidi in forme stabili ed includa poi anche gli altri aspetti qui elencati e presenti nei governi collegiali svizzeri.
12 Febbraio 2021 alle 16:34 in risposta a: Sistema del VOTO DUALE (studio dell’applicazione) #4882 Score: 0Emanuele ( che ha problemi a rientrare nel Forum, non comprendiamo le ragioni) mi fa avere il testo seguente.
Mi ha promesso che fara’ avere anche una “descrizione breve”.
= = =In che cosa consiste la proposta “LA SCELTA PERFETTA E IL VOTO DUALE”
La Scelta Perfetta è un metodo di voto che utilizza il Voto Duale, l’innovazione più importante del metodo.
Il Voto Duale è un voto formato da 2 parti, una negativa e una positiva, per questo il votante deve scegliere 2 proposte, la migliore e la peggiore, alle quali vengono assegnati i valori matematici di [+1] e [-1].
Votando in questo modo, per ogni opzione si otterranno 4 valori energetici invece che uno, come appare nelle normali votazioni, per questo motivo i risultati che si ottengono usando il Voto Duale mostrano una figura chiara e palese della disposizione delle energie di intento del gruppo (che sono quelle che lo strumento di voto serve a misurare), dove tutti i partecipanti al processo si possono riconoscere perfettamente.
Il metodo tuttavia, oltre la parte matematica e tecnica, che si usa solo nella parte finale del processo decisionale di una intera votazione, include anche un processo di conduzione etico-filosofico ben preciso e motivato, che parte in prima battuta con la definizione dell’oggetto della futura votazione e di conseguenza di una fase di dibattito dove vengono elencate e illustrate le proposte, che diventeranno le opzioni della votazione.
La descrizione dettagliata è sul sito e nel manuale: https://www.lasceltaperfetta.
it/info-metodo-e-progetto/ manuale-uso/ Si propone la valutazione dettagliata, possibilmente tramite test, ed eventualmente l’uso, ovunque e quantunque sia applicabile, in privato o in pubblico, dato che i campi di applicazione sono molteplici: il metodo del Voto Duale si può usare per effettuare valutazioni comparative, stilare indici di gradimento oppure per vere e proprie scelte collettive, ovvero scelte politiche.
I vantaggi del Voto Duale
I vantaggi che si ottengono usando il Voto Duale sono innumerevoli:– Usare il Voto Duale è molto facile e comprensibile da chiunque, in quanto intuitivo, naturale e onesto, perché ogni partecipante immette un voto che è energeticamente NEUTRO, ma crea un movimento preciso tra le proposte scelte;
– La Scelta Perfetta porta verità e trasparenza nel dibattito antecedente al voto e quindi tra i partecipanti, perché la consapevolezza del dover esprimere anche la parte negativa del voto, porta ad un esame più attento di tutte le proposte in gioco in fase di dibattito e/o alla creazione di nuove, possibilmente soluzioni inaspettate, mentre mitiga fortemente eventuali pregiudizi nel votante, che potrebbero condizionare il suo voto, che quindi esprimerà in maniera più consapevole;– Il sistema scoraggia e rende molto ostiche, se non inutili, eventuali compravendite di voti e/o atti propagandistici o intimidatori volti al condizionamento dei votanti;
– Il sistema fornisce un risultato eclatante, comprensibile, comprensivo, reale, solido, nei facili numeri matematici, che offrono una visione completa e nitida della disposizione delle energie di consenso e dissenso della mente collettiva rispetto a ciascuna proposta: questo comporta che il risultato viene anche accolto da tutti i partecipanti di buon grado e che anche i “perdenti”, si riconoscono nel risultato.
– Usando il Voto Duale perdono di rilevanza i concetti di maggioranza e minoranza, poiché si ragiona in termini energetici: il Voto Duale per intero è neutro, ma ogni parte di se è una quantità energetica distinta e opposta all’altra, che incide su una determinata opzione/proposta, quindi non ci saranno opzioni “di maggioranza o minoranza” ma opzioni con una determinata impronta energetica, composta da 4 valori, il cui più rilevante è sicuramente il valore del differenziale tra energia positive e negativa, dal quale si estrapola la cosiddetta “classifica perfetta” (cfr. Manuale d’Uso).
I casi d’uso
Il sistema è giovane, nato nel 2011, e ancora poco conosciuto, quindi i suoi casi d’uso reali, che comunque sono in crescita, sinora sono stati pochi, tuttavia assolutamente indicativi della bontà del metodo.
Ne hanno fatta esperienza gruppi privati di diversa natura, sia per testare il metodo, sia per prendere delle decisioni effettive e in ogni caso l’esperimento si è concluso con piena soddisfazione di tutti i partecipanti.
Esiste il sito. https://lasceltaperfetta.it/ che è operativo, sebbene in fase beta: gli utenti possono modellare le proprie votazioni con Voto Duale e farne esperienza diretta, previa iscrizione.
Sul sito si possono consultare documentazioni, manuale d’uso o anche le votazioni pubbliche realizzate sinora o eventualmente in corso, di test e non, nelle diverse loro forme.
L’ideatore del sistema è altresì a disposizione per svolgere formazione e test del metodo in qualsiasi gruppo ne faccia richiesta.
Caro Pietro,
Grazie per la chiarezza del tuo messaggio.
Ti assicuro che sono anche io assolutamente convinto del fatto che occorra superare i partiti ne auspico l’ eliminazione in quanto strumenti per la presa di decisioni collettive.
Una migliore democrazia la si avra solo con la loro rimozione dal ruolo che occupano nei sistemi democratici attuali.
Su questo mi pare che concordiamo: quello che tu scrivi in proposito corrisponde a quello che anche io penso.
Le differenze tra te e me mi pare che siano altrove:
– come ottenere il cambiamento , se i partiti oggi detengono il monopolio del potere legislativo ?
– come convincere quindi i partiti a cessare di detenere quel monopolio ?
Io mi pongo queste domande e quindi ragiono sulla REALTA ESISTENTE per scoprire come poterla cambiare .
Vedo che tu confondi questo ” tenere conto della realta'” come se fosse un ” compromesso” ed una accettazione della realta’. Ti assicuro che non e’ cosi’
Ti pongo quindi una domanda che forse aiuta a trovare l’unita ed ad ” usare lo stasso linguaggio” .
- – come pensi si possa procedere per convincere i partiti a lasciare il posto ai cittadini ?
Faccio presente che questo infatti e’ anche il titolo della discussione:
”Come FARE PROGREDIRE la democrazia
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
Nuova versione, cercando di intergrare i suggerimenti di Erminio.
( ed eliminando i riferimenti personali ).
= = =
Altra modifica:
eliminata la frase: “tutti i partiti sono al governo ed i cittadini all’opposizione” , Cambiata con:
“Questi strumenti eliminano il monopolio del potere legislativo ed agiscono come deterrente per i partiti e gli organi legislativi politici ed inducono a fare leggi buone e necessarie al paese ed ai cittadini.”
= = =
SPiegato il vocabolo ” iniziative”:
“Inoltre i cittadini possono promuovere iniziative legislative”
= = =
Introdotte le precisazioni nell’ultima frase:
“anche se ora determinato da motivi contingenti, si consolidi in une forme stabili ed includa poi anche gli altri aspetti elencati e presenti nei governi collegiali svizzeri.”
= = =
Non contingenti ma “diversi”, nella frase precedente= = =
NUOVO GOVERNO IN ITALIA E GOVERNI COLLEGIALI – ANALOGIE E DIFFERENZE
“Tutti i partiti al governo”, sarebbe forse un’ “ammucchiata”?
Ci sono paesi in cui questa è la situazione normale: in Svizzera, sia a livello federale che locale, tutti i maggiori partiti che sono rappresentati in parlamento o in consiglio sono chiamati a svolgere funzioni di governo, anche se hanno programmi e orientamenti assolutamente diversi. Il concetto base è che, come tutti i cittadini sono rappresentati nel potere legislativo (parlamento o consiglio), così tutti i cittadini devono essere rappresentati nel potere esecutivo (governo). Gli svizzeri lo chiamano “governo collegiale” e potrebbe essere classificato anche come “collegiale e rappresentativo”. Questo tipo di governi consentono un migliore rispetto dei ruoli e la distinzione tra “legislativo” ed “esecutivo” . I governi risultano stabili e la centralità del parlamento come organo legislativo, libero da condizionamenti partitici, è meglio garantitaIn questi governi si cancella la contrapposizione tra maggioranza, che decide senza ascoltare, e l’ «opposizione» che si oppone « a prescindere»: leggi e/o delibere vengono votate o approvate solo in base al loro contenuto con grande vantaggio per la loro qualità.
Nel caso della Svizzera, sono presenti anche i seguenti aspetti:
– i membri dei governi collegiali svizzeri ( ai livelli: comunale, cantonale e federale) devono rispettare le regole della COLLEGIALITÀ : non possono parlare a nome personale, né a nome del partito, né riferire le divergenze all’interno dell’organo collegiale.
– La partecipazione al governo non è “una scelta” ma un obbligo: dipendente dal voto popolare ( elezione diretta, a livello comunale / cantonale), oppure da regole ( livello federale).
– In Svizzera sia i governi che il Parlamento sono affiancati dalla Democrazia Diretta. La raccolta delle firme in Svizzera è semplificata, pertanto i referendum abrogativi sono effettivamente praticabili dai cittadini. Inoltre i cittadini possono promuovere iniziative legislative. Questi strumenti eliminano il monopolio del potere legislativo ed agiscono come deterrente per i partiti e gli organi legislativi. Inducono a fare leggi buone e necessarie al paese ed ai cittadini.
– A livello federale, e spesso anche nei livelli inferiori, il “Presidente del consiglio” e/o ” il sindaco” sono a rotazione per un anno. In questo modo si contrasta il formarsi della figura del “grande personaggio” ed il costituirsi di posizioni di potere incompatibili con i ruoli e con la democrazia.
L’eventualità che il popolo decida con referendum costringe i partiti a conciliare le proprie posizioni, normalmente riescono a mettersi d’accordo anche se hanno orientamenti molto diversi. Ma non solo : i rappresentanti dei partiti nel Parlamento, essendo meno vincolati alle decisioni dell’esecutivo, possono proseguire a proporre e sostenere i loro programmi sia con il voto, SI o NO, alle proposte del governo, sia con proposte di iniziativa parlamentare. Il risultato è che “tutti al governo” produce un de-potenziamento dei partiti; esistono, ma non hanno il potere ultimo. Ma questo consente loro anche di manifestare e perseguire più liberamente i loro programmi, e questo li induce ad una maggiore coerenza e fedeltà ai programmi annunciati. L’ultima parola è sempre del popolo. Paradossalmente “tutti i partiti al governo” porta a de-partitizzare il governo, questo non è più ostaggio dei partiti. E’ la fine della partitocrazia ma questo rende più liberi anche i partiti di continuare a perseguire e manifestare i loro programmi. I governi collegiali migliorano anche i partiti.
E’ auspicabile che questo primo “governo di tutti i partiti”, che include delle somiglianze con un governo collegiale svizzero, anche se ora determinato da motivi diversi, si consolidi in forme stabili ed includa poi anche gli altri aspetti qui elencati e presenti nei governi collegiali svizzeri.
- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
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- Questa risposta è stata modificata 3 anni, 10 mesi fa da Leonello Zaquini.
Cari amici, vista la situazione “sensibile” e che crea attenzione ed interesse tra i cittadii italiani ( anche persone che so come molto disinteressate a certi temi, si interessano e mi fanno domande), come dicevo alla riunione ho mandato al FQ, a Grillo ed a FRaccaro questo testo, qui sotto.
L’ho fatto a titolo personale.
Potremmo anche allargare la cerchia dei contatti ( Parlamentari … organi di informazione … associazioni … persone interessate …).
E potrenmo farlo a nome di piu’ demcrazia italia.Raccomando di decidere, se possibile in fretta, per “cogliere la palla al balzo”
= = =NUOVO GOVERNO IN ITALIA E GOVERNI COLLEGIALI – ANALOGIE E DIFFERENZE
“Tutti i partiti al governo”, sarebbe forse un’ “ammucchiata”?
Ci sono paesi in cui questa è la situazione normale: in Svizzera, sia livello federale che locale, tutti i maggiori partiti che sono rappresentati in parlamento sono chiamati a svolgere funzioni di governo , anche se hanno programmi e orientamenti assolutamente diversi. Il concetto base è che, come tutti i cittadini sono rappresentati nel potere legislativo (parlamento), così tutti i cittadini devono essere rappresentati nel potere esecutivo (governo). Gli svizzeri lo chiamano “governo collegiale” e potrebbe essere classificato anche come “collegiale e rappresentativo”. Dove vivo e dove, sebbene straniero, sono stato eletto nel consiglio comunale della cittadina ho avuto modo di vederli all’opera ed apprezzarne gli effetti.
In questi governi si cancella la contrapposizione tra maggioranza, che decide senza ascoltare, e l’ «opposizione» che si oppone « a prescindere»: leggi e/o delibere vengono votate o approvate solo in base al loro contenuto con grande vantaggio per la loro qualità.
Nel caso della Svizzera, sono presenti anche i seguenti aspetti:
– i membri dei governi collegiali svizzeri ( ai livelli: comunale, cantonale e federale) devono rispettare le regole della COLLEGIALITÀ : non possono parlare a nome personale, né a nome del partito, né riferire le divergenze all’interno dell’organo collegiale.
– La partecipazione al governo non è “una scelta” ma un obbligo: dipendente dal voto popolare ( elezione diretta, a livello comunale / cantonale), oppure da regole ( livello federale).
– In Svizzera sia i governi che il Parlamento sono affiancati dalla Democrazia Diretta. La raccolta delle firme in Svizzera è semplificata, pertanto i referendum abrogativi sono effettivamente praticabili dai cittadini, per questo esiste il detto: ” In Svizzera tutti i partiti sono al governo ed i cittadini all’opposizione”. Inoltre sono possibili le «iniziative» : con le quali i cittadini fanno le loro proposte e le votano.
– A livello federale, e spesso anche nei livelli inferiori ( per esempio nel mio comune di residenza) , il “Presidente del consiglio” e/o ” il sindaco” sono a rotazione per un anno.
La storia ha indotto gli svizzeri a diffidare del “grande personaggio”.
L’eventualità che il popolo decida con referendum costringe i partiti a conciliare le proprie posizioni, normalmente riescono a mettersi d’accordo anche se hanno orientamenti molto diversi. Ma non solo : i rappresentanti dei partiti nel Parlamento, essendo meno vincolati alle decisioni dell’esecutivo, possono proseguire a proporre e sostenere i loro programmi sia con il voto, SI o NO, alle proposte del governo, sia con proposte di iniziativa parlamentare. Il risultato è che “tutti al governo” produce un de-potenziamento dei partiti; esistono, ma non hanno il potere ultimo. Ma questo consente loro anche di manifestare e perseguire più liberamente i loro programmi. L’ultima parola è sempre del popolo. Paradossalmente “tutti i partiti al governo” porta a de-partitizzare il governo, questo non è più ostaggio dei partiti. E’ la fine della partitocrazia ma questo rende più liberi anche i partiti di continuare a perseguire e manifestare i loro programmi.
E’ auspicabile che questo primo “governo di tutti i partiti”, che include delle somiglianze con un governo collegiale svizzero, porti poi con sé anche gli altri aspetti.
A seguito della rounione dei gruppi del 30.01 e’ stata fatta la proposta di aggiunta della frase che metto in evidenta, precisando che occorre assicurare che i candidati possano essere conosciuti .
Ecco la mia porposta del nuovo testo che integra il suggerimento
= = =
PREFERENZE NELLA LEGGE ELETTORALE
Si richiede che gli elettori tornino ad avere il potere di attribuire delle preferenze ai candidati presenti nelle liste elettorali.
Le re-introduzione delle preferenze implica anche l’utilizzo di strumenti di informazione che consentano la conoscenza degli elettori del CV e delle caratteristiche dei cadidati.
Senza le preferenze, i «rappresentanti» eletti non sono e non si sentono rappresentanti dei cittadini, ma sono di fatto funzionari dei partiti e si comportano come tali. La democrazia rappresentantiva degenera piu decisamente nel partitismo.
Le preferenze aumentano il potere decisionale dei cittadini e si riduce quello dei partiti.
L’argomento secondo cui le preferenze favorirebbero il «voto di scambio» e la corruzione è incoerente ed illogico dato che i corruttori sono evidentemente favoriti se il potere decisonale è concentrato nelle mani di pochi boss di partito e non distribuito tra i cittadini.Il diritto alle preferenze è molto diffuso nei sistemi democratici. In Lussemburgo ed in Svizzera le preferenze possono essere attribuite anche a candidati di partiti diversi. Si tratta del sistema delle «Preferenze anche disgiunte» che concernono uno dei punti di cambiamento proposti.
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